Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 24 dicembre 2014

NATALE: FESTA DELL’UMANITA' DI DIO E DELLA CONVIVIALITA’

                
                                        

                                           di Leonardo Boff


Il Natale è stracolmo di significati. Uno di questi è stato sequestrato dalla cultura del consumo che, al posto del Bambino Gesù, preferisce la figura ammiccante del buon vecchietto, Babbo Natale, perchè più invitante per gli acquisti. Il Bambino Gesù invece parla del bambino interiore che ci portiamo sempre dentro e che sente la necessità di continue attenzioni e che da grande avrà l’impulso di spendersi per gli altri. E’ quel pezzo di paradiso, che non è stato totalmente perso, fatto di innocenza, di spontaneità, d’incanto, di gioco e di convivenza con gli altri, assolutamente senza alcuna discriminazione.
Per i cristiani è la celebrazione della “vicinanza e dell’umanità” del nostro Dio, come si dice nell’epistola a Tito (3,4). Dio si è lasciato tanto appassionare per gli umani che ha voluto essere uno di loro. Come dice elegantemente Fernando Pessoa nel suo poemetto sul Natale: “Lui è l’Eterno Bambino, il Dio che mancava; Lui è il Divino che sorride e scherza; un Bambino così umano che è Divino”.
Adesso abbiamo un Dio Bambino e non un Dio giudice severo dei nostri atti e della storia umana. Che gioia interiore sentiamo quando pensiamo che saremo giudicati da un Dio Bambino. Più che condannarci, vuole convivere e trattenersi con noi per l’Eternità.

domenica 7 dicembre 2014

Lo sciopero a Babbo Natale morto





Cento anni fa era in corso la Grande Guerra, che fu la più grande catastrofe che investì il continente europeo, destinandolo alla sua marginalizzazione nel corso della sua storia futura, funestata da altre guerre: la seconda guerra mondiale e la guerra fredda. Entrambe rovinose ed entrambe destinate a mettere i popoli europei in conflitto tra loro.

L'Unione Europea è nata con il presupposto di far finire definitivamente questi conflitti nel nostro continente, ma sta miseramente fallendo il suo obiettivo da tempo.

Da quando nella ex Jugoslavia, stragi, epurazioni e pulizie etniche la videro impotente, fino ad oggi che tale storia si ripete ai confini della Russia, con un conflitto civile in corso le cui le vittime  tra la popolazione inerme non accennano a cessare. In entrambe i casi, da più di 20 anni a questa parte, la UE, senza un sostanziale ruolo politico e militare autonomo, si è affidata e continua ad affidarsi alla sempre più pesante tutela militare dell'alleato statunitense, all'interno di una NATO tuttora dominata da esso, per marcare non solo i margini della sua sicurezza, ma anche quelli della sua eventuale egemonia finanziaria ed economica in un continente del tutto incapace di proporre una sua politica internazionale, o di svolgere opera di mediazione e di interposizione nei teatri in cui tuttora imperversa la guerra e che, oltre tutto, si sta pericolosamente avvitando su se stesso.

Finita infatti la guerra calda e fredda tra i popoli, è iniziata una guerra tanto subdola quanto rovinosa contro i popoli europei, da parte di apparati finanziari e speculativi corrotti e collusi a tutti i livelli con le peggiori mafie continentali, in nome del principio: pecunia non olet et imperat super omnia.


venerdì 14 novembre 2014

L'Italia dei chiagni e fotti





In questo scorcio di autunno, il freddo pungente ancora non arriva, il retaggio è quello di una stagione umida che già dall'estate non ci ha abbandonato mai, causando disastri come la mosca che aggredisce le olive e da cui pare non abbiamo ancora imparato a difenderci adeguatamente, tanto che ha già massacrato circa un terzo della nostra produzione. Quando impareremo che questione ecologica e questione sociale sono oggi indissolubili?
Purtroppo con ricorrenza ciclica anche gli alluvioni continuano ad imperversare, specialmente nell'alto Tirreno, la zona in cui si scontrano più facilmente e repentinamente le correnti di aria calda africana con quelle di aria fredda del nord d'Europa dissestando senza pietà un territorio già devastato da decenni di incuria e condoni
Ma il clima meteorologico forse qui da noi riflette sempre di più anche quello umano, che si sta surriscaldando in maniera esponenziale, tanto che c'è da augurarsi che non arrivi anche il peggio con i suoi morti.
Operai in sciopero da mesi presi a manganellate, piazze in cui la rabbia cresce incontrollata, un sindacato che va allo sciopero generale finalmente conscio fino in fondo che non ci sono “governi amici” e altri che ingialliscono miseramente inseguendo litanie di strategie alternative all'unico elemento di vera protesta che si ha nei paesi democratici: l'astensione dal lavoro.

martedì 28 ottobre 2014

SU COSA RIFONDARE L’ETICA E LA MORALE

 



                    Leonardo Boff, teólogo e scrittore
Una delle richieste attualmente più frequenti nei gruppi, nelle scuole, nelle università, nelle imprese, nei seminari è la questione dell’etica. Le sollecitazioni più frequenti che ricevo sono esattamente un invito ad affrontare questi temi.
Cosa particolarmente difficile oggi, dato che non possiamo imporre a tutta l’umanità l’etica elaborata in occidente sulla scia di grandi maestri, come Aristotele, Tommaso d’Aquino, Kant o Habermas. Nei contatti delle culture attraverso la globalizzazione ci troviamo a confronto con altri paradigmi di etica. Come trovare, al di là delle diversità, un consenso etico minimo valido per tutti?
Una possibilità è cercare nella stessa essenza umana, di cui tutti siamo portatori, il suo fondamento : come dobbiamo relazionarci tra noi esseri personali e sociali con la natura e con la Madre Terra? L’etica è di ordine pratico, anche se basata su una visione teoricamente ben fondata.
Se non agiremo nei limiti di un consenso minimo in questioni etiche, potremmo causare catastrofi socio-ambientali di magnitudine mai vista prima.
Valida l’osservaziopne dello stimato psicanalista nordamericano Rollo May che scrive: “Nell’attuale confusione di episodi correlati con la ragione e con la tecnica, abbiamo perso di vista e non ci siamo preoccupati dell’essere umano; c’è bisogno di fare un’umile marcia indietro verso la cura ; credo che molte volte solo la cura ci permette di resistere al cinismo e all’apatia che sono malattie psicologiche del nostro tempo”. (Erose repressao,Vozes,1973 p.318 e tutta la parte 318-340).

sabato 27 settembre 2014

Il sostegno di Leonardo Boff a Dilma

 
 
 
                                  di Leonardo Boff , teologo e scrittore.
 
