Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 26 febbraio 2024

LA DEMOCRATURA IN ARRIVO

 


Si era detto quando questo governo si insediò, di non avere pregiudizi e di valutarlo per quel che avrebbe messo in opera.

Ebbene, mi pare che abbiamo già visto abbastanza, sul piano internazionale un mero appiattimento su posizioni filo ucraine e filo israeliane, fino a siglare una alleanza militare per circa dieci anni che vuol dire che se la NATO non dovesse volere gli ucraini, noi siamo pronti e in prima fila a sostenerli, nessuno sforzo diplomatico ma, come vuole Zelensky, avanti fino alla vittoria per una guerra che ormai dura da più di due anni, ha ridotto l'Ucraina in macerie con centinaia di migliaia di vittime e che i russi possono portare avanti anche per 20 anni, dato che perdere questa guerra per loro significherebbe con ogni probabilità il caos e la disgregazione interna, seguita da una guerra civile come tra bianchi e rossi nel periodo post rivoluzionario.

Come diceva anche Berlusconi prima di andarsene, questa guerra avvantaggerà solo la Cina e in effetti è dimostrato che le cose stanno esattamente così, la Cina cresce in potenza in maniera inversamente proporzionale a quanto l'Europa decresce economicamente e strategicamente nello scacchiere globale.

Per gli USA le guerre sono sempre state una questione di affari, uscirono definitivamente dalla crisi del '29 con la seconda guerra mondiale, hanno perso le guerre in Vietnam e in Afghanistan perché non c' era molto da ricavare, dopo che per lunghi anni l'industria militare e delle commesse logistiche era stata adeguatamente rimpinguata; hanno vinto la guerra in Iraq per il controllo delle risorse energetiche petrolifere, lì, in effetti ci sono affari da tutelare ancor oggi. Per gli americani “war is a job”, un lavoro dei più sporchi, ma finché frutta, bisogna farlo a tutti i costi

E questa ennesima guerra europea, nel continente più afflitto dalle guerre intestine dai tempi degli antichi romani, sta fruttando loro l'entrata di due altri paesi nella NATO che accoglieranno basi militari americane, la divaricazione definitiva tra Russia ed Europa, più che ai tempi della guerra fredda, con un azzeramento dei traffici commerciali tra paesi europei e Russia, che sta già portando lo Stato locomotiva di Europa in recessione. Ed è davvero sorprendente come la Germania di fronte a tutto ciò assomigli ad un pugile suonato che non sa risollevarsi dal tappeto.

I protagonisti di queste guerre in corso: Zelensky, Putin e aggiungiamo Netanyhau indaffarato a portare a termine la sua “guerra totale” contro Hamas e i palestinesi, senza fare distinzioni e pare anche senza prigionieri (perché poi dovrebbe restituirli in cambio di ostaggi), sono accomunati da un unico fattore: hanno bisogno della guerra per restare al potere, altrimenti i loro popoli li travolgerebbero, per cui ognuno di loro è indaffarato non solo a portare avanti il conflitto al fronte, ma pure a combattere in modo spietato ogni oppositore interno, eliminandolo.

Di fronte a tutto ciò in Italia vige ormai il Minculpop, perché le tre reti RAI sono state occupate da un unica parte politica, ogni oppositore di questo governo, infatti, è stato costretto a migrare altrove, e le notizie, a parte i gossip sempre più frequenti nei telegiornali per distrarre il popolo, sono sempre più uniformate ad un unica posizione e pensiero.

E' evidente che l'unico modo di manifestare l'opposizione, in queste condizioni, resta la piazza, e la notizia che il Presidente della Repubblica sia dovuto intervenire per sottolineare come  manganellare gli studenti minorenni che protestano sia un “fallimento”, dovrebbe allarmarci tutti parecchio.

La storia non si ripete, non rivedremo la Milizia fascista per le strade, non più le camicie nere con la “cimice” sul petto, ma il manganellamento viene semplicemente demandato agli Organi di Polizia, che pur hanno un delicatissimo compito da svolgere per la tutela della sicurezza dei cittadini e che, in questa maniera, rischiano di diventare sempre più impopolari, pestando a sangue, come sta avvenendo da un po' di tempo a questa parte, soprattutto operai che occupano fabbriche per difendere il loro posto di lavoro, e studenti che si mobilitano per difendere le vittime della guerra, e in particolare quelle più numerose che sono i palestinesi.

La Costituzione, anche secondo il parere di uno dei più illustri costituzionalisti come Zagrebesky, tutela il diritto di manifestare anche senza autorizzazioni, solo quando esistono minacce concrete verso l'ordine pubblico la Polizia può intervenire.

Oggi c'è chi giustamente si commuove per dei ragazzini imbottigliati in una via senza possibilità di fuga e pestati a sangue, solo perché cercavano di uscirne o di manifestare alzando le mani, ma non dobbiamo dimenticare che le manganellate arrivano da lontano, non dobbiamo scordare le manganellate agli operai in presidio da Mondo Convenienza a Prato, ricordiamoci della polizia che ha caricato 300 lavoratori SDA, in sciopero dopo il licenziamento di 17 corrieri, risalendo anche a 10 anni fa, con il governo Renzi, ci tornano alla mente le immagini  delle centinaia di operai dell’Acciaieria di Terni (Ast) giunti a Roma per manifestare contro il piano industriale della ThyssenKrupp. Gli operai partecipavano ad un sit in indetto dalla Fiom, e che dire dei portuali, circa due anni fa a Trieste in lotta per la tutela del loro posto di lavoro, aggrediti a manganellate e con idranti, assieme ad altri numerosi episodi analoghi

Tutto ciò mentre è stato possibile che la sede della CGIL venisse devastata, senza che vi fosse alcuna opera di prevenzione o di tutela nei confronti degli aggressori.

Sono brutture che vengono quindi da lontano e non riguardano solo questo governo, però ultimamente, proprio contando sul fatto che innumerevoli erano i precedenti di una repressione in atto contro il mondo del lavoro e quello studentesco che protestano, e nulla è stato fatto di sostanziale per arginare questo fenomeno, tali episodi si sono incrudeliti, rasentando il grottesco

Un Carabiniere in servizio reagisce ad una anziana signora dicendo che il Presidente della Repubblica non lo rappresenta, la Digos identifica un signore che a teatro dice “viva l'Italia antifascista”, la stessa DIGOS scheda chi rende omaggio a Navalny, di fronte al pestaggio degli studenti di Pisa, finalmente interviene il Presidente della Repubblica ma chi è a capo del governo preferisce tacere

Il clima in Italia non è dei migliori e chi protesta oggi dovrebbe come minimo pensare a quanto sia stato inerte ieri anche di fronte a governi di diverso colore con episodi simili.

Noi non rischiamo di tornare al ventennio fascista, ma seriamente di diventare una democratura come quella ungherese, in cui una ragazza per avere reagito nei confronti di neofascisti è stata messa in catene e così mostrata anche in un aula di tribunale come monito a quelli che dovessero pensare di imitarla.

Difficile se non impossibile pensare che possa esserci un cambiamento per la caduta di questo goveno tenuto insieme da enormi interessi comuni alle forze politiche che lo compongono, e io direi anche, visti i precedenti, difficile pensarlo anche se tornassero a governare i tecnocrati che lo hanno preceduto, non meno solerti nell'uso del manganello contro studenti ed operai.

Quello che manca oggi e che ancora c'era ai primi di questo secolo francamente deprimente, è la mobilitazione di massa. Come avvenne ad esempio a difesa dell'articolo 18, a Roma nel Circo Massimo, con milioni di lavoratori e studenti coinvolti. Ma la stessa gente che allora si mobilitò e che poi ha visto azzerare l'articolo 18 non da Berlusconi ma da Renzi, come possiamo pensare che ancora una volta possa mobilitarsi e scendere in piazza chiamata a raccolta dagli stessi di allora che poi la tradirono?

