Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 21 luglio 2014

Il trepido desìo dell'alma affranta. (la Repubblica Romana del 1849 e noi)




                                                         di Carlo Felici


Viviamo in tempi di sovranità sempre più limitata, perché l'orizzonte globale in cui si estende la ferrea ideologia del “capitalismus sive natura”, con cui si pretende di far credere che non esista altra verità oltre quella del contingente, non rende possibile altra libertà che non consista nel sentirsi pienamente organici ad un imperativo categoricamente vincolato alla necessità di adeguare il volere al dovere essere merce per fini di profitto.
Anche la nostra bella Repubblica nasce già con questo imprimatur, in un'epoca in cui fu già molto importante essere riusciti ad redigere una Costituzione tra le più avanzate al mondo, e, potremmo dire senza tema di smentita, anche troppo “avanzata” per un popolo poco educato e ancor più scarsamente abituato alla consuetudine dei diritti e dei doveri necessari ed indissolubili in un autentico tessuto democratico. La nostra Repubblica è così nata con un abito meraviglioso che però ha per molto tempo nascosto vergogne alquanto luride e meschine: servilismo, corruttele, clientelismo, ruberie, immoralità largamente diffuse nella gestione del potere e dell'amministrazione pubblica, collusioni con mafie di ogni tipo e permanenti tendenze municipaliste e centripete, sempre in agguato, per minare il senso di appartenenza ad una comunità e ad uno Stato che, se il fascismo aveva idolatrato, la repubblica dei boiardi ha continuato, nei fatti, spesso a bestemmiare senza ritegno.

sabato 12 luglio 2014

La memoria sessuale: base biologica della sessualità umana

 
 
 
Leonardo Boff, teologo e scrittore
 
 
 
Perché possiamo comprendere la profondità della sessualità umana, abbiamo bisogno di intendere che essa non esiste isolata, ma rappresenta un momento di un processo maggiore: quello biogenico.
La nuova cosmologia ci ha abituati a considerare ogni realtà singolare dentro un tutto che è stato ordito già 13,7 miliardi di anni fa e la vita da 3,8 miliardi di anni. Le realtà singolari (elementi fisico-chimici, microrganismi, rocce, piante, animali ed esseri umani) non si giustappongono ma si intrecciano in reti interconnesse costituendo una totalità sistemica, complessa e variegata.
Così, la sessualità è emersa 1 miliardo di anni fa come un momento avanzato della vita. Dopo la decifrazione del codice genetico da Crick e Dawson negli anni 50 del secolo passato, sappiamo oggi con prove alla mano che vige l'unità della catena della vita: batteri, funghi, piante, animali e esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle perché discendiamo da un'unica forma originaria di vita. Abbiamo, per esempio, 2758 geni uguali a quelli di una mosca e 2031 identici a quelli di un verme.
Questo dato si spiega per il fatto che tutti, senza eccezione, siamo costruiti a partire da 20 proteine di base combinate con quattro acidi nucleici (adenina, timina, citosina e guanina). Tutti discendiamo da un antenato comune, che ha dato origine alla ramificazione progressiva dell'albero della vita. Ogni cellula del nostro corpo, anche la più esteriore epidermica, contiene le informazioni di base di tutta la vita che conosciamo c'è, poi, una memoria biologica iscritta nel codice genetico di ogni organismo vivo.

giovedì 3 luglio 2014

Il fiore reciso della primavera della Patria. (a Goffredo Mameli)





                                                   di Carlo Felici

Non c'è mai stato in Italia un eroe romantico tanto grande, appassionato e devoto alla causa quanto dimostrò di esserlo, in tutta la sua breve vita, Goffredo Mameli, artista, poeta rivoluzionario, di cui purtroppo molti tra gli italiani (o quelli che almeno sono rimasti a considerarsi seriamente tali) sanno solo che è l'autore del nostro inno nazionale. Nessuno, infatti, ne parla nelle scuole, nessuna antologia scolastica contiene le sue poesie o i suoi interventi politici, nessuna casa editrice, dal centenario della sua nascita, si è più preoccupata di ristampare la sua intera opera, tuttora reperibile solo nel mercato antiquario dei libri.
La sua fu, e decisamente resta, una sorte sfortunata, se almeno consideriamo la dovuta conoscenza che egli avrebbe meritato e gli onori che avrebbe dovuto avere sin da dopo la sua morte.
E invece proprio dopo la sua morte iniziò una serie di disgraziate vicissitudini, destinate a concludersi quasi un secolo dopo.
Mameli morì con la Repubblica Romana, primo, straordinario e fulgido esempio di democrazia socialmente avanzata in Italia e nel mondo. Una Repubblica non atea o giacobina, o tanto meno inficiata di bonapartismo, come quella francese, né di fatto timocratica come quella americana e neppure schiacciata su una ideologia da imporre a tutti, ma che rispettò ed attuò pienamente la sovranità popolare, combatté il potere temporale del clero, senza minimamente minacciare i principi religiosi su cui essa stessa si fondava, inserendo nella sua bandiera il detto “Dio e Popolo”, che spezzò i monopoli, le rendite parassitarie, distribuì terre ai contadini, case ai più poveri e che diede persino un albergo di villeggiatura, già appartenuto ai gesuiti, ai malati di mente prima reclusi dalle autorità ecclesiastiche in una zona malsana di Roma . Sarebbe opportuno parlarne a lungo, ma lo faremo magari in un'altra occasione con un intervento specifico a parte.