Riconoscendo gli obiettivi raggiunti e gli errori degli ultimi 12 anni del governo Lula-Dilma e vedendo in anteprima i progetti politici presentati dai partiti di opposizione, sono convinto che il progetto animato dal  PT con Dilma rimane ancora il più adeguato alla situazione brasiliana. Anche solo per questo il mio voto è per Dilma Roussef.
 
Ma ho altre ragioni da offrire alla riflessione.
 
La prima si riferisce a un qualcosa di magnitudine storica innegabile. A partire dal 2002 con Lula e i suoi ancorati allo zoccolo duro della società, si è fatto per la prima volta in Brasile una rivoluzione democratica e pacifica.
 
È necessario dirlo chiaramente:  Quello che è avvenuto non è stata soltanto alternanza di potere, ma alternanza di classe sociale. Le classi dominanti, che lungo la storia hanno occupato lo Stato, garantendo più i propri privilegi che i diritti di tutti, sono state  appiedate:  private dello  Stato e della stanza dei bottoni. Un rappresentante delle classi subalterne, Lula, arriva a essere Presidente e  realizza una vera rivoluzione nel senso che Caio Prado Junior dà al termine nel  suo  classico La rivoluzione brasiliana (1996): Rivoluzione significa "trasformazioni capaci di assecondare le aspirazioni delle grandi masse che mai erano state considerate nel modo giusto; la rivoluzione che porta la vita del paese verso un nuovo destino".

giovedì 18 settembre 2014

Il socialismo non è andato al limbo





 In memoria di Eduardo Campos 

Leonardo Boff, teologo e scrittore

La nostra generazione ha visto cadere due muri apparentemente incrollabili: il muro di Berlino nel 1989 e il muro di Wall Street nel 2008.  Con il muro di Berlino è crollato il socialismo realmente esistente, segnato da statalismo, autoritarismo e violazioni dei diritti umani. Il muro di Wall Street ha delegittimato il neoliberismo come ideologia politica e il capitalismo come modo di produzione, con la sua arroganza, la sua accumulazione illimitata (greed is good: buono = il profitto è buono), al prezzo della devastazione della natura e dello sfruttamento delle persone.

Si sono presentate come due visioni del futuro e due modi di abitare il pianeta, ormai incapace di dare speranza e di riorganizzare l'armonia planetaria,  in cui tutti essere possano garantire le basi naturali che sostengono la vita in un grado avanzato di erosione.

 E 'in questo contesto che riaffiorano sia le proposte lanciate nel passato ma che ora possono avere la possibilità di realizzarsi (Bonaventura de Souza Santos), come la democrazia comunitaria e il "vivere bene" dei popoli  andini, sia quelle del socialismo originario pensato come una forma avanzata di democrazia.

Scarto in anticipo il capitalismo realmente esistente (la società di mercato) perché è così nefasto che seguitando con la sua devastante logica, può distruggere la vita umana sul pianeta. Oggi opera per una piccola minoranza: 737 gruppi economici-finanziari controllano l'80% delle società transnazionali, e all'interno di questi, 147 gruppi controllano il 40% dell' economia mondiale (secondo i dati del famoso Istituto Tecnologico svizzero), o gli 85 individui più ricchi che accumulano l'equivalente di ciò che guadagnano 3,57 miliardi di poveri (rapporto Intermon Oxfam de 2014) del mondo. Tale malvagità non può promettere nulla per l'umanità, se non crescente impoverimento, fame cronica, terribili sofferenze, la morte prematura e, in ultima analisi, l'Armageddon della specie umana.

mercoledì 3 settembre 2014

La scuola di Topolino


                                                   di Carlo Felici
 
 
Quando le montagne partoriscono i topolini, l'unico problema è cercarli finché non li si trova concretamente, perché, evidentemente, in questi casi, non fanno a tempo a nascere che già si perdono in spazi infiniti.
E' così per il tanto strombazzato “patto sulla scuola” del neo governo affetto da uno spasmodico riformismo giovanilista.
I punti che vanno emergendo partono da un assunto sacrosanto che però appare, appunto, come quando una montagna in preda alle doglie si agita, solleva un gran polverone..da cui esce timidamente un topolino che, tra tanto clamore e tante nuvole di terriccio, non si sa più dove sta e né dove va.
L'assunto è che la scuola deve essere il cardine di una società, e aggiungiamo, però anche la ricerca, l'innovazione, la capacità di competere. Se non si comincia infatti a praticare queste qualità da quando si è piccoli, difficilmente le si potrà mettere in campo da grandi, specialmente se poi non ti danno né mezzi né risorse per farlo, costringendoti così a trovarle all'estero.
Stabilizzare gli insegnanti è dunque la prima cosa, ma cominciamo da quelli già in ruolo, che le precedenti riforme, con ritmo asfitticamente sincopato, hanno costretto oggi a ballare da un corso all'altro e a fare spesso e volentieri i tappabuchi senza più uno straccio di continuità didattica. Lo conferma il sottoscritto che, insegnando Lettere, prima che il furore riformista venisse messo in campo aveva due corsi con continuità didattica assicurata, mentre oggi, invece, ne ha cinque ballerini e svolge anche una sola ora a settimana in una classe, facendo concorrenza alla collega di religione.
Immettere in ruolo i precari è sacrosanto, ma non per costringerli a fare i supplenti a vita, bensì per coprire cattedre scoperte che vanno integrate con una adeguata e piena continuità didattica. E in ogni caso, non si vede perché la figura del supplente debba sparire, specialmente se si prevede che chi si candiderà per insegnare dovrà fare dell'opportuno tirocinio, prima di avere una cattedra tutta sua..se mai l'avrà.
Un piano di assunzione pluriennale poi, esattamente come l'elargizione degli 80 euro a pioggia (e senza meriti famigliari di vario genere), corrisponde all'ennesima democristiana politica clientelare, per cui, “se duro” forse avrai il posto e se “cado” invece no..per cui votami..