Furono i socialisti a inventare la Sinistra, e oggi non ci sono più, e con essi non c'è più la sinistra incarnata da un grande partito dei lavoratori che tuteli innanzitutto il mondo del lavoro e i diritti sociali prima ancora di quelli civili, ma senza trascurare nemmeno quelli.

Se non reinventiamo qualcosa di molto simile e non siamo capaci di adoperarci perché funzioni in simultanea, nelle piazza ed in Parlamento davvero torneremo, ahimè soprattutto con il premierato, a quello che anche il primo Mussolini quando andò al potere voleva, non la dittatura ma un governo che svuoti di fatto i meccanismi istituzionali e risulti una mera autocrazia, esattamente come accade oggi in Russia, in Ucraina ed in Israele, in cui la sostanza del governare distrugge la forma della istituzione di governo

Esattamente quello che ci dicono da tutte le irregimentate tribune mediatiche che si vuole combattere ma che invece, sotto sotto, e direi anche sottosopra (stravolgendo la Costituzione), si vorrebbe realizzare.


Carlo Felici


 

 

giovedì 25 gennaio 2024

CIRILLO E IL TORMENTONE SULLA CASA

 




Ogni tanto e specialmente nei periodi di magra e di crisi economica, si riaffaccia il tormentone della tassa sulla casa. Questa volta a riproporlo è Cyrille Schwellnus, responsabile del desk Italia dell‘Ocse e principale autore dell’Economic survey sulla Penisola pubblicato martedì. 

In sintesi e in buona sostanza e anche secondo indicazioni già pervenute prima della elezione di questo governo, in Italia bisogna spostare la tassazione dal lavoro al patrimonio, specialmente immobiliare, per aiutare i ceti più poveri sgravandoli proprio dalle tasse sullo stipendio. La ricetta naturalmente include, non solo la reintroduzione dell'IMU sulla prima casa (Quo usque tandem abutere.. patientia nostra?), ma anche una maggiore tassazione sulle eredità e sugli affitti. Tutto questo per “ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione – Adi), anche alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro”, in buona sostanza per promuovere l'ennesima misura assistenziale che è destinata a sottrarre al mercato del lavoro altre persone magari occupabili, ma considerate deboli non si sa in base a quale criterio.

 Insomma una riedizione del reddito di cittadinanza che, se esteso, è come un gatto che si morde la coda, infatti non incrementa la produttività ma fa crescere enormemente il debito, proprio quello che si vorrebbe abbattere con queste ulteriori proposte di patrimoniali che ovviamente includono anche l'aumento degli estimi catastali.

In Italia sappiamo che il vero problema è un altro, ed è il  gap relativo all’Irpef pagata da autonomi e imprese, che è sempre stato il più consistente. La propensione al gap tuttavia ultimamente è scesa, dal 69,3 a un comunque preoccupante 67,2% 

Un altro problema è quello relativo alla tassazione delle multinazionali, sul quale però si sta già facendo qualcosa che non è ancora sufficiente ma è meno che niente, come in passato Dal 2024 infatti le multinazionali nell'Unione europea con un fatturato superiore a 750 milioni di euro dovranno versare un'aliquota minima effettiva del 15%. Addio ai paradisi fiscali per i big, mentre per l'Italia potrebbero arrivare circa 3 miliardi di gettito in più all'anno e 70 miliardi per tutti i 27 dell'Ue. 

Un ulteriore aspetto interessante è che questo provvedimento rende necessaria l'applicazione della tassazione effettiva pure nei casi in cui sia stata delocalizzata la società madre rispetto alla UE in paesi a bassa tassazione che non applicano la minimum tax. Resta la questione delle regole internazionali sulla ripartizione degli utili societari delle multinazionali più redditizie che, specialmente nel settore mediatico, operano senza una presenza fisica.

Il quotidiano “Sole 24 ore” ci informa che “Tra i principali paesi dell’area dell’euro, nel 2022 ha sorpreso al rialzo la crescita del Pil in particolare dell’Italia, pari al 3,7 per cento − dato superiore alla media Ue − e della Spagna, mentre è risultata ben al di sotto delle previsioni del Programma di stabilità del 2022 nel caso della Germania.”  La cosiddetta “locomotiva di Europa” si è sostanzialmente fermata, diremmo soprattutto per effetto della crisi nell'Europa dell'Est il cui bacino di esportazioni e importazioni, in particolare di materie prime, per la Germania è sempre stato di importanza vitale. Una volta era addirittura il suo “Lebensraum”, il suo “spazio vitale” e di questo furono particolarmente consapevoli quei governi tedeschi che svolsero saggiamente la loro “Ostpolitik”, in particolare quello a conduzione socialdemocratica di Brandt, la quale ebbe poi il suo culmine con il crollo del muro di Berlino e la unificazione. Il governo attuale tedesco sembra la negazione di questo passato, più sensibile ai venti di guerra che a una seria opera di pacificazione e di mediazione per concludere il conflitto ucraino. C'è comunque da esser certi che più a lungo tale guerra durerà e più la Germania andrà verso una lunga recessione.

Lo spostamento delle rotte di approvvigionamento energetico dalla direttrice Est-Ovest a quella Sud-Nord in Europa ha sicuramente avvantaggiato l'Italia, di questo ancora non ci rendiamo pienamente conto ma è uno dei motivi per cui, anche di fronte al nuovo conflitto in Palestina, la nostra situazione economica per ora regge, anche se la crescita per il nuovo anno in corso è incerta ed è prevista in diminuzione.

Se questa è la situazione di fronte alla quale ci troviamo non senza ulteriori incognite rappresentate da un nuovo teatro di scontri nel Mar Rosso, di vitale importanza per le importazioni energetiche dell'Europa e dell'Italia, e anche per i rapporti con la Cina, la quale sicuramente agirà per non essere danneggiata, noi italiani dobbiamo concentrarci su altro, rispetto a nuove tasse sul patrimonio immobiliare.

Dobbiamo incrementare la stabilizzazione del lavoro e soprattutto aumentare gli stipendi, cioè fare emergere il lavoro nero, combattendo il precariato e allo stesso tempo potenziando il potere d'acquisto delle famiglie e dei pensionati che sono tuttora coloro che maggiormente aiutano i giovani in condizioni di precarietà e disoccupazione.

La generazione di coloro che nel dopoguerra, a prezzo di immani sacrifici e partendo da zero, ha garantito la crescita del nostro Paese, fino a farlo diventare negli anni 80 a conduzione socialista, una delle economie prevalenti al modo, è in esaurimento. Quella generazione ha investito risorse specialmente su quello che considerava essere un bene primario: la casa, non solo per sé, ma anche per i propri figli e la propria famiglia. Molti giovani, essendo in condizioni di precariato o di disoccupazione, possono giovarsi di questo patrimonio ereditato dai genitori per sopravvivere, gravarlo di ulteriori tasse li porterebbe solo a svenderlo. Ed è del tutto evidente che, in particolare nelle grandi città, esso diverrebbe facile preda di fameliche società immobiliari e di speculazioni anche nel mercato estero

Alla luce di tutto ciò quindi l'appello di Cyrille Schwellnus ci appare come il richiamo dell'avvoltoio che gira intorno alla sua preda prima di gettarvisi sopra.

