Leonardo
Boff
Filosofo-teologo
Abbiamo segnalato in passato su queste pagine che lo
spirito rappresenta la dimensione dell’umano profondo. La spiritualità che ne
deriva è un modo di essere, un atteggiamento fondamentale, vissuto nella
quotidianità dell’esistenza: riordinando la casa, durante il lavoro in fabbrica,
in macchina mentre si guida, quando si parla con gli amici. All’improvviso
irrompe come un lampeggiare di qualcosa di più profondo e inesplicabile. È lo
spirito che si annuncia. Le persone possono coscientemente aprirsi al profondo e
allo spirituale. Allora diventano più concentrate, serene e irradiatrici di
pace. Propagano entusiasmo e un’insolita vitalità perché hanno Dio dentro di sé.
Questo Dio interiore è amore, che nelle parole di Dante, alla fine della III
Cantica della Divina Commedia, «muove il sole e le stelle» e, noi aggiungiamo,
muove anche i nostri cuori.
Questa profondità spirituale, dicono le ricerche
scientifiche, ha una base biologica. L ricerche, realizzate alla
fine del secolo 20º e condotte dai neuropsicologi Michael Persinger
e Ramachandran, dal neurologo Wolf Singer e dal neurolinguista
Terrence Deacon, oltre che da tecnici che usavano scanner moderni
in grado di ricostruire immagini cerebrali, scoprire quello che essi chiamavano
«il punto Dio nel cervello» (God Spot o God Module).
Persone che nella loro vita hanno dato spazio
significativo al profondo, allo spirituale, rivelano nei lobi frontali del
cervello un’eccitazione rilevante, oltre il normale. Questi lobi
sono connessi al sistema limbico, il centro delle emozioni e dei valori. Lì
avviene una concentrazione di quello che quegli scienziati hanno
chiamato «mente mistica» (mystical mind). Tale stimolazione del
“punto di Dio” non sta in relazione a un’idea o a qualche pensiero
oggettivo. Essa è sempre in fase di attivazione, sia quando la persona si sente
emotivamente coinvolta con i contesti globali che conferiscono senso alla vita
oppure quando, in forma autoindotta, si riferisce al Sacro, a temi religiosi o
direttamente a Dio. Si tratta di emozioni e non di ideazioni, di
fattori legati a esperienze di grande senso che implicano una percezione del
Tutto e di qualcosa di incondizionato.
Studi più recenti indicano che possono esserci di fatto
non solo una ma multiple regioni del cervello stimolate dall’esperienza di
totalità e di sacralità. Questo indica che il “punto di Dio” può essere, in
verità, una “rete di Dio” che comprende regioni normalmente associate a emozioni
profonde e cariche di significato. Altri ricercatori come Eugene D’Aquili
e Andrew Newberg hanno chiamato, come riferito sopra, questa realtà
“mente mistica”.
Questa mente mistica appartiene al processo più generale,
antropogenico-cosmogenico . Essa rappresenta un vantaggio evolutivo della specie
Homo.
Come esternamente siamo dotati di sensi con i
quali percepiamo la realtà attraverso l’udito, l’occhio, il tatto
e l’olfatto, così saremmo internamente, arricchiti di un organo attraverso il
quale captiamo il Mistero del Mondo, ci rendiamo sensibili a
quella Energia potente e amorosa che trapassa da un capo all’altro
tutto l’universo e che sta sotto alla nostra esistenza. Le tradizioni religiose
l’hanno chiamata Dio.
Se essa sta dentro di noi e noi siamo parte
dell’universo, significa allora che questa intelligenza spirituale costituisce
una proprietà dell’universo stesso. Soltanto perché sta
nell’universo può stare in noi. È per questa ragione che la filosofa e fisica
quantica Danah Zohar e lo psichiatra Ian Marshall affermano che
l’essere umano non è soltanto dotato di intelligenza intellettuale e emozionale,
ma anche d’intelligenza spirituale. Essa è un dato di realtà con
lo stesso diritto di cittadinanza della libido, dell’auto affermazione,
dell’intelligenza e dell’amore (As: Intelligência espiritual, Record
2000).
Oggi è diventato urgente più che prima, dare rilievo
all’intelligenza spirituale. Perché viviamo in una cultura intorpidita dal
materialismo e dal consumismo indotto. L’effetto di questo modo di essere è ben
descritto dalla letteratura contemporanea: sentimenti di nausea (Sartre), di
essere superflui ( Marcel), di alienazione (Marx), di derelizione e abbandono
(Heidegger), di straniero in patria (Camus), in una parola, siamo affetti da
gravi malattie del sentire come hanno denunciato gli psicanalisti Rollo Maye e
Victor Frankl. Tutto questo perché abbiamo ottuso l’intelligenza
spirituale.
La spiritualità ci aiuta a uscire da questo ambiente
culturale di morbilità in agonia. L’integrazione dell’intelligenza spirituale
con le altre forme di intelligenza - intellettuale e emozionale –
ci apre a una comunione amorosa con tutte le cose e ad un atteggiamento di
rispetto e riverenza davanti a tutti gli esseri, molto più antichi
di noi. Solo così potremo reintegrarci nel Tutto, sentirci parte
della comunità della vita e accolti come compagni nella grande avventura cosmica
e planetaria.
Tradotto da Romano Baraglia
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