venerdì 29 agosto 2014

INCITATUS, MELIUS QUAM NOMINATUS (tr. meglio un cavallo di un parlamentare nominato)

           
                                               
                                                           di Carlo Felici
Il 31 Agosto del 12, nasceva Gaio Cesare Germanico, figlio di Agrippina Maggiore, a sua volta figlia di Giulia, che era figlia di Augusto. Egli discendeva dunque direttamente dal primo grande imperatore di Roma, che regnò anche su di lui per soli due anni durante la sua primissima infanzia.
Fu un personaggio tra i più diffamati nel corso della storia, ma, a ben vedere, la ragione c'è: ed è quella che egli, anche se in poco tempo, seppe inaugurare una forma di nuovo assolutismo democratico, che probabilmente corrispondeva maggiormente a quello che avrebbero voluto fare e che avrebbero messo in atto Cesare e Marco Antonio se entrambi non fossero stati stati tolti di mezzo rispettivamente dagli scherani senatori e dal rivale Augusto, il quale regnò più come un garante che come un sovrano dotato di pieni poteri, e per altro, sempre con un certo altezzoso distacco dal popolo di Roma.
L'assolutismo democratico non deve essere confuso con la tirannide né con il dispotismo illuminato, retaggio di altre epoche e che, in ogni caso, restano profondamente differenti per la loro vocazione autarchica ed autoreferenziale.
L'assolutismo democratico, infatti, non poteva attuarsi senza il consenso di quella che era la stragrande maggioranza del popolo di Roma: la plebe e l'esercito, prova ne è il fatto che ogni qual volta il consenso di una di queste componenti fondamentali veniva meno, con esso rotolava nella polvere anche la vita dell'imperatore che lo aveva incarnato, fino almeno a che esso non fu talmente consolidato, che si tramandò per “adozione”, scegliendo cioè, in fase preventiva, il migliore dei successori, nel periodo che caratterizzò l'età d'oro degli imperatori Antonini.

domenica 17 agosto 2014

La Grande Trasformazione e le sue promesse.

 
 
 
                            Leonardo Boff, teólogo e scrittore
 
 
La grande trasformazione consiste nel passaggio da una economia di mercato alla società di mercato. Voglio dire, una società con mercato per una società solo di mercato Il mercato è sempre esistito nella storia dell'umanità, ma mai una società di solo mercato, cioè una società che colloca l'economia come l'asse strutturante unico dell'intera vita sociale, sottomettendo ad essa la politica e annullando l'etica. Tutto è merce, anche le cose sacre.
Non si tratta di qualsiasi tipo di mercato. È il mercato che si regge attraverso la competizione e non attraverso la cooperazione. Quello che conta è il beneficio economico individuale o corporativo e non il bene comune di tutta la società. Generalmente questo beneficio viene raggiunto a costo di devastazioni della natura e di gestione perversa delle diseguaglianze sociali. In questo senso la tesi di Thomas Piketty in "Il capitale nel secolo 21º" è inconfutabile. 
Il mercato deve essere libero, pertanto, rifiuta controlli e vede lo Stato come il suo grande impedimento, la cui missione, sappiamo, è ordinare con leggi e norme la società, anche il campo il economico e coordinare la ricerca comune del bene comune. La Grande Trasformazione postula uno stato minimo, limitato praticamente alle questioni legate alle infrastrutture della società, al fisco, mantenuto il più basso possibile e alla sicurezza. Tutto il resto deve essere ricercato nel mercato, pagando.
Il genio della mercantilizzazione di tutto è penetrato in tutti i settori della società. La salute, l'educazione, le sport, il mondo delle arti e dell'intrattenimento e persino importanti gruppi di chiesa e di religione. Queste incorporano la logica del mercato: la creazione di una massa enorme di consumatori di beni simbolici, chiese povere in spirito, ma ricche quanto a mezzi di fare soldi. Non raramente nello stesso plesso funziona un tempio e accanto ad esso uno shopping. Infine si tratta sempre della stessa cosa: porta via rendite sia con beni materiali sia con beni "spirituali".
Chi ha studiato in dettaglio questo processo distruttore è stato lo storico dell'economia, l'Ungaro-nord-americano Karl Polanyi (1886-1964). Lui ha coniato l'espressione la Grande Trasformazione, titolo di un libro scritto prima della seconda guerra mondiale nel 1944. Allora la sua opera non meritò particolari attenzioni. Oggi, quando le sue tesi vengono confermandosi ad una ad una, è diventato lettura obbligatoria per tutti coloro che si propongono di capire quello che sta succedendo nel campo dell'economia con ripercussioni in tutti gli ambiti dell'attività umana, non esclusa quella religiosa. Sospettiamo che lo stesso Papa Francesco si sia ispirato a Polanyi per criticare l'attuale mercantilizzazione di tutto persino degli esseri umani e dei loro organi.
Questa forma di organizzare la società intorno agli interessi economici del mercato ha spaccato l'umanità da cima a fondo: una fossa enorme si è creata tra i pochi ricchi e molti poveri. È stata gestita una spaventosa sociale  ingiustizia sociale con moltitudini trattate come materiale usa e getta, ’olio esausto, non più interessante per il mercato: producono quote risibili e non consumano quasi niente.
Simultaneamente la Grande Trasformazione della società in mercato ha creato anche una iniqua ingiustizia ecologica. Nell'ansia di accumulare, sono state sfruttate in forma predatoria beni e servizi della natura devastando interi ecosistemi, contaminando suoli, acque, aria e alimenti, senza nessun'altra considerazione etica sociale o sanitaria.

