Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 26 aprile 2015

Come riproduciamo la cultura del capitale





Leonardo Boff, teologo e scrittore

Nell'articolo precedente - la cultura capitalistica è anti-vita e anti-felicità - abbiamo tentato di mostrare teoricamente che la forza del suo perdurare e riprodursi risiede nella esacerbazione di un dato della nostra natura che consiste nell'ansia di auto-affermarsi, di fortificare il proprio io per non sparire o essere ingoiato dagli altri. Ma essa ricalca e perfino nega l'altro dato, ugualmente naturale, quello dell'integrazione dell'io e dell'individuo in un tutto, nella specie, della quale è un rappresentante.

Ma è insufficiente fermarsi soltanto all'inizio questo tipo di riflessione. A fianco del dato originario, è attiva un'altra forza che garantisce il perpetuarsi della cultura capitalistica. È il fatto che noi, la maggioranza della società, abbiamo introiettato i "valori" e il proposito fondamentale del capitalismo che è l'espansione costante della lucrabilità che permette un consumo illimitato di beni materiali. Chi non ne ha, li vorrebbe avere, chi li ha, vorrebbe averne di più e chi ha di più dice che non bastano mai. E per la grande maggioranza, non la solidarietà, ma la competizione e la supremazia del più forte prevalgono su qualsiasi altro valore, nelle relazioni sociali e specialmente negli affari.

Chiave per sostentare la cultura del capitale e la cultura del consumismo, della permanente acquisizione di prodotti nuovi: un nuovo cellulare con più applicazioni, un modello più sofisticato di computer, un paio di scarpe o un vestito alla moda, facilitazioni nel credito bancario per rendere possibile l'acquisto-consumo, accettazione acritica della propaganda dei prodotti ecc.

mercoledì 22 aprile 2015

La cultura capitalistica è anti-vita e anti-felicità.




                                               di Leonardo Boff, teologo e scrittore

La confutazione teorica del capitalismo, come modo di produzione, è cominciata con Karl Marx e è andata crescendo lungo tutto il secolo 20º con la nascita del socialismo.  Per realizzare il suo proposito maggiore di accumulare ricchezza in forma illimitata, il capitalismo ha reso più agili tutte le risorse produttive disponibili. Ma ha avuto come conseguenza, fin dall'inizio, un alto costo: una perversa diseguaglianza sociale. In termini etico-politici, significa ingiustizia sociale e produzione sistematica di povertà.

Negli ultimi decenni, la società si resa conto che non è in corso soltanto un'ingiustizia sociale, ma anche un’ingiustizia ecologica: devastazione di interi ecosistemi, esaurimento dei beni naturali e letteralmente una crisi generale del sistema-vita e del sistema-Terra. Le forze produttive si sono trasformate in distruttive. Direttamente quello che si cerca sul serio è il denaro. Come ha avvertito Papa Francesco in stralci già conosciuti della Esortazione Apostolica sull'Ecologia: "Nel capitalismo ormai non è più l'uomo che comanda ma il denaro e il denaro vivo. L’avidità è la motivazione… Un sistema economico centrato sul dio-denaro ha bisogno di saccheggiare la natura per sostenere il ritmo frenetico del consumo che gli è inerente".

Ora il capitalismo ha mostrato la sua vera faccia: abbiamo a che fare con un sistema anti-vita umana e anti-vita naturale. Questo ci mette davanti al dilemma: o si cambia o si corre il rischio della nostra stessa distruzione, come avverte la Carta della Terra.

sabato 4 aprile 2015

Pasqua: la rivoluzione nella evoluzione




Leonardo Boff


Gira nell'aria un sentire generalizzato che l'essere umano esistente è un qualcuno che deve essere superato. Non è ancora nato, ma è vivo dentro ai dinamismi del processo evolutivo. Questa ricerca dell'uomo e della donna-nuovi potrebbe essere uno di questi desideri che mai hanno fatto progressi nella storia.

      Due esempi. Il pensiero mesopotamico ha creato l'epopea di Ghilgamesh (VII sec a.C.), che molto si avvicina al racconto biblico delle creazione e del diluvio. L'eroe Ghilgamesh, angustiato per il dramma della morte, cerca l'albero della vita. Vuole incontrare la Uta-Napichim, che s'era salvata del diluvio e aveva ricevuto l'immortalità e viveva in un'isola meravigliosa dove la morte non regnava più. Mentre andava a passeggio, il dio Sole gli dice:"Ghilgamesh, la vita che tu cerchi, non la troverai mai e poi mai". Siduri, ninfa divina, lo avverte: "Quando gli dei hanno creato l'umanità, le hanno dato, come destino, la morte; la vita eterna se la sono tenuta per sé. Ghilgamesh, faresti meglio a riempire la pancia, goderti la vita di giorno e di notte; sii contento di quello che tieni in mano".

venerdì 3 aprile 2015

SOCIALISMO O...

                                          


                                               di Carlo Felici

La chiamata a raccolta dei socialisti italiani nella grande assemblea del 29 marzo per il Risorgimento Socialista è stata sicuramente un successo sia in termini di partecipazioni e di adesioni (circa 300) che in termini di qualità di interventi.

Per chi è abituato alle riunioni dei partiti padronali o di consorteria, in cui un padrone o padroncino di partito o di corrente detta la linea ai partecipanti, sicuramente è stata una novità, in cui è finalmente tornata a scendere in campo una creatura che molti davano per estinta: la cultura politica.

Gli interventi parlano da soli e sono tutti visibili ed ascoltabili sul sito di Radio Radicale, li consigliamo vivamente, soprattutto agli appassionati de “la storia siamo noi”.

Da parte di un PSI, verso il quale pochissime sono state le voci tendenti al ricompattamento e moltissime quelle di contestazione alla sua direzione politica, abbiamo riscontrato due sostanziali reazioni. La prima ad opera di una segreteria che si è compattata (almeno nel numero dei suoi partecipanti) nella dichiarazione di antagonismo alla coalizione sociale di Landini, quasi per marcare una distanza nel “o con noi o con lui”, e la seconda, francamente un po' sgangherata e con caduta di stile, del direttore de L'Avanti, il quale in un suo articoletto, sarà bene sottolinearlo, satirico, ha contestato uno slogan e storto il naso (ma in modo alquanto grottesco) su uno dei partecipanti. Lo slogan era “socialismo o barbarie” che campeggiava nello striscione storico della Lega dei Socialisti, e il partecipante era il “povero” Marrazzo tornato all'ovile socialista che ha portato il solerte direttore a ironizzare inizialmente su “socialismo e galera”, per altro cancellato dopo le prima reazioni disgustate di vari compagni.

Ha per altro insistito dichiarando testualmente “La verità è che le più grandi barbarie sono state compiute in nome del socialismo, dal nazismo al comunismo”

Un po' come se un papa dicesse: le più grandi nefandezze sono state compiute nel nome del cristianesimo, dalle crociate al rogo degli eretici, oppure un iman dicesse gli orrori più grandi sono stati messi in atto nel nome dell'islam: dalla caduta di Costantinopoli alle imprese dell'isis.

Ora, sappiamo che il socialismo non è una religione, pur tuttavia esso resta per molti compagni una “fede”, sicuramente priva di orizzonti metafisici, ma non meno escatologica.

E' anche del tutto ovvio che il socialismo non è un assoluto, in cui tutte le vacche possano essere nere o rosse, ma una concezione dialettica dei rapporti sociali ed economici ed anche della storia.