Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 1 giugno 2014

Dalla "terra di mezzo" al..."Burkina Fasu"..


Le recenti elezioni europee stanno per essere archiviate, ma la cosiddetta sinistra sembra, almeno per certi versi, anche se non per tutti grazie al cielo, più in vena di archiviare se stessa.

Si sente, o meglio si risente, con un lessico solo nei sinonimi diverso, parlare di “via mediana”, di “spazio intermedio”, di “terra di mezzo”

E' una posizione politica, è bene dirlo con chiarezza, che in Europa non esiste, non esisteva prima di queste elezioni e ancor meno esiste oggi, quando il PSE, in linea generale, ha preso una sonora batosta, la GUE ha avuto un risultato apprezzabile ma non eclatante, e sono comparsi come fenomeni nuovi e sconcertanti, partiti ultraconservatori per la prima volta come vincitori di tale competizione elettorale, in due dei più grandi paesi della UE: la Francia e la Gran Bretagna.

Il PD è l'unico partito aderente al PSE ad aver vinto con una percentuale nettamente superiore ad ogni suo antagonista, ma sfido chiunque a dimostrare che il PD è un partito socialista a tutti gli effetti.

Tsipras si avvia a condurre il partito di maggioranza in Grecia, ed è quasi sicuro che conserverà la sua maggioranza fino al rinnovo del governo di quel paese.

Niente sarà più come prima, e se la Germania si arrocca nella impossibile difesa di un candidato inossidabilmente conservatore ma, per di più, avversato dagli stessi conservatori inglesi, essendo una sorta di rottame degli anni 80, più o meno come se si volesse a presiedere la Commissione Europea la Tatcher, è pur certo che la sua possibilità di imporre diktat al resto d'Europa esce fortemente ridimensionata da queste elezioni.


Da noi la cosiddetta sinistra batte un colpo, perché finalmente c'è, supera il quorum e non è destinata a restare nella marginalità della mancata rappresentanza. Essa raggiunge un risultato apprezzabile, specialmente considerato l'alto astensionismo italiano, ben superiore a quello che la medesima sinistra raggiunse nel 2009, anche se era composta, nel trenino elettorale di Sinistra e Libertà, da altre forze politiche più spostate al centro: vendoliani, socialisti del PSI e verdi.

La differenza di risultato segna anche la differenza di sorte.

Per altro quel trenino durò assai poco, sebbene molti contassero sul fatto che potesse trasformarsi in qualcosa di più omogeneo e cioè l'embrione di una sinistra socialista, ecologista e libertaria

Questo, nel paese dei piccoli e spesso meschini capitani di ventura politica non è accaduto.

Dal tramonto della prima repubblica, i personaggi ed i leader di partito, per quanto piccini o poco dotati di cultura politica, tendono sempre a prevalere sui progetti e sugli autentici valori.

Ci si lega ad un capitano di ventura politica prevalentemente per avere la possibilità di spartire le spoglie, più o meno ricche del suo bottino. Mentre in un paese normale, fondato su valori e culture politiche degne di essere considerate tali, i militanti e i leaders si mettono tutti al servizio di un programma e di un obiettivo, collaborando strettamente per raggiungerlo, e, quando non ci riescono, lasciano il posto ad altri, per tirare la “volata del gruppo”.

I leader di SEL, da prima delle elezioni, hanno mal digerito una proposta come la lista Tsipras, che li avrebbe inevitabilmente messi in ombra, come era prevedibile, date le caratteristiche dello stesso Tsipras e data la sua metodologia di lotta politica, conseguentemente, essi hanno aspettato i risultati (chissà magari, sotto sotto, anche cercando di “gufare” per non raggiungere il quorum) e oggi, avendo subìto mal volentieri lo smacco della loro base che invece ha voluto partecipare a questo tentativo di ridare dignità e presenza alla sinistra, riprendono indefessi la strada di prima.

Quella del partito di lotta e di governo, di chi sta a presidiare la “terra di nessuno” (perché questa in definitiva non è altro che la “terra di mezzo” tra due antagonisti politici) tra chi persegue l'obiettivo di incrementare il precariato e le privatizzazioni, limitando ancor di più la sovranità popolare, e chi invece lotta per la stabilizzazione del lavoro, per i beni comuni e per una democrazia partecipativa che leghi sempre più indissolubilmente la questione sociale a quella ambientale, fino a renderle indissolubili.

Cosa ci sia in mezzo a tali tendenze lo sa solo lo hobbit della “terra di mezzo”, il signore dell'anello all'orecchio.

Come sia possibile fare un “un contenitore unico” tra queste due tendenze pienamente contrastanti lo sa solo “il migliore dei profeti” dell'impossibile.