E' del tutto evidente che, finché la cosiddetta sinistra inseguirà i diktat che, come in passato, con le politiche delle lacrime e sangue hanno dissanguato la Grecia e impoverito l'Italia con misure draconiane, non tornerà ad essere credibile e a governare, finché inseguirà politiche assistenziali e non saprà mettere in campo proposte credibili sulla stabilizzazione del lavoro e su una seria politica salariale e industriale, lascerà il campo alla destra. Tempo fa la sinistra aveva fatto proposte inverse, che comportavano addirittura l'abolizione dell'IMU, in cambio di una tassazione sui grandi patrimoni oltre i due milioni di euro. 

Adesso si adeguerà alle richieste degli avvoltoi dell'Ocse che tutto ci dicono fuorché qualcosa di serio sulla concorrenza, le liberalizzazioni dei servizi e delle professioni, il dualismo del mercato del lavoro e le infrastrutture, sulla produttività del lavoro, sulla disoccupazione e l'inattività giovanile che forse si vuole risolvere con un reddito fittizio ricavato dall'aumento della tassazione sugli immobili?

Il mercato immobiliare andrebbe invece detassato per favorire permute, acquisti e vendite che lo valorizzerebbero alquanto, dato che il nostro è tra i più belli e preziosi al mondo

Non si danno maggiori risorse ai più poveri, facendo diventare più poveri coloro che sono più ricchi, ammesso e non concesso che sia ricco chi possiede, con il diritto primario di abitare, la sua prima casa che il solerte Cirillo vorrebbe tassare.

Li si fa diventare più ricchi offrendo loro maggiori opportunità di lavoro e di crescita per competere al meglio delle loro capacità e dei loro meriti.

La sinistra ha perso miseramente le elezioni proprio continuando ad agitare questi spauracchi sulla casa, e se come al solito farà da cassa di risonanza a direttive che provengono da istituti alieni al nostro tessuto sociale ed economico, senza mettere in campo proposte originali e socialmente avanzate specialmente su lavoro e politica industriale, senza puntare con grandi mobilitazioni sulla difesa dell'unità e integrazione nazionale e della democrazia parlamentare, potete starne certi, anche se la Meloni dovesse mettersi il fez in testa, continuerà a governare indisturbata.


Carlo Felici





venerdì 19 gennaio 2024

IL MANDANTE

 



Tra le varie pubblicazioni che stanno uscendo per il centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti, spicca per originalità e dettagliata documentazione quella di Mario Gianfrate, dal titolo “Il delitto Matteotti. Il Mandante”

l'Onorevole Matteotti, sappiamo bene che fu il più fiero e pericoloso oppositore di Mussolini quando il futuro duce considerava di dover normalizzare la situazione istituzionale a suo favore, per conservare e consolidare il suo potere.

Ci aveva già provato con il “patto di pacificazione” firmato da una parte degli incauti socialisti, il 3 agosto del 1921, il quale ebbe come conseguenza più rilevante l'isolamento e la progressiva distruzione dell'unica organizzazione combattente che avrebbe potuto contrastare, armi in pugno, la violenza omicida dello squadrismo: gli Arditi del Popolo. Sappiamo altresì che l'ascesa del fascismo fu favorita dalle varie scissioni del Partito Socialista, fino alle elezioni del 1924, in cui il listone fascista vinse soprattutto grazie alla legge maggioritaria, alle violenze intimidatorie e alle divisioni delle opposizioni.

Mussolini contava, con ogni probabilità, di mantenere “formalmente” il regime parlamentare, magari cercando una sponda con certi suoi vecchi amici socialisti e la CGL, in nome della pacificazione nazionale e della fine delle violenze. La sua opera parlamentare, infatti, inizialmente, nonostante vari toni arroganti, si proponeva di attrarre ulteriori consensi in nome di ciò che egli aveva già offerto ai socialisti nel 1921, ma anche con la conseguenza di farsi nemica la gran parte dello schieramento squadrista.

Matteotti era pienamente consapevole di questo rischio essendo di fatto il capo dell'opposizione parlamentare, e non solo quello dei socialisti riformisti. Per questo, con ostinazione indefessa e precisione certosina, aveva cercato di raccogliere ampie prove dei brogli elettorali e anche delle manovre torbide che, specialmente sul piano finanziario, accompagnavano l'ascesa del fascismo e preparavano l'affermazione del suo regime.

Doveva quindi essere messo a tacere, per quello che coraggiosamente aveva detto in Parlamento e per quello che ancora più causticamente si apprestava a dire, con una ulteriore gran quantità di documenti.

Il suo discorso pronunciato in Parlamento il 30 maggio 1924, è stato immortalato anche nel bellissimo film di Florestano Vancini uscito poco più di 50 anni fa, con attori di gran calibro come Franco Nero, Vittorio de Sica e Umberto Orsini, e che andrebbe visto in tutte le scuole, specialmente di questi tempi in cui le braccia sono anche troppo tese..

Esso ripropone alla lettera quello che allora fu stenografato e il clima che allora si visse in Parlamento.

Il contributo di Gianfrate che ha consultato e presentato la documentazione e il resoconto della seduta parlamentare di vari giornali dell'epoca di diversa tendenza, però potrebbe portare a dar vita ad un film ancora più realista, crudo e veritiero, perché con una perizia notevole nel raccogliere le testimonianze, ci appare 100 anni dopo un Parlamento in cui ci fu non solo l'arringa del coraggioso tribuno socialista portata avanti etiam spes contra spem e più volte interrotta dai fascisti, ma una vera e propria rissa con tanto di scontro fisico e intimidazioni in stile mafioso da parte di chi aveva già da tempo in odio Matteotti.

Il discorso che Giacomo Matteotti svolge nell’aula parlamentare nella tumultuosa seduta del 30 maggio 1924, rappresenta infatti una vera e propria requisitoria nei confronti di Mussolini della maggioranza vincitrice delle elezioni politiche del 6 aprile dello stesso anno nelle quali, per la prima volta, si va alle votazioni con le modalità previste dalla Legge Acerbo, la legge di riforma elettorale che ha introdotto nel Paese il sistema maggioritario voluto da Mussolini in base al quale la lista maggiormente suffragata che abbia ottenuto il 25% dei suffragi consegue un premio di maggioranza pari ai 2/3 dei seggi disponibili in Parlamento.

Una legge che consente a una forza politica minoritaria che, per effetto di uno sproporzionato premio di maggioranza, determina una situazione antitetica ai principi di democrazia; Matteotti lo scrive acutamente su La Giustizia osservando che “dare tutto il potere ad una minoranza significa la facoltà di instaurarvi l’arbitrio e la dittatura, promuovere, quindi una ribellione e una rivoluzione in permanenza, poiché nessuna garanzia è data a tutti gli altri cittadini che, pur suddivisi in diversi partiti, costituiscono magari la maggioranza assoluta o hanno comunque diritto di influire sulla vita pubblica del Paese e di difendere le elementari garanzie costituzionali. Con una legge elettorale siffatta – che Matteotti definisce “perfida” - condita da una serie di violenze e di brogli che inquineranno le elezioni, per il fascismo sarà gioco facile vincerle.

Nella seduta del 30 maggio, una tra le prime nella quale Mussolini ha fatto inserire all’ordine del giorno la convalida di tutti gli eletti spiazzando le opposizioni, il segretario del Psu si assume il pesante onere di incriminare il fascismo e Mussolini in prima persona, per aver creato il clima di illegalità nel quale è maturata la vittoria.

L’indomani della seduta del 30 maggio, il Popolo d’Italia, organo del partito fascista di cui è direttore Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, definisce “mostruosamente provocatorio” l’intervento di Matteotti. Un intervento che ha scosso l’intero apparato fascista e additato al mondo la responsabilità di Mussolini nell’aver creato nel Paese un clima di violenza, di tirannia, di arbitrio e di aver riportato l’Italia indietro, divisa “in padroni e sudditi”, quasi fosse incapace di “reggersi da sé” al punto da “essere governata con la forza”.

