Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 13 ottobre 2013

La necessità di esserci e di contare




Sono stato alla manifestazione in difesa della Costituzione, così come a tante altre per testimoniare un impegno civile ed una mobilitazione popolare, sempre più indispensabili in tempi di derive oligarchiche e plutocratiche (plutocratico non è un termine fascista, ma l'esatta definizione e la più precisa etimologicamente, degli attuali assetti economici globalizzati in corso).
Per la prima volta, però, in tanti anni, mi sono sentito un po' “fesso”..chiedendomi: ma è mai possibile che in questo paese si debba arrivare a manifestare per quella che dovrebbe essere la legge fondamentale dello Stato? Per impedire che, non solo essa resti perennemente inapplicata, ma addirittura che venga stravolta? Tutto ciò mi è parso infatti in maniera tragicomica, come uno che cammina dentro casa e, all'improvviso, si mette a gridare: viva il pavimento! Viva il pavimento! Forse perché una qualche percezione che gli possa crollare sotto i piedi ce l'ha..
Gli interventi alla manifestazione di ieri hanno ben messo in evidenza che questo rischio c'è davvero, e non solo per le forzature ai vari articoli della Carta Costituzionale che ci mettono di fatto in una condizione di parallelismo istituzionale: da una parte la Costituzione formale e dall'altra quella materiale, come due rette parallele che rischiano di non incontrarsi nemmeno all'infinito, ma anche e soprattutto per il recente tentativo di volerla cambiare da parte di un Parlamento che non è Assemblea Costituente, ma Porcilaia eletta (non senza la complicità di un popolo in deriva porcilesca) con lex ad porcum, per stessa ammissione dei suoi artefici.
Chi c'era ieri a denunciare tutto cio? C'era l' “isola che non c'è”, e cioè quella sinistra “fantasma” che nei palazzi del potere è ormai del tutto assente e che, quando si tratta di presentare un progetto politico alternativo, non solo non è in grado di farlo in modo unitario, ma, per di più, continua ad avere, soprattutto tramite i suoi “capi”, “capetti” e “capettini” perduranti tentazioni satellitari verso un partito ormai dichiaratamente di centro, se non si destra, come il PD.
Ripetiamocelo dunque, fino alla nausea: a sinistra del PD non c'è nulla, e questo anche per colpa di un elettorato che, pur essendo di “sinistra”, continua a percepire il PD come un suo punto di riferimento, nonostante che abbia ormai avuto prove lampanti dell'andamento contrario di quel partito, ormai abbracciato con la destra in un unico infinito autoreferenziale mantra governativo..
Le forze politiche scese ieri in campo erano visibili, con le bandiere di SEL, quelle di Rifondazione (le più numerose), quelle della lista Ingroia (che non le ammaina nonostante la cocente sconfitta), quelle dell'IDV, quelle del M5S, (per la verità non molte) e una sola, sparuta, dei democratici di una sinistra che fu, ma che non esiste più. Peccato davvero non averne potuta vedere nemmeno una socialista, sicuramente avrebbe fatto una sua bella figura a difendere la Carta Costituzionale, e non solo sempre e comunque quello che ne è diventato un “pesante” tutore: Napolitano.
Peccato anche per le varie componenti dell'associazionismo socialista, del tutto assenti in un momento cruciale, ancor di più, se consideriamo che qualche autorevole loro personaggio è stato tra i protagonisti della denuncia della incostituzionalità di questa legge elettorale. Cari compagni, l'associazionismo dei convegni e delle riunioni di “comitato” non ha né braccia robuste, e tanto meno gambe lunghe, ogni tanto, bisogna sgranchirsele in mezzo alla gente.
Ma tra le assenze “eccellenti” non possiamo non rimarcare la mancata presenza ufficiale della CGIL e persino quella dell'ANPI (nonostante alcune componenti locali fossero ben visibili con le loro bandiere), il cui presidente non ha partecipato adducendo questioni di “metodo” francamente difficilmente comprensibili, non solo dal sottoscritto che ci è andato con il fazzoletto dell'ANPI e con il suo distintivo, ma anche da molti altri che si chiedono se non sia proprio questa l'occasione migliore per ribadire la funzione di una tale associazione. Ragioni, dunque, difficilmente plausibili e difficilmente comprensibili, se non nell'ottica di prendere le distanze da un qualcosa che si percepisce essere “competitivo” rispetto a quello che si ritiene debba essere l'unico interlocutore degno di attenzione: il Partito Democratico.
Ieri però c'erano sicuramente due leaders “in pectore” di questa “sinistra che non c'è”: Landini e Rodotà, ma di qui a pensare concretamente che loro due possano mettersi a capo di un processo politico unitario ed alternativo, sarebbe come dire che tra il dire e il fare c'è di mezzo quanto meno il superamento delle colonne d'Ercole o almeno dell' Ercolino sempre in piedi (come ho già definito altrove il PD)
A fugare alcune di queste illusioni c'è infatti pronta per il 19, la settimana prossima, un'altra manifestazione che si dichiara antagonista anche rispetto a quella dell''11, in cui c'è da sperare solamente che non si ripetano le solite fiammate di guerriglia urbana, magari alimentate ad arte dai soliti infiltrati.
La sinistra antagonista, anticapitalista, antifascista, antigovernativa e antisinistra collateralista, che più anti non si può nemmeno col gorgheggio, sfilerà allora, misurando anche le sue forze, ma anche per segnare la solita distanza incolmabile rispetto alla cosiddetta “sinistra costituzionale”.
Il punto fondamentale, dunque, resta quello di sempre, e su cui si fonda il “divide et impera” di chi va in TV convinto, come Franceschini, di rappresentare la vera “sinistra” necessaria in tempi di globalizzazione: quella “metereologica” che considera le crisi speculative del neoliberismo capitalista come tsunami inevitabili. Il punto è che di sinistre in questo paese ce ne sono sempre almeno due o tre e mai una vera, autentica, combattiva, popolare e concretamente alternativa. Tanto basta per rendere la stessa parola "sinistra" decisamente insopportabile.
Forse un tempo potevamo anche permettercelo, ma adesso non più, anzi, ciò non fa che alimentare la mancanza stessa di alternative, così come non possiamo permetterci di avere l'unico partito che ancora si chiama socialista in Italia, impegnato permanentemente nelle sue beghe congressuali interne, invece che in campo con i cittadini e i lavoratori di questo paese.
Se tra i tagli imposti da questa crisi creata ad arte, negli assetti generali di un mondo dominato da potentati economici, in cui la politica è sempre più ancella idiota della economia a sfondo crematistico, c'è il recidere da questo paese la vera possibilità di una sinistra di esistere e consistere, nella millantatura di un potere che ne desertifica “a priori” la sua stessa essenza culturale ed ideologica, allora, in mancanza di una reazione unitaria, ci dovremo seriamente rassegnare ad andarcene, magari con la bussola orientata verso in mari e gli oceani dei continenti australi.
Se, invece, non vogliamo rassegnarci e vogliamo continuare a combattere affinché ci sia Socialismo ancora in Italia e, con esso, una vera sinistra che ne sia sinonimo indissolubile, dobbiamo cogliere ogni occasione ed essere presenti, prima che questo presente, seguito a ruota da un suo idiotissimo futuro, faccia sparire noi.


C.F.

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