martedì 5 agosto 2014

Lo humour come espressione di salute psichica e spirituale

 
                                 Leonardo Boff, teólogo e scrittore
Tutti gli esseri viventi superiori possiedono un accentuato senso ludico. Basta osservare i gattini e i cani delle nostre case. Ma lo humour è proprio solo degli esseri umani. Lo humour non è mai stato considerato un tema "serio" dalla riflessione teologica, nonostante che sia risaputo che esso si trova in tutte le persone sante e mistiche, che poi sono gli unici cristiani veramente seri. In filosofia e nella psicanalisi ha avuto una sorte migliore.
Lo humour non è sinonimo di arguzia, dato che può esserci arguzia senza humour e humour senza arguzia irripetibile. L'arguzia è irripetibile. Se ripetuta, perde la sua bellezza. Una storiella piena di humour conserva sempre la sua bellezza. Ci piace risentirla parecchie volte.
Lo humour può essere compreso soltanto a partire dalla profondità dell'essere umano. La sua caratteristica è di essere un progetto infinito, portatore di inesauribili desideri, utopie sogni e fantasie. Un tale dato esistenziale fa sì che esista sempre  un gap tra il desiderio e la realtà, tra il sogno e la sua concretizzazione. Nessuna istituzione, religione, stato e leggi riesce a inquadrare totalmente l'essere umano, anche se esistono esattamente per inchiodarlo a un certo tipo di ordine. Ma esso esonda da queste determinazioni. Da ciò l'importanza della violazione dell'inedito per vivere la libertà e perché sorgano cose nuove. Questo in arte, nella letteratura e anche nella religione.

sabato 2 agosto 2014

Il dispotismo della menzogna.


                                   



                                                       di Carlo Felici

Si fa pubblicità ad un prodotto quando lo si vuole lanciare sul mercato e si crede, altrimenti, che non potrebbe avere consumatori né spazio per potersi affermare. In genere, infatti, è difficile vedere la pubblicità di prodotti largamente venduti e consumati, la si osserva, in questi casi, solo quando qualcuno di essi viene aggiornato con uno nuovo e nemmeno per tanto tempo, se il trend prosegue come quello del modello precedente.
Il fatto, dunque, che la televisione di Stato, in Italia, ci propina a raffica, da un po' di tempo, pubblicità di ogni genere sulle magnifiche sorti e progressive dell'Unione Europea, quando non lo ha mai fatto in precedenza, nemmeno in tempi in cui la UE era in formazione o quando certi trattati capestro erano pronti per essere varati, è un sintomo preciso delle difficoltà che l'Italia ha a restare in un contesto ormai gradito sempre meno dai suoi cittadini. In poche parole, nella mentalità dell'italiano medio, almeno negli ultimi tre, quattro anni, da quando cioè la crisi economica si è fatta più dura, lo stare in questa comunità appare sempre di più come restare nella gabbia di uno zoo, in cui, per altro, i gestori hanno deciso di risparmiare sullo spazio concesso agli animali e sul loro cibo. Questo è in effetti il risultato di un rigorismo fine a se stesso, o meglio, che non ha altra finalità che dirottare gli investimenti dai settori produttivi a quelli speculativi.
In Italia, anche se molti non se ne accorgono o sono facili prede dei pifferai del “tutto bene madama la marchesa”, si rischia ormai l'unità nazionale, per vari fattori concomitanti.

lunedì 21 luglio 2014

Il trepido desìo dell'alma affranta. (la Repubblica Romana del 1849 e noi)




                                                         di Carlo Felici


Viviamo in tempi di sovranità sempre più limitata, perché l'orizzonte globale in cui si estende la ferrea ideologia del “capitalismus sive natura”, con cui si pretende di far credere che non esista altra verità oltre quella del contingente, non rende possibile altra libertà che non consista nel sentirsi pienamente organici ad un imperativo categoricamente vincolato alla necessità di adeguare il volere al dovere essere merce per fini di profitto.
Anche la nostra bella Repubblica nasce già con questo imprimatur, in un'epoca in cui fu già molto importante essere riusciti ad redigere una Costituzione tra le più avanzate al mondo, e, potremmo dire senza tema di smentita, anche troppo “avanzata” per un popolo poco educato e ancor più scarsamente abituato alla consuetudine dei diritti e dei doveri necessari ed indissolubili in un autentico tessuto democratico. La nostra Repubblica è così nata con un abito meraviglioso che però ha per molto tempo nascosto vergogne alquanto luride e meschine: servilismo, corruttele, clientelismo, ruberie, immoralità largamente diffuse nella gestione del potere e dell'amministrazione pubblica, collusioni con mafie di ogni tipo e permanenti tendenze municipaliste e centripete, sempre in agguato, per minare il senso di appartenenza ad una comunità e ad uno Stato che, se il fascismo aveva idolatrato, la repubblica dei boiardi ha continuato, nei fatti, spesso a bestemmiare senza ritegno.

sabato 12 luglio 2014

La memoria sessuale: base biologica della sessualità umana

 
 
 
Leonardo Boff, teologo e scrittore
 
 
 
Perché possiamo comprendere la profondità della sessualità umana, abbiamo bisogno di intendere che essa non esiste isolata, ma rappresenta un momento di un processo maggiore: quello biogenico.
La nuova cosmologia ci ha abituati a considerare ogni realtà singolare dentro un tutto che è stato ordito già 13,7 miliardi di anni fa e la vita da 3,8 miliardi di anni. Le realtà singolari (elementi fisico-chimici, microrganismi, rocce, piante, animali ed esseri umani) non si giustappongono ma si intrecciano in reti interconnesse costituendo una totalità sistemica, complessa e variegata.
Così, la sessualità è emersa 1 miliardo di anni fa come un momento avanzato della vita. Dopo la decifrazione del codice genetico da Crick e Dawson negli anni 50 del secolo passato, sappiamo oggi con prove alla mano che vige l'unità della catena della vita: batteri, funghi, piante, animali e esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle perché discendiamo da un'unica forma originaria di vita. Abbiamo, per esempio, 2758 geni uguali a quelli di una mosca e 2031 identici a quelli di un verme.
Questo dato si spiega per il fatto che tutti, senza eccezione, siamo costruiti a partire da 20 proteine di base combinate con quattro acidi nucleici (adenina, timina, citosina e guanina). Tutti discendiamo da un antenato comune, che ha dato origine alla ramificazione progressiva dell'albero della vita. Ogni cellula del nostro corpo, anche la più esteriore epidermica, contiene le informazioni di base di tutta la vita che conosciamo c'è, poi, una memoria biologica iscritta nel codice genetico di ogni organismo vivo.

giovedì 3 luglio 2014

Il fiore reciso della primavera della Patria. (a Goffredo Mameli)





