Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

martedì 18 agosto 2015

Tra il dire e il fare il Risorgimento Socialista






In questo scorcio d'estate finalmente meno torrido, vale la pena di approfittare della momentanea assenza della calura per fare alcune considerazioni a mente rinfrescata da alcune vicende e da alcuni spunti meditativi.
Dove va il famigerato Risorgimento Socialista?
Apparentemente esso procede come un treno, dalla prima assemblea di marzo a quella di giugno, fino alle prossime tappe che saranno ad ottobre e a quella finale del 28 novembre.
Procede senza deragliare?
C'è da augurarsi di sì, anche se tuttora non ci è dato di saperlo con estrema certezza, però più si paventa un rischio del genere, e più, generalmente, un percorso non può che rallentare.
Vediamo di osservarne alcuni dettagli. La prima assemblea di marzo è stata sicuramente, data la novità in corso, la più partecipata e la più “larga” che si potesse osservare o presumere di avere.

Grossi calibri della passata gloriosa storia del PSI (che però sarà bene tengano a mente che un Risorgimento Socialista non è la rivincita dei trombati) si sono dati appuntamento assieme ad altri ormai fuori dal PSI da tempo ma da sempre fedelissimi all'idea socialista, trovandosi unanimemente concordi su due questioni: il socialismo italiano non è quello espresso dall'attuale segreteria del PSI, il socialismo italiano non merita di morire nelle spire del PD, ma, come anche ha sottolineato il sottoscritto, deve assumersi l'onere di guidare un processo di rinascita del Paese, un vero e proprio Risorgimento di una Patria, e non solo di un partito, il più antico della democrazia italiana. A questi presupposti se ne è aggiunto un terzo: che la questione socialista diventi un lievito condiviso e tale da far crescere una alternativa socialista larga alle sciagurate politiche renziane, con tutti coloro che sono stati in questi ultimi tempi in dissenso rispetto ad esse, e senza alcuna pregiudiziale a sinistra o anche verso i grillini.
Il secondo appuntamento di fine giugno ha visto lo stesso una larga partecipazione ma anche la creazione di un direttivo nazionale, e ciò, a nostro modesto parere, può essere stato sia una opportunità per coordinare meglio gli intenti e le azioni nei vari territori, ma anche un limite nel vedersi allargare un movimento verso orizzonti più vasti e condivisibili.
Ciò ha per altro messo in allarme lo stato maggiore del PSI, che si vede attualmente al suo interno crescere e agire una forza allo stesso tempo intestina e dissenziente e però anche tale da porre le basi strutturali per qualcosa che, nelle sue gerarchie e nei suoi organi interni, assomiglia molto ad un altro partito.
Questa sorta di conflittualità interna ed irriducibilità, soprattutto di posizioni politiche, specialmente su questioni fondamentali come: politica economica e sociale, job act, italikum e “buona scuola” da rottamare, hanno fatto crescere a tal punto l'attrito interno all'atomo politico del Psi, da presupporre che ci fosse seriamente una scissione in atto. Ma la scissione, almeno per ora, non è arrivata, e con essa nemmeno una reazione a catena. Ciò nonostante, qualche botto si è avuto, specialmente nel web e nei socialnetwork, tanto da far domandare a non pochi: tanto rumore per che cosa? Tanto rumore per nulla? A tale fatidico interrogativo per ora la risposta migliore che si possa avere è...abbiate fede, le ferie finiranno e riprenderemo a lavorare secondo le tappe stabilite..lavorare per voi e per il socialismo italiano.
Ma tant'è, a qualcuno forse ciò non basta, infatti, la Federazione per il Socialismo che è una componente essenziale del soggetto in fieri denominato Risorgimento Socialista, qualche rilievo, ha ritenuto di doverlo fare nei termini seguenti: “la Federazione per il Socialismo ha richiesto – ma siamo stati ignorati – che entro ottobre si assuma formalmente e solennemente l’impegno che sta alla base dell’assemblea di fine giugno. E, da tale impegno segua un tracciato di responsabilità collegiale e di assetto organizzativo a livello nazionale. Nella serietà di quest’impegno, irto di difficoltà, risiede pure l’aderenza coerente al disegno medesimo per cui non si è credibili se non vengono superati equivoci di fondo. Il primo è l’incompatibilità tra il processo di Risorgimento Socialista e la militanza nel Psi rispetto al quale esso si pone come alternativa ideale, identitaria e con connotazione autonoma nella lotta politica in cui dobbiamo inserirci per dare corpo al disegno medesimo consapevoli che, insieme alla rinascita del socialismo in Italia si lega pure quella della Sinistra poiché le due questioni marciano insieme. Niente reducismo, quindi, ma scommessa sulla storia, consapevoli e coscienti della storia del socialismo in questo Paese guardando, però, al futuro dell’Italia e della sua democrazia seguendo la bussola del filo rosso che lega la giustizia alla libertà.”
