Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

sabato 17 agosto 2013

Vim vi repellere licet (i filosofi e lo sceriffo)



La questione se sia lecito o meno respingere la forza con altra forza è piuttosto annosa, ed andrebbe affrontata sotto vari punti di vista: filosofico, religioso, morale, politico, sociale economico e via dicendo..
La cultura cristiana ed in particolare il Vangelo di Luca 6, 27-38, così recita: Gesù disse ai suoi discepoli: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro…”
Però sappiamo molto bene che la “civiltà cristiana” è avanzata e si è diffusa nel corso della storia, dai tempi di Costantino fino a Carlo Magno, alle crociate, ai conquistadores e persino a Porta Pia, schiaffeggiando abbondantemente e oltre misura chiunque le sbarrasse la strada.
La non violenza assoluta, tra l'altro, è smentita dalla stessa Buona Novella di Gesù, con Luca 22, 38: “Signore, ecco qui due spade, egli poi disse a loro: ciò può bastare”
Alcuni esegeti traducono con: “basta così!”, lasciando intendere che lo stesso Gesù rifiutasse sdegnato l'offerta, ma il vocabolo greco non lascia indurre molto a tale congettura perché “ikànos” vuol dire proprio degno, capace, sufficiente..addirittura soddisfacente..dal verbo ikàno: giungo..giungo a proposito...insomma, anche la cultura cristiana, se andiamo un po' al di là delle facili interpretazioni non è per nulla non violenta, per non parlare poi del fatto che lo stesso Gesù agisce con violenza contro i mercanti del tempio, rovesciando i loro tavoli, oppure condannando alla Gheenna: che allora letteralmente era la discarica, anche se poi quel vocabolo è stato comunemente tradotto con Inferno.
La religione islamica, sebbene all'inizio di ogni Sura coranica si invochi Dio Compassionevole e Misericordioso, non è affatto non violenta, anzi, nel Corano, non pochi sono gli inviti a combattere e se necessario, ad uccidere i nemici della fede.
Non parliamo poi di quella ebraica, in cui il “Dio degli eserciti” è più volte menzionato ed agisce con estrema violenza contro chi non si sottomette al suo volere o viola il patto con Lui.
Nel buddhismo, poi, tutto dipende dalla motivazione, per cui, se essa è buona, anche un omicidio diventa lecito, come quello di un terrorista o persino di un pilota che sta per sganciare una bomba atomica sulla testa di centinaia di migliaia di persone inermi.
Così, la violenza accompagna ineludibilmente il corso della storia umana che purtroppo gronda del sangue non solo degli esseri umani, nelle recenti guerre sempre più indifesi, ma ormai anche di parecchie specie viventi, sterminate da un modello di civiltà che ha le sua fondamenta ben radicate nella stessa violenza.
Per Severino è lo stesso credere nell'esistenza dell'ente come oscillante tra essere e nulla che fa sussistere la radice della violenza dell'Occidente. La disperazione della finitudine è quindi la perfetta regia di tutti gli orrori che si dipanano da sempre sotto il nostro sguardo. Cosa dunque replicare al detto latino: “Vim vi, repellere licet”?
Filosoficamente e religiosamente lascio ad ognuno la interpretazione che può trovare più congeniale, ma, giuridicamente, non posso che constatare che tale detto proviene dal diritto romano, in particolare, dal codice giustinianeo, ed è stato recepito anche dal codice penale italiano all'articolo 52, secondo cui: "non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa".
Eccoci dunque alla questione cruciale, rapportata a dei fatti concreti che sono i seguenti:
Lo Stato italiano, o meglio, dei governanti eletti con “lex ad porcum” (la definizione non è la mia ma la loro) hanno deciso di proseguire ad oltranza un'opera faraonica che anche la Francia ha decretato non indispensabile, e di cui abbiamo già parlato, senza minimamente prendere in considerazione le proposte concrete delle popolazioni locali, sottoposte a tale sfregio della natura, e mettendo in atto anche azioni violente contro chiunque si opponga a tale iniziativa, consistenti, tra l'altro, in sonore bastonature e in lanci di lacrimogeni ad altezza d'uomo, ma dovremmo anche dire di bimbo o di anziani e disabili in carrozzella, perché a difendere il territorio e la popolazione dallo scempio ambientale, in quella zona sono scesi in strada tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso.
Qualcuno però lì, ormai sta perdendo la pazienza, ed ha deciso anche di reagire in maniera non del tutto “passiva”, è questa una reazione lecita?
Possiamo o no chiamare, seguendo l'art. 52 del codice penale già menzionato, “necessità di difendere un diritto proprio” quella di salvaguardare l'ambiente in cui si è nati e cresciuti dallo sventramento, dall'inquinamento e dal rischio di una opera faraonica inutile e dannosa che, come altre molto numerose, potrebbe un giorno non lontano essere persino lasciata a metà, monumento perenne all'ostinata idiozia umana?
E non è forse la mobilitazione permanente di quelle popolazioni una azione per tutelarsi contro “il pericolo attuale di un'offesa ingiusta”?
Gianni Vattimo, di recente, è intervenuto su tale questione in maniera molto esplicita, affermando tra l'altro: "La vera violenza è quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile" e ancora: "Io non sono un violento ma appoggio le reazioni anche non legali contro le scelte di un Parlamento non legittimo, se non formalmente".
Diego Fusaro, che è stato suo allievo, rincara la dose: “chi vuol essere coerente non può puntare il dito contro i No Tav senza condannare la vera violenza che ci viene perpetrata quotidianamente: quella dell’economia sugli uomini, delle agenzie di rating, del Fondo monetario internazionale, dell’Europa. Oggi la democrazia non esiste. Oggi lo Stato italiano e quindi il suo popolo non sono sovrani sul proprio territorio, basti pensare allo scempio delle basi militari americane. E’ il mercato la violenza di tutte le violenze e il presupposto che la velocità con cui viaggiano le merci sia più importante di quanto pensi una comunità ne è la testimonianza»
Ovviamente i giornalisti e i politici embedded non hanno tardato a rispondere, evocando addirittura risonanze incombenti di stagioni terroristiche trascorse da decenni e, tra tutti si è distinto, come al solito, quello che ormai appare lo sceriffo piddino più solerte della Val di Susa, il quale ha tirato in ballo addirittura Pasolini per replicare in maniera sprezzante a Vattimo e a Fusaro: «Non abbiamo mai apprezzato certe filosofie “à la carte” e alle parole di Vattimo preferiamo molto di più quelle di Pasolini, che con una surreale attualità ci racconta ancora una volta come certi teppisti di eletta tradizione risorgimentale, appartengono a quella agiata e benestante società alla quale Vattimo ha aderito da tempo che alla noia preferisce il movimento sovversivo volto a discriminare chi del lavoro ne fa una ragione di vita»
Ecco Pasolini dovrebbe leggerlo tutto, anche quando scriveva nella medesima poesia citata e stracitata sul '68:


Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.

Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!”



Oppure quando scriveva questi versi:


        A gridare è, straziata
    da mesi e anni di mattutini
    sudori - accompagnata
     
    dal muto stuolo dei suoi scalpellini,
    la vecchia scavatrice: ma, insieme, il
    fresco
    sterro sconvolto, o, nel breve confine
     
    dell'orizzonte novecentesco,
    tutto il quartiere... È la città,
    sprofondata in un chiarore di festa,
     
    - è il mondo. Piange ciò che ha
    fine e ricomincia. Ciò che era
    area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
     
    cortile, bianco come cera,
    chiuso in un decoro ch'è rancore;
    ciò che era quasi una vecchia fiera
     
    di freschi intonachi sghembi al sole,
    e si fa nuovo isolato, brulicante
    in un ordine ch'è spento dolore.
     
    Piange ciò che muta, anche
    per farsi migliore. La luce
    del futuro non cessa un solo istante
     
    di ferirci: è qui, che brucia
    in ogni nostro atto quotidiano,
    angoscia anche nella fiducia
     
    che ci dà vita, nell'impeto gobettiano
    verso questi operai, che muti innalzano,
    nel rione dell'altro fronte umano,
     
    il loro rosso straccio di speranza.



Chi sono i lavoratori della “Val di Susa” che vanno e vengono con i loro TIR? Sono quelli dello "straccio rosso di speranza" o  forse gli stessi che hanno costruito le centinaia di opere incompiute che, come una condanna, devastano tuttora il territorio italiano, da Nord a Sud? Guardate quante sono in questo sito che le enumera tutte, ed avrete la misura di una inciviltà perdurante in cui lo spreco, la devastazione ambientale, la corruzione politica e la criminalità organizzata si intrecciano indissolubilmente fino a costruire una rete mortale per il futuro del nostro paese. Guardate quanti soldi delle nostre tasse, tra le più salate del mondo, vanno a rimpinguare le casse dei parassiti del nostro popolo..http://www.incompiutosiciliano.org/opere/elenco
L'impressione che abbiamo, infatti, è che questa ennesima truffa faraonica ai danni dei contribuenti italiani serva solo per fare cassa, in un senso duplice: in quello della risonanza permanente rispetto ad un presunto stato di emergenza sociale, spacciato per terrorismo, con lo scopo di ricompattare un consenso in caduta verticale intorno ai soliti noti, e in quell'altro senso del malloppo da distribuire a ditte compiacenti il cui unico fine è far spendere e spandere fino a che ci saranno quattrini, poi, eventualmente, se proprio i francesi dovessero desistere, sarà lasciato tutto lì, a marcire come uno sfregio alla natura e alle popolazioni locali, magari incolpando solo loro per l'ennesimo monumento nel nulla.
Ci sono in Val di Susa circa 2000 agenti, poliziotti, carabinieri e agenti mobilitati permanentemente e lo stesso “sceriffo piddino”, nel suo blog, riconosce che Anche io penso che la spesa per la sicurezza in valle sia esagerata. Però, poiché militari e forze dell’ordine non sono in villeggiatura ma a difesa dello Stato e dei lavoratori, Vattimo faccia una cosa utile: lanci un appello ai suoi amici No Tav affinché cessino le violenze in modo da poter disimpegnare le forze dell’ordine dal cantiere di Chiomonte
Insomma, rebus sic stantibus, ci sarebbe da credere che lo Stato si sia trasferito in pianta stabile in Val di Susa e che chi chiede a gran voce che i soldi utilizzati per quei cantieri si debbano piuttosto utilizzare per scuole che cascano a pezzi, ospedali che vengono chiusi irrimediabilmente o per una Protezione Civile che tra poco cercherà di dirottare le cicogne che portano i bimbi, per convincerle a scaricare qualche damigiana d'acqua sugli incendi, sia solo un poveretto che, per evitare colpi di sole, se ne sta sotto l'ombrellone a pontificare sui castelli di sabbia.
Vogliamo ricordare a tali solerti difensori della spesa faraonica sul nulla, come ha votato il loro partito quando si è trattato di ridurre le pensioni d'oro oppure per ripristinare l'articolo 18?
E' lo stesso Landini a riconoscere, parlando dei lavoratori, che Il Pd ci ha lasciati soli. Il Pd non ha cancellato l’articolo 8, addirittura ha contribuito alla modifica dell’articolo 18 che ora serve solo a fare i licenziamenti. Ha votato quelle leggi e non ha fatto nulla per cancellare quelle adottate da Berlusconi.”
E' così che si bestemmia il mondo del lavoro nella più totale indifferenza? Dove è stato buttato quello straccio un tempo "rosso di speranza"?
Diceva Алекса́ндр Алекса́ндрович Блок:  : “La persecuzione più terribile è l'indifferenza”, stigmatizzando in maniera efficacissima lo stretto legame tra violenza ed indifferenza, la stessa che genera odio, come anche Gramsci ci fa notare: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. [...] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? [...] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”
Noi dunque siamo convintamente partigiani, perché parteggiamo per i popoli che difendono i loro diritti, noi continuiamo a credere che il nostro posto sia accanto a loro, che questo sia il nostro preciso dovere.
Siamo già abbondantemente scottati dal tradimento delle istanze dei lavoratori con cui decenni di lotte sindacali e di dure conquiste sono stati liquidati con furia inciucista e prona indifferenza prostrata nel culto del dio mercato.
Non abbiamo ombrelloni a proteggerci da tali scottature, ma solo una vigile intelligenza, quella che sa come, quando, dove e perché lottare, fino alla vittoria, sempre!
Vim vi repellere licet: E' e sarà sempre lecito respingere la forza di un potere autoreferenziale con quella della consapevolezza, dell'intelligenza e della mobilitazione popolare.


C.F.

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