                                                   di Carlo Felici

Non c'è mai stato in Italia un eroe romantico tanto grande, appassionato e devoto alla causa quanto dimostrò di esserlo, in tutta la sua breve vita, Goffredo Mameli, artista, poeta rivoluzionario, di cui purtroppo molti tra gli italiani (o quelli che almeno sono rimasti a considerarsi seriamente tali) sanno solo che è l'autore del nostro inno nazionale. Nessuno, infatti, ne parla nelle scuole, nessuna antologia scolastica contiene le sue poesie o i suoi interventi politici, nessuna casa editrice, dal centenario della sua nascita, si è più preoccupata di ristampare la sua intera opera, tuttora reperibile solo nel mercato antiquario dei libri.
La sua fu, e decisamente resta, una sorte sfortunata, se almeno consideriamo la dovuta conoscenza che egli avrebbe meritato e gli onori che avrebbe dovuto avere sin da dopo la sua morte.
E invece proprio dopo la sua morte iniziò una serie di disgraziate vicissitudini, destinate a concludersi quasi un secolo dopo.
Mameli morì con la Repubblica Romana, primo, straordinario e fulgido esempio di democrazia socialmente avanzata in Italia e nel mondo. Una Repubblica non atea o giacobina, o tanto meno inficiata di bonapartismo, come quella francese, né di fatto timocratica come quella americana e neppure schiacciata su una ideologia da imporre a tutti, ma che rispettò ed attuò pienamente la sovranità popolare, combatté il potere temporale del clero, senza minimamente minacciare i principi religiosi su cui essa stessa si fondava, inserendo nella sua bandiera il detto “Dio e Popolo”, che spezzò i monopoli, le rendite parassitarie, distribuì terre ai contadini, case ai più poveri e che diede persino un albergo di villeggiatura, già appartenuto ai gesuiti, ai malati di mente prima reclusi dalle autorità ecclesiastiche in una zona malsana di Roma . Sarebbe opportuno parlarne a lungo, ma lo faremo magari in un'altra occasione con un intervento specifico a parte.

domenica 29 giugno 2014

Una democrazia che si rivolta contro il popolo

 
 
 
Leonardo Boff, professore emerito di etica

Un generale grido della corporazione dei "media", di parlamentari dell'opposizione e di analisti sociali legati allo status quo di conservatorismo strisciante, si è alzato furiosamente contro il decreto presidenziale che istituisce la "Politica nazionale di partecipazione sociale". Il decreto vuole solo coordinare i movimenti sociali esistenti, alcuni arrivati a noi dagli anni 30 del secolo passato, ma che negli ultimi anni si sono moltiplicati esponenzialmente, al punto che Noam Chomsky e Vandana Shiva considerano il Brasile primo paese al mondo per numero e varietà di movimenti organizzati. Il decreto riconosce questa realtà e la stimola perché arricchisca il tipo di democrazia rappresentativa vigente con un elemento nuovo che è la democrazia partecipativa. Questa non ha potere decisionale ma soltanto consultivo, di informazione, di scambio di suggerimenti per problemi locali e nazionali.
Pertanto quegli analisti che affermano, di fronte alla chiarezza del testo del decreto, che la presenza dei movimenti sociali toglie potere decisionale al governo, al Parlamento e al potere pubblico, o si affaticano nell'errore o accusano in malafede. E la cosa è spiegabile. Sono abituati a muoversi all'interno di un tipo di democrazia a bassissima intensità, dando di spalle alla società e liberi da qualsiasi controllo sociale.

giovedì 19 giugno 2014

L'alternativa al blocco di marmo




Questo mio intervento vorrebbe parlare della sinistra italiana senza mai nominare la parola sinistra, ma, come è evidente, è già sbagliato in partenza perché l'ho già nominata due volte..direi troppe, sarà quindi meglio mettere un punto e andare a capo, come se non avessi già scritto nulla.
Perché, in effetti, il rischio che si corre in questo caso, è proprio quello di parlare del nulla.
Ma quand'è che si parla e si straparla del nulla? Spesso e volentieri quando non si vuole parlare concretamente di altro, di ciò che conta davvero.
E in Italia quel che conta davvero è il degrado politico, civile, morale e infine della stessa democrazia a cui stiamo assistendo, paradossalmente anche ad opera di chi ha messo l'attributo democratico nel suo simbolo.
In un contesto fossilizzato a monte dall'imperativo categorico ma non kantiano, perché assolutamente immorale, dell' “alternativlos” (la assoluta mancanza di alternative all'assetto economico imposto dal neoliberismo), la vera parola “eversiva” (nel senso etimologico di svolta radicale) non è dunque “sinistra” (e già sono tre volte che mi rinnego) ma più autenticamente “alternativa” o “antagonismo”. La ricerca cioè di un modello di sviluppo e di sistema diversi, fin dalle fondamenta, rispetto a quello vigente.
E non è difficile, se usciamo dai parametri embedded della mediocre mediaticità dominante, non è difficile perché l'inverso di un sistema fondato sulla riduzione dell'essere umano a merce per fini di profitto e sulla conseguente sistematicità di tale assunto a tutti i livelli, persino scolastici e formativi, con l'immiserimento del percorso di studi in una serie interminabile di crediti e di debiti (nemmeno la cultura fosse una sorta di labirinto bancario), ebbene, il contrario di tutto ciò è l'alternativa del bene comune anteposto agli interessi di parte, individuali e collettivi. Un bene comune che è, in primis, lavoro per la comunità e, parallelamente ed indissolubilmente, una sinergia ed un rispetto per le risorse naturali che lo consentono: quelle fonti, possibilmente rinnovabili, che accrescono la ricchezza data dalla biodiversità a tutti i livelli.

sabato 14 giugno 2014

Ognuno ha il suo tempo per entrare nelle braccia dell'Eterno.



