Leonardo
Boff
Teologo-filosofo
Abbiamo
scritto precedentemente su queste pagine che la crisi della
Chiesa-istituzione-gerarchia ha le sue radici nell'assoluta concentrazione di
potere nella persona del Papa, potere esercitato in modo assolutistico, lontano
da qualsiasi partecipazione dei cristiani e fonte di ostacoli praticamente
insormontabili per il dialogo ecumenico con le altre Chiese.
All'inizio
non fu così. La Chiesa era una comunità di fratelli. Non esisteva la figura del
Papa. Nella Chiesa comandava l'Imperatore.Era lui il sommo pontefice
(Pontifex Maximus), non il vescovo di Roma o di Costantinopoli, le due
capitali dell'Impero. E così è l'imperatore Costantino a convocare il primo
concilio ecumenico a Nicea (325), per decidere la questione della divinità di
Cristo.
E
di nuovo nel secolo VI è l'imperatore Giustiniano che ricuce Oriente e
Occidente, le due parti dell'impero, reclamando per se stesso il primato di
diritto e non quello di vescovo di Roma. Tuttavia, per il fatto che Roma vantava
le tombe di Pietro e Paolo, la Chiesa romana godeva di particolare prestigio,
come del resto il suo vescovo che davanti agli altri deteneva "la presidenza
nell'amore" e esercitava il "servizio di Pietro", quello di confermare i
fratelli nella fede, non la supremazia di Pietro nel comando.
Tutto
cambia con Papa Leone I (440-461), grande giurista e uomo di Stato. Lui copia la
forma romana del potere che si esprime nell'assolutismo e autoritarismo
dell'imperatore; comincia a interpretare in termini strettamente giuridici i tre
testi del N.T. riferibili al primato di Pietro: Pietro, in quanto roccia su cui
si costruirebbe la Chiesa (Mt 16,8); Pietro, colui che conforta i fratelli nella
fede ( Lc 22,32); e Pietro come pastore che deve prendersi cura delle pecore (Gv
21,15).
Il
senso biblico e gesuanico va nella direzione diametralmente opposta, quella
dell'amore,del servizio e della rinuncia a ogni onore. Ma l'interpretazione dei
testi alla luce del diritto romano -assolutistico- ha il sopravvento.
Coerentemente, Leone I assume il titolo di Sommo Pontefice e di Papa in senso
proprio.
Subito
dopo gli altri papi cominciarono a usare le insegne e il vestiario imperiali,
porpora, mitra, trono dorato, pastorale, stole, pallio, mozzetta: si creano
palazzi con rispettive corti; si introducono abiti per vita da palazzo in vigore
fino ai nostri giorni con cardinali e vescovi, cosa che scandalizza non pochi
cristiani che leggono nei vangeli che Gesù era un operaio povero e senza
fronzoli. Così finisce per essere chiaro che i gerarchi stanno più vicini al
palazzo di Erode che alla culla di Betlemme.
C'è
però un fenomeno che noi stentiamo a capire: nella fretta di legittimare questa
trasformazione per garantire il potere assoluto del Papa, si fabbricano
documenti falsi.
Primo.
Una pretesa lettera del Papa Clemente (+96), successore di Pietro in Roma,
diretta a Giacomo, fratello del Signore, il grande pastore di Gerusalemme, nella
quale si dice che Pietro, prima di morire, aveva stabilito che lui, Clemente,
sarebbe stato l'unico e legittimo successore. Evidentemente anche gli altri che
sarebbero venuti dopo.
Falsificazione
ancora più grande è la Donazione di Costantino, documento fabbricato
all'epoca di Leone I, secondo il quale Costantino avrebbe dato in regalo al Papa
di Roma tutto l'Impero Romano.
Più
tardi, nelle dispute con i re Franchi, fu creata un'altra grande falsificazione
le Pseudodecretali di Isidoro, che mettevano insieme documenti e
lettere come provenienti dai primi secoli, il tutto a rafforzare il Primato
giuridico del Papa di Roma.
Tutto
culmina con il codice di Graziano (sec. XIII), ritenuto la base del diritto
canonico, ma che poggiava su falsificazioni e norme che rafforzavano il potere
centrale di Roma oltre che su canoni veri che circolavano nelle
chiese.
Evidentemente
tutto ciò viene smascherato più tardi, senza che con questo avvenga una
qualsiasi modificazione nell'assolutismo dei Papi. Ma è deplorevole, e un
cristiano adulto deve conoscere i tranelli usati e fabbricati per gestire un
potere che cozza contro gli ideali di Gesù e oscura il fascino del messaggio
cristiano, portatore di un nuovo tipo di esercizio del potere servizievole e
partecipativo.
In
seguito si verifica un crescendo nel potere dei Papi. Gregorio VII (+1085) nel
suo Dictatus Papae (dittatura del Papa) si autoproclamò Signore
assoluto della Chiesa e del mondo; Innocenzo III (+1216) si annuncia come
vicario e rappresentante di Cristo; e infine Innocenzo IV (+1.254) si atteggia a
rappresentante di Dio. Come tale sotto Pio IX, nel 1.870, il Papa viene
proclamato infallibile in fatto di dottrina e morale.
Curiosamente,
tutti questi eccessi non sono mai stati ritrattati o corretti dalla Chiesa
gerarchica, perchè questa ne trae benefici. Continuano a valere come scandalo
per coloro che ancora credono nel Nazareno, povero, umile artigiano e contadino
mediterraneo perseguitato e giustiziato sulla croce e risuscitato contro ogni
ricerca di potere, e sempre più potere, perfino dentro la Chiesa.
Questa
comprensione commette una dimenticanza imperdonabile: i veri
vicari-rappresentanti di Cristo, secondo il vangelo di Gesù (Mt 25,45) sono i
poveri, gli assetati, gli affamati. La gerarchia esiste per servirli non per
sostituirli.
Tradotto
da Romano Baraglia
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