A distanza di cento anni un libro di Mario Gianfrate, storico pugliese, “Delitto Matteotti, il Mandante” pubblicato da Les Flaneurs, porta alla luce un aspetto inedito della vicenda, soffermandosi proprio sull’ultimo discorso del segretario e deputato del Psu: dalla versione ufficiale, il testo stenografico parlamentare, scompaiano diverse interruzioni – tra le quali una di Mussolini – che invece ci furono durante l’intervento del segretario socialista unitario.

In breve, il testo, prima di essere trascritto nei registri dei verbali, ha subito una depurazione, con la eliminazione da esso di alcuni passaggi dei quali non doveva restar traccia nella storia del nostro Paese.

La ricostruzione più completa e meno conforme alle esigenze del regime è stata possibile attraverso il confronto del testo ufficiale e la cronaca della seduta del 30 maggio riportata su quattro quotidiani dell’epoca: La Giustizia, organo del Partito Socialista Unitario; L’Avanti!, del Partito Socialista Italiano; l’Unità, del Partito Comunista d’Italia; e, infine, del Corriere delle Puglie, giornale fascistissimo e ricco di particolari inediti.

Da tale confronto emergono particolari che rendono ancor più drammatico il clima incandescente e intimidatorio nel quale Matteotti è costretto a parlare ma che, indubbiamente, ne rende ancor più fulgida la figura dell’uomo politico socialista, assassinato dieci giorni dopo dagli squadristi della Ceka, alle dirette dipendenze di Mussolini con a capo Amerigo Dumini.

Tutto ciò ci interroga oggi su quali fossero i mandanti non solo “morali” ma anche “penali” di quell'infame delitto e su come, anche a cento anni di distanza, la nostra responsabilità per onorare il sacrificio di Matteotti sia tuttora immensamente necessaria.

Carlo Felici



sabato 13 gennaio 2024

IL SURREALISMO METAFISICO DI PIETRO CASTELLITTO

 



Tra i registi che si affacciano alla ribalta del cinema italiano, Pietro Castellitto è senz'altro tra i più interessanti, e diremmo anche tra i più innovativi.

Potremmo anche affermare che ha inaugurato un nuovo filone cinematografico, anche se sulla scia di altri registi come Brian De Palma e Quentin Tarantino, superando però la cruda e grottesca visione di entrambi.

Il suo è infatti un “surrealismo metafisico”, che risente molto della formazione nietzschiana dell'autore. Tutti i suoi personaggi sono infatti descritti non solo per quello che sono, ma soprattutto per il loro voler “andare oltre” la loro umanità, anche quando, volendo disperatamente esaltarla, ne restano tragicamente prigionieri.

Castellitto ha infatti la straordinaria capacità di raccontare tante storie nella storia, le quali si intrecciano si affastellano ma creano uno straordinario caleidoscopio di categorie umane, il cui sfondo è la disperata voglia di vivere superando la loro stessa singola vita.

Già questa conformazione era stata dipanata nel suo primo film “I predatori” i cui personaggi sono appunto “predatori” della loro stessa vita, sempre a caccia di nuove opportunità di senso, ma anche tragicamente incastrati nelle loro dinamiche esistenziali. La bravura di Castellitto nello scrivere la sceneggiatura è stata proprio quella di non disperdere e non frammentare ciascuna di queste storie, ma di raccordarle sempre in un caleidoscopio unitario in cui risaltasse l'insieme, nel tessuto di una Roma decadente tra idiosincrasie borghesi e miserie e velleità del sottoproletariato suburbano

Nel film Enea, possiamo dire che la perizia del regista nel creare immagini che spaziano dall'intimismo famigliare al ritmo sincopato e dirompente della festa con i suoi primissimi piani e le dissolvenze incrociate, in una pirotecnia di sequenze da angolature impreviste e diversificate, fino alle panoramiche urbane che richiamano un po' il Sorrentino della Grande Bellezza, ed extraurbane a volo d'uccello fino a precipitare in quello radente, rappresenta un notevole salto di qualità rispetto alla sua opera prima. Perché il caleidoscopio, qui ha colori e immagini molto più intensi che bucano quasi lo schermo.

E' il protagonista Enea, eroe di una tragica peregrinazione interiore, che parte come quello virgiliano da una casa famigliare “in fiamme”, la quale brucia per depressione e disperazione, e tenta un disperato approdo in un sogno romantico, evocato da una donna di cui si innamora, ma che è bruscamente interrotto dallo stesso destino che si è scelto, a rendere la storia, anche questa volta arricchita da altre al suo interno, fortemente unitaria.

I personaggi di Castellitto sono tutti “iperpersonaggi” anche nella loro umanità, e sono per questo “iperborei” in quanto tentano di innalzarsi al di sopra della aurora boreale di ciascuna delle loro illusioni con cui hanno cercato di abbellire e narcotizzare la loro esistenza. Lo stesso Enea è un narcotrafficante, uno che narcotizza i sogni, e nel finale fa questo tragico tentativo di andare oltre se stesso con suo onirismo romantico, spinto anche dal suo boss che, prima del tragico finale della sua vita, ripercorre i sogni della sua infanzia e suggerisce al protagonista una “disperata” uscita di scena che possa salvarlo in un happy end.,

Quello non arriva, perché a “giocare a scacchi con Dio” si perde sempre, da Dio si può infatti solo “imparare a giocare”, anche se è un po' difficile quando “Dio è morto”

Il surrealismo quindi di Castellitto emerge dalla stessa configurazione dei suoi personaggi e dalle sequenze che li caratterizzano, diremmo che nel finale del film con i due che si levano in volo, indifferenti a ciò che accade tragicamente alle loro spalle, ci sta tutta l'apoteosi di questo surrealismo come in un richiamo ad un quadro di Chagall.

La metafisica è in ciò che aleggia in tutte le sequenze del film, nel disperato confronto tra Valentino ed Enea, in un amore impossibile che sfocia in un bacio “in nero” perché l'autore nietzschianamente non vuole e rifiuta una metafisica trascendentale, fatta di utopie, che esalta le essenze e la sostanza ideale dei personaggi. E ne preferisce una immanente, che riguarda la loro disperata e lacerata materia umana e sociale, in una dimensione in cui la “potenza” del vivere si oppone, come osserviamo anche in uno dei dialoghi del film, al “potere” di vivere, perché la “potenza” va sempre oltre la vita di ciascuno, mentre il “potere” si avvita sempre su se stesso in una spirale di violenza, di disperazione e di paure.

In tutto ciò sembra riecheggi l'insegnamento dello stesso Nietzsche che ammonisce: “guardiamoci allo stesso tempo dall'essere più ricchi ed avari, più ricchi perché abbiamo compreso più in fondo il nostro essere prima di tutto in fondo materia, quindi il nostro vivere, l'essere legati alla terra e al mondo, ma non dobbiamo diventare “poveri” in questa visione materialistica, perché comunque il nostro pensiero, cioè il nostro spirito, ha una importanza fondamentale”

Platone diceva che l'amore è sempre figlio di “penìa e pòros” di povertà e ricchezza, per questo il film di Castellitto, nonostante appaia come un gangster movie senza vero gangster, in fondo è un film d'amore, in cui la povertà e la miseria di ciascun personaggio, indipendentemente dalla sua condizione economica e sociale, si sposano alla perfezione con la tragica ricchezza dell'anelito di ciascuno a superare se stesso, per diventare iperpersonaggio.

Piccolo paradosso nella realizzazione in cui il cast degli attori anche esordienti ha interagito alla perfezione forse guidato da un giovane “sciamano” più che da un regista quasi esordiente: il protagonista dice che l'alternativa nella vita è tra l'individuo e il clan, ebbene nel film prevale l'individuo, ma nella sua realizzazione trionfa il clan Castellitto, a confermare ancora una volta niezschianamente “la compenetrazione degli opposti”.