Leonardo Boff, teologo e scrittore

Il primo testamento comprende anche l’Ecclesiaste (in ebraico Qoélet), un libro curioso che non menziona l'elezione del popolo di Dio, né l'alleanza divina e nemmeno la relazione personale con Dio. Rappresenta la fede giudaica inculturata nella visione greca della vita. Possiede uno sguardo acuto sulla realtà così come si presenta e nutre rispetto verso tutti i popoli. C'è un passaggio assai noto che parla del tempo: «Tempo di nascere, tempo di morire, tempo di piantare, tempo di sradicare, tempo di ridere e tempo di piangere, tempo di amare e tempo di odiare, tempo di guerra e tempo di pace», e così via (c. 3,2-8). Ci sono molte forme di tempo.
Dobbiamo liberarci dal tipo di tempo dominante, quello degli orologi. Tutti siamo ostaggi di questo tipo di tempo meccanico. Conosciamo orologi - il primo è stato l'orologio solare - già 16 secoli. Pare che siano stati gli asiatici a inventare l'orologio. Nel 725 della nostra era, un monaco buddista escogitò un orologio meccanico che, che rifornito di acqua a secchiate,faceva una rotazione completa in 24 ore. In Occidente si attribuisce a un altro monaco, benedettino, dopo papa Silvestro II (950-1003), l'invenzione dell'orologio meccanico attuale.

mercoledì 11 giugno 2014

Il riscatto del contratto naturale con la Terra






Leonardo Boff, teologo e scrittore

Fino a questo momento, il sogno dell'uomo occidentale e bianco, diventato universale a causa della globalizzazione, era quello di dominare la terra e spremerla per trarne benefici senza limiti. Questo sogno, dopo quattro secoli, è diventato un incubo. Come mai prima, l'apocalisse può accadere provocata proprio da noi stessi, come ha scritto prima di morire il grande studioso di storia Arnold Toynbee.
Per questo, è necessaria una ricostruzione della nostra umanità e della nostra civiltà con un altro tipo di relazione con la Terra perché sia sostenibile. Vale a dire: affinché riesca a mantenere le condizioni di manutenzione di riproduzione della vita. Tutti loro hanno valore intrinseco e per questo sono soggetti di diritti.
Ogni contratto è fatto a partire dalla reciprocità, dallo scambio e del riconoscimento di diritti di ognuna delle due parti. Dalla Terra abbiamo ricevuto tutto: la vita e i mezzi per vivere. In cambio, nel nome del contratto naturale, abbiamo il dovere di gratitudine, di contraccambio e di cura perché essa abbia sempre la vitalità per fare quel che ha sempre fatto per noi tutti. Ma noi, da molto tempo, abbiamo invalidato questo contratto.
Per rifarlo, dobbiamo fare come il figlio prodigo della parabola di Gesù. Tornare alla Terra, la Casa Comune, e chiedere perdono. Questo perdono si traduce in un cambio di condotta nel senso del rispetto e delle attenzioni che essa merita. La Terra è nostra Madre, la Pacha Mama degli Andini e la Gaia dei moderni.

lunedì 9 giugno 2014

Ortoprassi per un'etica di relazione (saggio filosofico sull'etica dell' Ecosocialismo)




di Carlo Felici

Saggio filosofico introduttivo all'etica dell'Ecosocialismo

Inizieremo questa serie di considerazioni cercando di definire il concetto di prassi
e di ortoprassi, nell’ambito di una dinamica dell’agire relazionato.
Il filosofo argentino Enrique Dussel ci dà la seguente definizione: “con prassi e pratico si intende l’atto umano orientato verso l’altra persona; l’atto verso un’altra persona e la relazione che lega una persona all’altra” E continua: “Prima di tutto prassi è un ATTO che compie una persona, un essere umano, il quale, però, si dirige ad un’altra persona o direttamente (una stretta di mano, un bacio, un dialogo frontale, una botta) o indirettamente (per mezzo di qualcosa, per esempio quando si spartisce un pezzo di pane [o condivide aggiungo io l’uso di un mezzo informatico])…In secondo luogo prassi è la RELAZIONE stessa che intercorre tra due o più persone.”

giovedì 5 giugno 2014

Matteotti, 90 anni dopo: il "vantaggio democratico a danno del socialismo"




Il 90° anniversario del martirio di Giacomo Matteotti, capita in Italia in un momento del tutto particolare, per questo esso assume una rilevanza ancora maggiore nella sua perenne testimonianza ai posteri.
Matteotti fu il primo a smascherare, in maniera precisa e documentata la stretta collusione tra fascismo e capitalismo, altri lo avrebbero fatto con il senno di poi. Pochissimi ebbero il coraggio invece di resistere allora alla dilagante pletora che tendeva a identificare il fascismo con una rivoluzione proletaria.
Matteotti scrisse un libro prima di morire: "Un anno di dominazione fascista", che circolò all'estero ma che in Italia, per ovvi motivi, non si poté diffondere, e che, per un caso tanto strano quanto crudele del destino, è tuttora di difficilissima reperibilità, essendo stato ristampato solo nel 1980 e sotto forma di copia anastatica, da una piccolissima casa editrice.
Esso è un'analisi puntualissima dei meccanismi con cui il fascismo si stava impadronendo dello Stato, sia sul piano politico economico e sociale, che su quello della repressione, porta a porta, dei suoi oppositori. Narra infatti delle riforme che tesero ad assecondare le classi che sostennero la sua ascesa e delle violenze quotidiane degli squadristi.
Nella sua introduzione è scritto a chiare lettere:
L'economia e la finanza italiana nel loro complesso hanno continuato quel miglioramento e quella lenta ricostruzione delle devastazioni della guerra che erano già cominciati ed avviati negli anni precedenti; ma ad opera delle energie sane del paese, non per gli eccessi o le stravaganze della dominazione fascista, alla quale una sola cosa è certamente dovuta: che i profitti della speculazione e del capitalismo sono aumentati di tanto, di quanto sono diminuiti i compensi e le più piccole risorse della classe lavoratrice e dei ceti intermedi, che hanno perduta insieme ogni libertà e dignità di cittadini” Aggiungendo a proposito dei profitti e dei salari che “se gli indici del profitto capitalistico sono in aumento, se gli indici del caro-vita sono in leggero aumento e se soltanto i salari sono in decisa diminuzione, la conclusione è che l'attuale regime fascista non ha portato alcuno straordinario miglioramento nel complesso nazionale della economia; ma ha innovato soltanto in questo: che la ricostruzione economica si continua a compiere, ma a spesa esclusiva delle classi inferiori”

domenica 1 giugno 2014

Dalla "terra di mezzo" al..."Burkina Fasu"..