Il fatto è però che quando un carro di tanti vincitori comincia a muoversi, in questo caso con la pesantezza di un carro armato, e deciso a spianare senza mezzi termini il suo percorso, la tentazione di svicolare o di saltarci sopra è inevitabilmente più forte di quella di opporsi o di prendere un bazooka.

E' del tutto evidente che non si tratta di aprire l'ennesima “guerra civile della sinistra”, però si tratta di capire seriamente che cosa si può fare, e soprattutto se si può fare, con un Partito Democratico a conduzione neodemocristiana, che non ha intenzione, nelle mire del suo leader attuale, di scendere a patti con nessuno, forse ancor meno di come fosse costretto in precedenza lo stesso Berlusconi in vari casi.

Quando sentiamo parlare di “soggetto unico della sinistra”, ci chiediamo seriamente cosa c'entra il PD con la sinistra? E' il PD, specialmente a guida renziana, un partito di sinistra?

Cosa vuol dire “di sinistra”? Ha un senso? Specialmente considerando che l'elettorato è sempre più allergico, nella stragrande maggioranza dei casi, a quella parola?

Aboliamola che è meglio, soprattutto vista la perdurante asfitticità di Sinistra Ecologia e Libertà e la piena nullità della cosiddetta Sinistra Socialista.

SEL non ha ossigeno e non cresce, ma si ostina a restare seme per se stessa e per il suo gruppo dirigente, costringendo tutti all'underground dell'underquorum se lo sbarramento resterà tale. La Sinistra Socialista proprio quando doveva battere un colpo, tutti i piedi forse anche qualcos'altro opponendosi nettamente al patto federativo tra PSI e PD, in nome in una autonomia socialista che reclama ben 122 anni di storia,..si è squagliata più velocemente della neve al sole.

Oggi il problema numero uno degli italiani, lo sappiamo benissimo tutti, è il problema del lavoro.

E quindi a prescindere dalle etichette o dalle dietrologie, non ci vorrebbe molto per mandare finalmente in soffitta o in cantina a tracannare sopra i suoi fallimenti la sinistra, per trasformare un simbolo che pur un successo, anche se minimo lo ha ottenuto, in qualcosa di più convincente.

Basterebbe infatti sostituire la dicitura L'Altra Europa con Tsipras..con L'ALTRA ITALIA CON IL LAVORO. Vi pare poco? Il lavoro: bene comune numero uno, per tutti a destra, a sinistra e persino sopra e sotto....non un reddito minimo garantito da una elemosina di stato, ma un lavoro, una piena occupazione, tassando di più chi precarizza e delocalizza e sgravando di tasse chi invece lotta per stabilizzare il lavoro degli italiani. Però cambiare simboli o diciture non serve a niente se non si cambia seriamente indirizzo, se non si privilegia l'unità necessaria ad un intento comune.

Ma no..si preferisce invece continuare a parlare di terre di mezzo, di funeral-comunisti, di alleanze spurie, di socialismi europei che oramai esistono solo nella memoria dei sogni postdatati e via dicendo..

Un grande leader come Thomas Sankara che forse fu il miglior rivoluzionario del XX secolo, anche più di Guevara perché per primo non solo affrontò, ma anche risolse insieme la questione sociale e quella ecologica, lottando per i beni essenziali e comuni del suo popolo, contrastando contemporaneamente la desertificazione che ne minacciava le pur misere risorse e trasformando il suo paese da più povero e derelitto del mondo in un faro di civiltà per tutto il continente africano, mediante uno sforzo collettivo che mobilitò e restituì dignità e lavoro ad un intero popolo, denunciando lo strozzinaggio del debito, molto prima che esplodesse a livello globale la crisi dei debiti sovrani, anche nei paesi ricchi, e ancor prima che a seguire le sue orme, democraticamente, fossero leader politici liberamente eletti come Mujica, ribatezzò la sua terra da Alto Volta in Burkina Fasu che, nella lingua more e in quella bamanankan, parlate da quelle popolazioni locali, vuol dire: “la terra degli uomini integri”

Aveva capito che per far progredire un paese seriamente non serve una destra o una sinistra, e forse nemmeno un “soggetto politico unitario”, ma servono essenzialmente uomini integri, non corrotti, non contaminati dal verbo del profitto e del potere a tutti i costi, non assuefatti alla poltrona incollata al sedere, non collusi con gli avvelenatori della terra, non protesi a mantenere enormi privilegi prostituendo i loro seguaci.

L'altra Italia quindi, quella di cui abbiamo bisogno, è Burkina Fasu, è una terra, potremmo dire, riesumando la parola che animò le stagioni più esaltanti della nostra storia recente: il Risorgimento e la Lotta di Liberazione, DI PATRIOTI.

Dove il salto della quaglia è impallinato in partenza.

Carlo Felici

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