Carlo Felici

mercoledì 10 gennaio 2024

MANI TESE, VERSO DOVE?

 



Sarà bene precisarlo subito, prima di svolgere ogni ulteriore riflessione: il neofascismo italiano è stato sempre una tragica buffonata.

A spiegarlo bene e con tutti i particolari è l'unico “velleitario fascista” rimasto in Italia, Vincenzo Vinciguerra, a cui abbiamo già dedicato un articolo lo scorso maggio, tuttora in carcere perché condannato all'ergastolo, in un suo libro dal titolo: “Camerati, addio”

Diciamo “velleitario” perché, essendo nato nel 1949, lui del fascismo storico non vide nemmeno l'ombra, autenticamente “fascista”, perché se non altro, nei suoi assunti e scritti, è sempre stato coerentemente contro le demoplutocrazie e contro i loro sostenitori “atlantisti”, fino a pensare di combatterle militarmente e donchisciottescamente.

Non a caso il libro di Vinciguerra reca in copertina la fiamma del MSI, oggi perdurante nel simbolo di Fratelli d'Italia, a cui si sovrappone la bandiera USA.

Perché è del tutto evidente che il neofascismo sia moderato che terrorista, ha avuto sempre come sostenitore occulto e come, a sua volta, finalità di sostegno, l'Alleanza Atlantica, la NATO, il ferreo anticomunismo, fino alla caduta del muro di Berlino ed oltre. Ora naturalmente la finalità e antirussa, perché i poteri forti filoatlantisti hanno come scopo una divaricazione profonda tra Europa e Russia, non solo sul piano militare, ma soprattutto su quello energetico e delle materie prime. E' facile comprenderne la motivazione: una accresciuta e strettissima dipendenza militare, economica ed energetica dell'Europa dagli USA, grande potenza che rischia di essere messa all'angolo nell'egemonia mondiale, dall'alleanza tra Russia e Cina.

Di qui il conflitto in Ucraina e l'allargamento del fronte del conflitto al Medio Oriente, che rischia una ulteriore espansione su altri scenari bellici.

Il neofascismo italiano, è sempre stato inossidabilmente fedele alla strategia di guerra fredda (con folate molto calde) che ha investito il dopoguerra, come quinta colonna in Italia di servizi segreti militarizzati, a loro volta guidati in quel periodo da personalità di spicco del mondo militare ex fascista.

E ciò nonostante lo stesso Mussolini in uno dei suoi ultimi roboanti discorsi avesse proclamato che “L'antitesi Mosca-Nuova York si supera solo con la pratica e la dottrina di Roma”.

Evidentemente non spiegò quale Roma dato che di “città eterne”, nel corso della storia, ce ne sono state tante, quella antica repubblicana, quella davvero imperiale, quella universalmente cristiana, quella papalina, quella brevemente repubblicana e mazziniana, quella savoiarda e infine quella falsamente imperial-fascista..prima della Roma capitale della nostra Repubblica..e di certa mafia..

Egli evidentemente intendeva la “sua”, regalatagli e sottrattagli da un re codardo e fuggitivo, in cui Mussolini aveva cercato di rinnovare gli antichi fasti più con la cartapesta e con la retorica che con fatti e conquiste durature e concrete.

Ma il Duce, se non altro, pur essendo stato sponsorizzato nella conquista del suo governo dai “poteri forti” di allora...Massoneria, Vaticano, industriali, agrari, multinazionali petrolifere estere e via dicendo.., nell'ultimo periodo della sua sciagurata avventura politica, pur facendo da sostenitore ad un regime nazista, razzista, xenofobo e genocida, che occupava il nostro Paese e non ci avrebbe più ridato le “terre irredente” costate quasi un milione e mezzo di morti, feriti, mutilati e dispersi, cercò di recuperare fuori tempo massimo i valori del socialismo sansepolcrista, provando almeno a salvare l'apparato produttivo dell'Italia settentrionale dalla distruzione e dallo schiavismo a cui lo avrebbe sottoposto un Hitler agonizzante e in delirio da “arma segreta”.

Quelli della Repubblica Sociale Italiana erano principi sostenuti anche da coloro che erano stati autenticamente socialisti, come Bombacci, o avevano fatto una seria riflessione sul socialismo e il marxismo, come Gentile. E cozzavano frontalmente contro il neoliberismo, l'atlantismo, il capitalismo sfrenato, quello che, con buona pace di tutti i partigiani che combatterono la Lotta di Liberazione, si è poi imposto nel nostro Paese, anche in barba alla nostra Costituzione, che ormai sta stretta a molte forze politiche, e che è l'ultimo baluardo contro l'abbattimento di ogni residuo di Stato sociale, dai beni comuni, alla sanità, alla scuola, ai trasporti e così via.. Tanto che molti dei reduci della RSI chiesero di aderire al PCI, rifiutati come furono da Nenni, emblematico fu il caso di Stanis Ruinas.

Ebbene il neofascismo italiano, con la perenne sponda di un MSI che, da una parte faceva l'occhiolino ai movimenti estremisti falsamente “antisistema”, e dall'altra non vedeva l'ora di legittimarsi come forza politica parlamentare, è sempre stato la quinta colonna di tale apparato atlantista e ipercapitalista. Anche quando teorizzava di volerlo abbattere, in realtà, veniva “usato” per sostenerlo, esattamente come è stato fatto con i movimenti di estrema sinistra. La cosiddetta “strategia della tensione” infatti, ha sempre avuto come finalità non l'abbattimento dello Stato, ma piuttosto il rafforzamento dello Stato in un senso sempre maggiormente plutocratico e capitalista, senza freni e senza limiti. E questo, sarà bene ricordarlo, è avvenuto anche con la connivenza di apparati mafiosi, massonici deviati, criminali e clericali. Come avviene, in modi meno “rozzi”, in gran parte nei paesi anglosassoni, nati per fare dello Stato una espressione della società civile, la quale però ora si sta ampiamente rassegnando a subire il potere delle grandi lobbies iperattive in tutti i settori, in particolare ultimamente, in quello mediatico.

L'Italia, uscita dagli anni di piombo e dalle macerie della prima Repubblica in cui a governare erano ancora le generazioni provenienti dalla Resistenza e dalla creazione della Costituzione, è piombata velocemente nelle mani dei grandi lobbisti, primo fra tutti chi si è inventato un partito per conquistare il potere e garantire i suoi interessi, allineandosi con quelli dei plutocrati come lui sia ad Est che ad Ovest.

Tutto il neofascismo italiano, rinnegando i principi del fascismo morente che illusoriamente inseguiva i suoi sogni della prima ora, condivisi anche da socialisti rivoluzionari come De Ambris e calpestati prima della conquista del potere, tradendo la rivoluzione fiumana, ha servito questa strategia, sia con le sue frange estremiste, sia con il partito destinato a fare la sua lunga marcia nella conquista del potere, recentemente avvenuta.

Perché questo governo, è del tutto evidente, sta al potere non solo perché ha vinto le elezioni, presentandosi prima come il principale antagonista delle politiche calate dall'alto da governi tecnocratici come quelli di Monti e Draghi, per poi di fatto, realizzare tecnocraticamente le stesse misure economiche e anche più penalizzanti e restrittive, prendendo così per i fondelli il suo elettorato narcotizzato dai media occupati politicamente da giornalisti asserviti ad esso, ma sta in piedi soprattutto perché sostenuto dagli USA. I quali, si badi, soprattutto con questa amministrazione democratica, non hanno particolare simpatie per chi governa in Italia, però, in mancanza di alternative, lo considerano il referente ed alleato più servile, fedele ed affidabile. In particolare in questo momento critico in cui gli equilibri geostrategici nel Mediterraneo sono messi a rischio dai vari conflitti in corso.