Le recenti elezioni europee stanno per essere archiviate, ma la cosiddetta sinistra sembra, almeno per certi versi, anche se non per tutti grazie al cielo, più in vena di archiviare se stessa.

Si sente, o meglio si risente, con un lessico solo nei sinonimi diverso, parlare di “via mediana”, di “spazio intermedio”, di “terra di mezzo”

E' una posizione politica, è bene dirlo con chiarezza, che in Europa non esiste, non esisteva prima di queste elezioni e ancor meno esiste oggi, quando il PSE, in linea generale, ha preso una sonora batosta, la GUE ha avuto un risultato apprezzabile ma non eclatante, e sono comparsi come fenomeni nuovi e sconcertanti, partiti ultraconservatori per la prima volta come vincitori di tale competizione elettorale, in due dei più grandi paesi della UE: la Francia e la Gran Bretagna.

Il PD è l'unico partito aderente al PSE ad aver vinto con una percentuale nettamente superiore ad ogni suo antagonista, ma sfido chiunque a dimostrare che il PD è un partito socialista a tutti gli effetti.

Tsipras si avvia a condurre il partito di maggioranza in Grecia, ed è quasi sicuro che conserverà la sua maggioranza fino al rinnovo del governo di quel paese.

Niente sarà più come prima, e se la Germania si arrocca nella impossibile difesa di un candidato inossidabilmente conservatore ma, per di più, avversato dagli stessi conservatori inglesi, essendo una sorta di rottame degli anni 80, più o meno come se si volesse a presiedere la Commissione Europea la Tatcher, è pur certo che la sua possibilità di imporre diktat al resto d'Europa esce fortemente ridimensionata da queste elezioni.

venerdì 30 maggio 2014

L'essere umano: la parte cosciente e intelligente della Terra

 
 
 
Leonardo Boff, ecoteologo e scrittore
 
L'essere umano cosciente non deve essere considerato a parte dal processo dell'evoluzione. Questo rappresenta un momento specialissimo della complessità delle energie, delle informazioni e della materia della Madre Terra. I Cosmologi ci dicono che una volta raggiunto un certo livello di connessioni al punto da creare una specie di vibrazioni all'unisono, la Terra fa irrompere la coscienza e, con questa, l’intelligenza, la sensibilità e l'amore.
L'essere umano è quella porzione della Madre Terra che, in un momento avanzato della sua evoluzione, ha cominciato a sentire, a pensare, ad amare, ad aver cura devozione e rispetto. È nato, così, l'essere più complesso che noi conosciamo: l'homo sapiens sapiens. Per ciò, secondo il mito antico della cura, da humus (terra feconda) derivò l'homo/uomo e da Adamah (terra fertile, in ebraico) ha avuto origine Adam - Adamo (figlio/figlia della terra).
In altre parole, noi non stiamo fuori né sopra la Terra viva. Siamo parte di lei, insieme agli altri esseri da lei generati. Non possiamo vivere senza la Terra, sebbene lei possa continuare la sua traiettoria senza di noi. A causa della coscienza e dell'intelligenza siamo esseri con una caratteristica speciale: a noi fu affidata la guardia e la cura della Casa Comune. Meglio ancora: a noi tocca vivere e continuamente rifare il contratto naturale tra Terra e Umanità, visto che la sostenibilità dipende interamente dalla sua osservanza.

lunedì 26 maggio 2014

Mutatis..in mutande

Le recenti elezioni europee hanno in Italia un vincitore netto, che non è il PD ma l'astensionismo, dato che rispetto alle precedenti si è perso un buon 20% degli elettori che votavano in questa competizione elettorale, a dimostrare innanzitutto la sfiducia crescente del popolo italiano nella UE.
Poi ne hanno, tra coloro che hanno votato, uno epocale: il PD che ha rinverdito, con lo stesso ruolo che aveva allora, mutatis mutandis, il ruolo della DC nel 1948.
Stesso ruolo, stessa vittoria schiacciante, e probabilmente, con le dovute differenze di epoca, per la stessa motivazione.
Allora la DC assicurava la rinascita dell'Italia nell'alveo dell'atlantismo segnato dal piano Marshall, oggi il PD cerca di assumere il ruolo di tutore dell'Italia nei confronti dei mercati, per fare in modo che il “manganello-spread” non picchi troppo forte.
Il PCI, allora, per definizione e ruolo, non poteva vincere, pena il mancato arrivo degli investimenti americani, e per gli equilibri di Yalta, Grillo oggi non può vincere perché, altrimenti, lo spread tornerebbe a darci mazzate tali da farci stramazzare.
Ergo, eravamo un paese a sovranità limitata allora, e lo siamo a sovranità limitatissima oggi che non controlliamo nemmeno più la nostra moneta corrente. Da noi il "mutatis mutandis" si traduce con: "mutiamo sempre più in mutande.."
Grillo oggi, come allora il PCI, ha spaventato una massa notevole di elettori, e Renzi, come la DC, di allora, ha “capitalizzato” la paura, assumendo un ruolo rassicurante e di garanzia che gli ha portato molti voti in più del previsto, soprattutto da un centrodestra in crisi endemica.

sabato 24 maggio 2014

Quanto di barbarie esiste ancora dentro di noi?

 
 
 
Leonardo Boff, teologo e scrittore
Sempre sono esistite perversioni nell'umanità, ma oggi con la proliferazione dei mezzi di comunicazione, alcune riescono a bucare il videoe suscitano particolare indignazione. Il caso più clamoroso, agl'inizi di maggio del 2014, è stato il linciaggio dell'innocente Fabiane Maria de Jesus, a Guaruja nel litorale paulista. Confusa con una rapitrice di bambini per mezzo delle arti della magia nera, è stata letteralmente fatta a pezzi e linciata da una turba di indignati.
Questo fatto costituisce una sfida alla comprensione, dato che viviamo in società cosiddetta civile e dentro ad essa succedono pratiche che rimandano ai tempi della barbarie, quando ancora non c'era contratto sociale né regole collettive per garantire una convivenza minimamente umana. C'è una tradizione teorica che ha tentato di chiarire un tale fatto.
Nel 1895 Gustave Le Bon scriveva , forse per primo, un libro sulla «Psicologia delle masse». La sua tesi è che una moltitudine dominata dall'inconscio, può avere un'«anima collettiva» e passa a praticare atti perversi che, l' «Anima individuale», normalmente mai praticherebbe.
Il nordanericano H.L. Melcken ancora nel 1918 scriveva "La turba" uno studio equilibratosul fatto e mostra l'identificazione del gruppo con un leader violento o con una ideologia di esclusione che ottiene in quel momento un corpo proprio e, senza controllo, lascia irrompere quanto di barbaro ancora si annida nell'essere umano.

sabato 3 maggio 2014

La bellezza salverà il mondo": Dostoevskij ci dice come.





                                         Leonardo Boff, filosofo e scrittore 



L'abbiamo imparato dai greci - e questa intuizione ha attraversato i secoli - che ogni essere, per differente che sia, possiede tre caratteristiche trascendentali (cioè sempre presenti; mentre situazione, spazio e tempo sono irrilevanti): ogni essere è unum, verum et bonum, voglio dire che gode di una unità interna che lo mantiene nell'esistenza; che è vero, perché si mostra così come di fatto è; buono, perché svolge bene il suo compito insieme agli altri aiutandoli a esistere e a coesistere.
  
Sono stati i maestri francescani medievali, come Alessandro di Hales e specialmente San Bonaventura che, prolungando una tradizione venuta da Dionigi Areopagita e da Sant’Agostino, hanno aggiunto all’essere un’altra caratteristica trascendentale: pulchrum, cioè  bello. Basandosi sicuramente sull’esperienza personale di San Francesco che era un poeta e un esteta di eccezionale livello, che “nel bello delle creature vedeva il Bellissimo,” hanno arricchito la nostra comprensione dell’essere con la dimensione della bellezza.  

Tutti gli esseri, anche quelli che ci sembrano schifosi, se li osserviamo con affetto, nei  particolari e nell’insieme, presentano, ognuno a modo suo, una bellezza singolare se non proprio nella forma, certo nel modo come in loro tutto è articolato con equilibrio e armonia sorprendenti.  

giovedì 1 maggio 2014

Lettera a Renzi: "Dal capitale al valore umano"



Caro Renzi,
 sono un professore, quello che hai detto che vorresti diventare tu se non facessi il Presidente del Consiglio, e lo sono da quando tu frequentavi le scuole medie.
Bene, se tu avessi scritto in un tema: "capitale umano" ti avrei dato quattro, perché l'espressione "capitale umano" è un ossimoro, una contraddizione in termini. Non si può avere la possibilità di commisurare due entità incommensurabili. Il capitale è infatti ciò che tende ad accrescersi all'infinito e si basa, per questo, sulla dismisura. L' "umano" invece è ciò che, per sua natura, ha un limite e si fonda, per questo, sull'equilibro, quello che i greci chiamavano "mètron".

lunedì 28 aprile 2014

SI VIVE COME AI TEMPI DI NOE’

 
 
 
                                        Leonardo Boff, teologo e scrittore
 
Viviamo come ai tempi di Noè. Col presentimento che sarebbe venuto un diluvio, il vecchio cercava di convincere  la gente perché cambiassero stile di vita. Ma nessuno gli dava retta. Al contrario, “Si mangiava e si beveva. C’era chi prendeva moglie e chi prendeva marito finché non arrivò il diluvio e li spazzò via tutti” (Lc 17,27;Gn 6-9) 
I duemila scienziati del IPCC che studiano il clima della terra , sono i nostri attuali Noè. La terza e ultima relazione del 13/4/14 contiene un grave grido di allarme: abbiamo soltanto quindici anni per impedire che si oltrepassi di 2°C il clima della terra. Se sarà oltrepassato, conosceremo qualcosa del diluvio. Nessuno dei 196 capi di stato ha detto una sola parola. La grande maggioranza continua a sfruttare i beni naturali, facendo affari, speculando e consumando senza fermarsi, come ai giorni di Noè. 

sabato 19 aprile 2014

Pasqua 2014: possiamo sorridere in mezzo allo spavento e alla paura della nostra epoca?




                                              Leonardo Boff, teologo e scrittore

Nella mia lunga traiettoria teologica, due temi per me sono rimasti centrali fin dall’inizio, a partire dagli anni ’60 del secolo passato, perché rappresentano singolarità proprie del cristianesimo: la concezione societaria di Dio (Trinità) e l’idea della risurrezione da morte. Se non tenessimo conto di questi due temi, non cambierebbe quasi nulla rispetto al cristianesimo tradizionale. Questo predica fondamentalmente il monoteismo (un solo Dio) come se fossimo ebrei o musulmani. Al posto della risurrezione ha preferito il tema platonico dell’immortalità dell’anima. Lamentevole perdita perché cessiamo di professare qualcosa di singolare, direi, quasi esclusivo del cristianesimo, carico di giovialità, di speranza e di senso innovatore della vita.

Dio non è la solitudine di uno, terrore di filosofi e teologi. Lui è la comunione di tre unici che appunto perché unici, non sono numeri ma un movimento dinamico di relazioni tra diversi ugualmente eterni e infiniti, relazioni così intime e intrecciate che impediscono che ci siano tre dei ma un solo Dio-amore-comunione-inter-retro-comunicazione. Abbiamo a che vedere con un monoteismo trinitario e non atrinitario o pretriniario. In questo ci distinguiamo dagli ebrei e dai musulmani e dalle altre tradizioni monoteiste.

Dire che Dio è comunione di amore infinito e che da lui derivano tutte le cose significa permetterci di capire quello che la fisica quantica da quasi un secolo viene affermando: tutto l’universo è relazione, intreccio di tutti con tutti, fino a costituire una rete intricatissima di connessioni che formano l’unico e medesimo universo. Questo, effettivamente, è a immagine e somiglianza del Creatore, fonte di interrelazioni infinite tra diversi che vengono presentati come Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa concezione toglie i fondamenti di ogni e qualsiasi centralismo, monarchismo, autoritarismo e patriarcalismo che trovava nell’unico Dio e unico Signore la sua giustificazione, come alcuni teologi critici già hanno osservato. Il Dio societario, fornisce, invece, supporto metafisico a qualsiasi tipo di socialità, di partecipazione e di democrazia.