C'è anche da dire che più una amministrazione USA non brilla per determinazione, forza ed autorevolezza, più è destinato a contare chi la sostiene come alleato, indipendentemente dal suo colore o valore politico, anche se, come abbiamo visto spesso in passato, gli USA fanno presto a cambiare referente in base ai loro interessi. La loro costante è solo l' “orticaria” verso governi socialisti anche se poi, in casa loro, non pochi ormai, tra i cittadini, sono coloro che vedono in un socialismo democratico e aperto alle dinamiche di mercato, ma attento alle tutele verso il cittadino, una valida alternativa al contingente; per le lobbies e le oligarchie plutocratiche però esso evidentemente resta il principale nemico.

Allora, alla luce di tutto questo, la manifestazione con le braccia tese nel saluto romano, il bonario buffetto del Presidente del Senato che a parole condanna il neofascismo e ricorda che il saluto romano non è da tutti considerato reato, così come la levata di scudi antifascista degli schieramenti politici che sono antigovernativi più che antifascisti, dato che i loro rappresentanti, poi a tali commemorazioni ci vanno come altri, il silenzio di chi è a capo del governo, le grida come quelle del pastorello della favola di “Al lupo! Al lupo” quando non ci sono più “pecore” antifasciste da proteggere, tutto questo fa amaramente sorridere, per quanto sia grottesco e senza senso. Noi dobbiamo temere ben altro

Noi dobbiamo temere in Italia una deriva Sudamericana più che il ritorno di un Mussolini in formato bonsai.

Noi dobbiamo scongiurare seriamente un completo snaturamento della Costituzione, vero baluardo per derive fascistoidi, la quale per altro fu difesa votando No, anche da Fratelli d'Italia in occasione dello sciagurato referendum renziano.

Noi oggi dobbiamo dire un NO chiaro, deciso e democratico sia contro lo sfascio dell'Italia delle cosiddette autonomie differenziate che si traducono in un banalissimo: “ogni regione si faccia gli affari suoi” e dobbiamo dirne un altro altrettanto forte e chiaro contro un autoritarismo di ritorno dato da un premierato che azzererebbe il fondamentale compito del Presidente della Repubblica di tutela di quella Costituzione che ci ha garantito ormai quasi 80 anni di Repubblica, per quanto sgangherata, tuttora libera e democratica.

Perché ambedue i progetti, oltre a snaturare la Costituzione, corrisponderebbero al motto fascista “Me ne frego”, che originariamente nacque come sprezzo del pericolo e come affermazione di audacia rivoluzionaria a Fiume, ma che poi è diventato il motto di un potere autocratico e autoreferenziale che ha agonizzato riducendo l'Italia in macerie e oggi rischia di fare lo stesso, riducendo in macerie specialmente i diritti sociali ed economici dei cittadini e il principio di eguaglianza su cui si fonda la legge.

Cerchiamo quindi di guardare in profondità a ciò che ci accade, ascoltando con attenzione le osservazioni allarmate del nostro Presidente della Repubblica, cerchiamo di individuare e contrastare quelle forze che politicamente sembrano opporsi, ma ambiguamente poi sostengono questa deriva antidemocratica, e che lo hanno già fatto in passato. Cerchiamo di mobilitarci di fronte a certi pericoli imminenti, in tutti i modi, dalle piazze reali a quelle virtuali

Quando il dito punta la luna, guardiamo la luna piuttosto che il dito, quando una mano è tesa, quindi, guardiamo il vero futuro a cui tende, più che il passato che evoca.

La verità infatti è sempre lo smascheramento delle più illusorie idiozie.

Carlo Felici.

mercoledì 3 gennaio 2024

I PESSIMI ESEMPI DEI PISTOLERI

 





L'anno che si è appena aperto non poteva aprirsi in un modo peggiore, data la quantità di violenze e delitti messi in atto la notte di Capodanno, sono stati infatti numerosissimi i ferimenti, comprendenti anche amputazioni e abbiamo avuto anche delle morti

Soffermiamoci in particolare su due episodi accaduti in quella occasione.

Il primo riguarda un uomo che aveva acquistato una pistola illegalmente e ha sparato un colpo uccidendo la zia, inizialmente cercando di depistare le indagini e parlando di “proiettile vagante”, poi costretto ad ammettere le sue responsabilità e dimostrando palesemente di possedere non solo abusivamente un'arma, ma anche di non saperla usare, dato che la credeva scarica mentre essa conservava il colpo in canna.

Il secondo riguarda un deputato che secondo un testimone citato dal giornale Repubblica: “è arrivato a fine serata stavamo andando via: era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all’improvviso è partito lo sparo»

Lui sostiene di non avere sparato, ma in ogni caso, se la pistola era sua, conserva lo stesso pienamente la responsabilità dell'atto scellerato.

Per di più di fronte alla richiesta delle Forze dell'Ordine di consegnare gli abiti per il controllo di rito sulla polvere da sparo, ha invocato l'immunità parlamentare. Come se questa garantisse una sorta di impunità per reati anche piuttosto gravi.

Di fronte a tutto ciò si è scatenata, specialmente sui social, una diatriba con toni anche accesi sull'uso delle armi in Italia, per cui sarà bene fare una certa chiarezza.

L'uso delle armi, nel nostro Paese, è soggetto ad una delle legislazioni più restrittive al mondo. Per detenerle e usarle è necessario non solo un certificato rilasciato dalla ASL o da un medico militare, attestante le condizioni di idoneità psicofisica del soggetto richiedente, in base alle sue motivazioni, ma anche una specifica autorizzazione della Questura, previa analisi della capacità del soggetto di saperle usare, rilasciata da un poligono di tiro.

Basta anche un semplice incidente domestico, soggetto a denuncia, che la Polizia può entrare in casa e sequestrare ogni tipo di arma, propria o impropria, per motivi cautelari, ed evidentemente il cittadino, in tal caso, non può invocare alcuna immunità, ma solo rivolgersi al suo avvocato. Tale idoneità può quindi essere revocata ad arbitrio della Questura a tempo indeterminato o finché il cittadino non richieda che le ragioni dell'interdizione possono essere concretamente e per motivi validi rimosse, anche in questo caso il parere della Questura sarà vincolante

Nonostante questa serie di norme restrittive, purtroppo, assistiamo lo stesso ad episodi di uso eccessivo o indiscriminato di armi, come nel caso del gioielliere che ha inseguito i rapinatori fuori del suo negozio, improvvisandosi brutalmente come uno spietato giustiziere. Forse aveva visto troppi film con il tenente Callaghan, o piuttosto aveva sentito troppi proclami di certi politici sulla necessità sacrosanta del cittadino di autodifendersi.

Certamente il diritto all'autodifesa è sancito dalla legge, ma sempre in modo proporzionato all'offesa e non è certo un motivo per scavalcare le sentenze dei giudici, la cui autonomia è altrettanto sacrosanta.

Ecco quindi che il problema non è la legge vigente e se debba essere ancora più restrittiva, perché, come abbiamo osservato, le norme già ci sono e testimoniano del fatto che il possesso e l'uso di armi in Italia non è un diritto ma una semplice concessione, per motivi validi e motivati, e in ogni caso soggetta a verifica ed eventualmente anche a rimozione.

Invocare l'immunità parlamentare per evitare queste norme è palesemente la dimostrazione di una personalità che non tiene conto del rispetto della legge e delle norme che ne consentono l'applicazione. Se andiamo incontro a periodi in cui i politici usano le armi protetti dall'immunità parlamentare, mentre i cittadini ne sono privati anche per motivi non del tutto rilevanti, stiamo pur certi che precipiteremo in epoche buie e di tristissima memoria.

Garibaldi, che fu l'artefice dell'unità d'Italia, istituì con legge 2 luglio 1882, n.883, il Tiro a Segno Nazionale, per consentire a tutti i cittadini di conoscere le armi da fuoco, saperle usare e addestrarsi al loro uso. Successivamente tale istituzione divenne una vera e propria disciplina sportiva regolata dal CONI.

Ma quale era allora il vero intento di Garibaldi? Evidentemente quello poi sancito dall'articolo 52 della nostra Costituzione: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino..” Dice “sacro” perché la vita stessa di ognuno è “sacra” e il tutelare e difendere quella di tutti coloro che appartengono alla comunità che li ha fatti nascere, li ha educati e resi liberi mediante il lavoro (questi restano gli intenti della Costituzione anche se di difficile attuazione) è ancor più “sacro”, perché può portare persino a sacrificare la propria vita, come abbiamo visto nei vari casi di agenti o magistrati.

Di qui il servizio militare obbligatorio, oggi anche per le donne (cittadine a tutti gli effetti) ma su base volontaria, su questo elemento della volontarietà si potrebbe discutere ma esuleremmo dall'argomento di oggi.

Chi come il sottoscritto è memore della stagione degli anni di piombo sa più di altri a cosa possa portare l'uso indiscriminato di armi, allora compiuto da frange estremiste con varie “coperture” anche di servizi deviati, e che portò anche all'assassinio di ragazzi e ragazze inermi che distribuivano solo volantini o volevano solo esercitare il diritto di firmare per far svolgere dei referendum, oltre a ferimenti e uccisioni di vari magistrati e giornalisti.

Evidentemente le organizzazioni criminali e terroristiche conservano tuttora l'uso indiscriminato delle armi e per questo vanno contrastate con la necessaria fermezza, senza esitazione e con tutti i mezzi possibili. Solo quando tali organizzazioni eversive o un pericolo esterno soverchiano la possibilità che lo Stato con le sue Forze Armate e di Polizia ha di difendersi, o quando queste sono soggiogate da una tirannide, non solo può, ma deve intervenire il cittadino in armi, come accadde durante il Risorgimento e durante la Lotta di Liberazione. Per questo il principio di Garibaldi, debitamente regolato e controllato, conserva tutta la sua validità.

Ma in tali circostanze l'esistenza stessa dello Stato e della democrazia sarebbe messa a rischio. Quindi se vogliamo prevenire tali eventualità, dobbiamo esercitare la necessaria fermezza anche con chi fa un uso improprio delle armi, manifestando con questo direi tutta la sua ignoranza ed idiozia.

Perché credo che anche un bambino sappia che una pistola può essere caricata a salve, facendo solo un gran botto e nessun danno se non alle orecchie. Non dubitiamo che nipoti e deputati lo sappiano benissimo, e se lo ignorano almeno vanno messi in condizione di non nuocere e di non dare pessimi esempi.

Garibaldi non amava né le armi né la guerra. La pistola che usò durante le sue imprese, da quella dei Mille in poi, gli fu regalata da Samuel Colt in persona, lui che amava più gli animali, per i quali istituì anche la Società di Protezione e l'agricoltura, che la guerra, alla fine delle sue campagne militari la regalò ad un amico, il quale la donò al Museo del Risorgimento di Torino da cui è stata trafugata circa 50 anni fa, e mai più ritrovata

Purtroppo il furto e l'uso improprio delle armi riguarda anche la storia e la memoria, non solo l'attualità. Soprattutto perché i buoni esempi sono ancora troppo pochi

Carlo Felici

venerdì 29 dicembre 2023

Molte sono le cose terrificanti ma..




Si sta per chiudere il secondo anno della postpandemia e, gettando uno sguardo a ritroso, ci rendiamo conto che l'umanità, dopo essere stata costretta a rintanarsi, ha accumulato parecchia frustrazione, vediamo quindi che le rapine sono aumentate del 75% , gli attentati del 53%, gli omicidi volontari del 35,3 %, i tentati omicidi del 65,1, le lesioni del 33.8% e le percosse del 50%, questi sono i dati sconfortanti della Direzione centrale della Polizia criminale.

La violenza è sempre espressione di un malessere, nasce dalla frustrazione in individui incapaci di realizzarsi che sfogano su altri la propria impotenza ed angoscia interiore.

Viene spontaneo dunque chiedersi da cosa nasca tale incapacità e patire nell'essere umano.

L'uomo più di altri esseri viventi è capace di cose straordinarie e terrificanti. E' l'unica specie vivente in grado di modificare radicalmente l'ambiente terrestre e anche di annientare la biodiversità, sebbene, con ciò in definitiva egli minacci solo la propria sopravvivenza su questo pianeta il quale a lungo a fatto a meno dell'essere umano e può benissimo continuare ad esistere se l'umanità si estinguerà. Per la natura, infatti, non fa una gran differenza che sulla Terra vivano gli esseri umano o gli scarafaggi, lo dice anche il proverbio “ogni sfarrafone e bello a mamma soja” Per madre Terra quindi se ad un conflitto atomico generalizzato sopravviveranno gli scarafaggi, molto resistenti alle radiazioni, o gli esseri umani, non cambierà nulla né nella sua rivoluzione né nella sua rotazione millenaria.

C'è un verso dell'Antigone di Sofocle che rende bene l'idea di una umanità allo stesso tempo, meravigliosa e terrificante, di come convivano in essa natura angelica e demoniaca.

Esso in greco recita così: πολλὰ τὰ δεινὰ κοὐδὲν ἀνθρώπου δεινότερον πέλει. E vuol dire “molte cose sulla Terra sono terrificanti ma nessuna lo è più dell'essere umano.

Si tenga conto che però “deina” non rappresenta al plurale neutro solo “le cose terrificanti e mostruose” ma anche quelle “straordinarie per abilità e perizia”

Quindi è proprio della natura umana possedere una sostanza che la rende al contempo meravigliosa e terribile, capace di creare come di annientare.

Sofocle stesso prosegue, mediante il Coro della Tragedia, dicendo “Contro le insidie del futuro non va mai privo di risorse; solo contro la morte non ha scampo, ma pure a malattie incurabili ha trovato rimedi. Padrone della scienza e del pensiero, padrone delle tecniche oltre ogni speranza, si può volgere al male o al bene..”

E conclude affermando che solo il rispetto della legge e dei giuramenti divini gli potrà garantire grandezza nella sua città, mentre ne sarà bandito se la sua abitudine di vita sarà fondata sull'eccesso, sulla tracotanza.

I Greci definivano l'eccesso con la parola ὕβρις cioè l'orgoglio smodato che porta ad una smisurata esaltazione di sé e del proprio Ego in tutti i campi del vivere, persino sessuale, tanto che lo stuprare si dice in greco hybrìzō.

Tale condizione implica una rottura del mètron, l'equilibrio su cui si fonda un'esistenza virtuosa, la quale è consapevole dei limiti da non oltrepassare, per relazionarsi correttamente con gli altri individui e la comunità della pòlis.

La hybris genera necessariamente la nemesis, la rottura dell'equilibrio infatti causa inevitabilmente la sua ricomposizione da parte del destino della necessità, rappresentato dagli dei o dalla Tyche, la quale era la personificazione della Fortuna intesa come sorte ed è quindi legata alla giustizia e alle sue leggi.

Nella tragedia di Sofocle si contrappongono infatti le “leggi scritte” della polis e della nascente democrazia, con quelle norme derivanti dalla Tradizione e dal sangue, in particolare aristocratico, che, pur non essendo scritte, rappresentano i legami famigliari su cui si fonda il ghenos, la stirpe, l'onore dell'appartenere a una Tradizione e ad una Civiltà.

Tornando alle considerazioni iniziali e a certa violenza che vediamo dilagare anche in conflitti armati non lontani dalla nostra “civile Europa”, e di fronte ai quali le istituzioni comunitarie rivelano tutta la loro impotenza, rileviamo che molta della violenza dilagante da frustrazione è causata sia dalla incapacità di ritrovarsi e rispettare norme di legge comuni a tutti noi, sia dalla mancanza di “norme interiori”, di leggi non scritte che appartengano al substrato culturale o religioso di una comunità e che determinano il senso dell'onore e della rispettabilità

Per questo, ad esempio, abbiamo donne che cacciano di casa i mariti dopo un divorzio, ottenendo l'affidamento dei figli e l'abitazione, portando in essa i loro compagni o amanti, senza considerare la rabbia che ciò può generare in un ex marito o compagno, e abbiamo anche fidanzati che, perdendo il controllo che esercitano sulla vita della loro partner, sono spinti a reazioni incontrollate le quali non di rado determinano degli omicidi.

In tutti questi casi la hybris prevale fino ad annichilire la personalità di un individuo e c'è da chiedersi se anche l'assuefazione ai media dove prevalgono scene e immagini in cui la vita degli esseri umani è crudelmente annientata, possa contribuire a fare emergere dall'inconscio in maniera dirompente questi meccanismi distruttivi.

La nostra epoca è palesemente orientata all'eccesso, anzi, spesso tale “anormalità” diventa norma trasgressiva, nel vestire, nel parlare, nell'imporsi con la gestualità e, in generale, nelle relazioni in cui chi più “sgomita” si afferma.

La pseudo-civiltà del capitalismo consumista si fonda sull'illusione del desiderio inesauribile, con la conseguenza che il desiderare e il possedere determinano lo status delle persone in quanto proprietarie di “status symbol”, l'automobile, il vestito griffato, la casa, l'orologio e persino il corpo tatuato.

Di qui l'eclissi della persona in nome della sua immagine da ostentare nei media, in particolare nei social che non sono altro che il palco mediatico in cui tale ostentazione si afferma su scala globale.

E dove tale affermazione è frustrata o schernita subentra la violenza mediante lo stalking, l'umiliazione, il bullismo che, specialmente in personalità fragili, adolescenziali e poco aiutate dai rapporti famigliari, possono fare danni terrificanti e addirittura spingerle al suicidio

Alla radice di ogni sofferenza c'è sempre un desiderio irrealizzato, questa è una verità che fu scoperta anche dal Buddha moltissimi secoli fa, la riduzione della sofferenza e della violenza che scaturisce da essa mediante la frustrazione, passa attraverso la consapevolezza di un individuo e la conoscenza del suo sé, per cui la virtù suprema di ciascuno si fonda non tanto su norme legislative religiose, dogmatiche o morali che variano a seconda dei contesti, ma sul socratico γνῶθι σεαυτόν, gnōthi seautón conosci te stesso, scritto anche nel tempio di Apollo a Delfi. Apollo è il dio che propizia la conoscenza e la cura, ma anche quello che, con le sue frecce, ristabilisce l'equilibrio violato. Il suo simbolo era il carro del Sole che attraversa il cielo

Un firmamento che oggi noi guardiamo con occhi disincantati, e che abbiamo anche riempito di rifiuti orbitali

La perdita del senso del sacro, soprattutto collegato agli eventi naturali, quella dell'equilibrio fondato sull'onore dell'appartenenza ad una Tradizione e ad una stirpe, l'illusione che tutto sia a portata di mano, se si soggiace alla volontà di potenza nell'accrescimento del potere del denaro, sono gli elementi che determinano il contingente violento e disperato in cui ci troviamo pieni di oggetti, ma completamente desertificati di senso

Allora sarà bene ricominciare a distinguere ciò che è naturale e ci è necessario per vivere e sopravvivere, non solo cibo, abitazione, e cure mediche, che per altro in veri paesi anche sviluppati, per le diseguaglianze sono già a rischio, mentre in altri sono completamente annientati da insensate guerre, ma anche la trama dei rapporti autenticamente umani che identifichiamo come amicizie, in grado di comprenderci, di sostenerci e di consigliarci. Distinguerlo da quello che pur essendo naturale, spesso non è necessario, come il cibo smodato, i vestiti griffati, tanto appariscenti quanto spesso soggetti a mode passeggere, i numerosissimi oggetti che affollano le nostre case, i rapporti inutili che ci causano sofferenza e che non siamo capaci di troncare, magari per necessità lavorative o persino per troppa compassione, i cellulari che cambiamo in continuazione, in definitiva una vita orientata dai messaggi pubblicitari e dallo spirito di emulazione, direi persino il sesso, quando esso assume la dimensione di una voglia temporanea che si esaurisce in uno sfogo tanto misero quanto effimero. Per evitare accuratamente ciò che non è naturale né necessario, come tatuarsi tutto il corpo, compiere strani riti che hanno come scopo ultimo solo l'illusione dell'accrescimento del nostro sé, del nostro potere e dei soldi che ne derivano, soprattutto sapendo fare a meno di ciò che non solo genera in noi stessi sofferenza e violenza, ma anche in altri, innanzitutto col nostro parlare, con l'eccesso di messaggi mediatici che non rispettano la capacità di accoglienza dell'altro/a, in particolare osservando e rispettando l'altro per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse

Si badi, l'altro non è solo l'essere umano inquadrabile come “prossimo”, ma ogni essere vivente che entra nel quadro della “prossimia” a cui noi andiamo incontro inevitabilmente nella nostra vita, in particolare gli animali che danno di tutto e di più all'essere umano senza chiedere in cambio altro che affetto e rispetto, come i cani e i gatti, i quali sono esposti oggi a indicibili violenze gratuite, come lo scuoiamento, la tortura e l'abbandono.

Un essere vivente che pratica tali violenze come può pretendere di essere migliore di coloro che chiama con disprezzo “bestie”?

Chi ci aiuta a conoscere e ad emendare i nostri desideri? La cultura, la meditazione, le buone amicizie e soprattutto un buon tirocinio. Un atleta non è tale se non si allena, così un essere umano non è tale se non si allena ad essere “pienamente umano” mediante una capacità di vivere e gestire la propria vita nel rispetto degli altri esseri viventi, nella sua capacità di relazionarsi con loro per ridurre reciprocamente la sofferenza di ciascuno. E perseverando nella Via della gentilezza che il buddismo chiama Dharma.

Sono verità note fin dai tempi di Epicuro, lo stesso che esortava molti secoli fa ad intraprendere il cammino da subito, senza timore di essere troppo vecchi o troppo giovani e che purtroppo è rimasto inascoltato

La nostra civiltà, così ricca e “desiderabile”, si fonda sul desiderio smodato ed inesauribile, e per questo sulla condanna all'infelicità, alla disperazione, alla sofferenza che genera la violenza, la quale si illude di esorcizzarla mentre la eleva all'ennesima potenza

Invece il tempo della felicità è ora, qui, adesso, hic et nunc, se sappiamo conoscere e dosare i nostri desideri e relazionarli con quelli legittimi di qualsiasi altro essere vivente

Così, vivere per rimuovere la sofferenza dal mondo ci apparirà infinitamente meglio che alimentarla con infiniti desideri individuali e collettivi, il cui limite è solo il conflitto, la competizione e alla fine, quando sono incontrollati e generalizzati, la guerra.

Se davvero ci meritiamo di meglio, impariamo a meritarcelo.


Carlo Felici