Noi crediamo che queste osservazioni meritino il massimo del rispetto anche se, certamente, non siamo noi né una singola componente del processo del Risorgimento Socialista a dover dettare l'agenda o il percorso da seguire a chi tuttora risulta tesserato nel PSI o, pur da “deferito”, ne ricopre cariche direttive.
Tale “deferimento” appare sicuramente come un atto di debolezza da parte di una segreteria di partito che, con ciò, non sembra voglia assumersi né la responsabilità di una espulsione, come già accaduto non di rado nelle recenti vicende interne di quel partito, e tanto meno quella di una critica circostanziata delle posizioni espresse da colui che è stato oggetto di lettera di “deferimento”: Franco Bartolomei. A quest'ultimo, quindi, oltre ad andare tutta la nostra solidarietà ed il nostro appoggio, va riconosciuto un impegno perdurante negli anni, per avere voluto mantenere viva e vitale una tradizione di pensiero e di azione volta ad identificare ancora il Socialismo Italiano con la tutela dei diritti dei lavoratori, con un processo di emancipazione economica e sociale avanzata e degna di un grande paese come l'Italia, e soprattutto per avere sempre, senza mezzi termini e a viso aperto, contrastato nel Psi, quella deriva centrista che ha portato, negli ultimi tempi, tale partito ad essere ormai una sorta di ruotino di scorta del PD, senza alcuna sostanziale autonomia politica e tanto meno elettorale.
Non saremo noi dunque coloro che aggiungeranno al processo che, tra il comico e il malinconico, i cosiddetti probiviri del PSI si accingono a fare all'ostinato e tenace Bartomei, un altro processo che lo veda imputato dell'esatto contrario: di continuare cioè a restare nel PSI. Nè riteniamo che a stabilire il ruolino di marcia del Risorgimento Socialista debba essere un provvedimento disciplinare del PSI.
Chiunque può restare nel PSI finché vorrà, così come chiunque sarà libero di sostenere la sostanziale incompatibilità del permanere in quel partito con il volere al contempo far risorgere il Socialismo Italiano.
Certamente però, non potremo non guardare allo stesso tempo, con attenzione e tempestività, a ciò che nell'immediato futuro si andrà costituendo nel panorama politico, specialmente ad opera di coloro che hanno già lasciato il PD e si apprestano a contrastarlo magari creando un soggetto politico socialmente più avanzato e concretamente più credibile alla sua sinistra. Noi riteniamo che si debba collaborare, per essere pienamente partecipi e credibili, il prima possibile, per realizzare tutto ciò, senza ulteriori inutili diatribe congressuali interne ad un partito che, prima ancora di perdere la sua ragione politica, con il suo voto parlamentare a certe sciagurate leggi renziane, ha perso la sua storia e la sua ragione sociale.
Di sicuro, un soggetto politico non si improvvisa in poco tempo, né però ci si può illudere nasca solo da estenuanti quanto inutili diatribe sul nulla di fatto.
Un conto sono i comunicati, le diffide, i proclami, i congressi, e un conto sono le azioni, specialmente quelle che necessitano di una vasta partecipazione e mobilitazione popolare, l'unica che può porre un freno a quella che sembra dover essere una permanente deriva antidemocratica, destinata ad avere il suo culmine con la nuova legge elettorale e con lo stravolgimento di una costituzione posta non più a tutela di un popolo, ma di una casta di nominati, stretti ed avvinti tra loro da un ferreo patto di vassallaggio. E un conto è anche dirsi quel che si pensa, guardandosi negli occhi e non solo comunicando con una macchina telematica.
Nessuno può quindi né deve influenzare le scelte di appartenenza che restano personali dei singoli compagni o dei singoli gruppi associativi, e che, come tali, meritano il massimo del rispetto, ma è altresì del tutto evidente che certi nodi gordiani, prima o poi, dovranno essere tagliati.
Il Socialismo italiano non è mai stato tutto e il contrario di tutto e tanto meno è mai stato né potrà essere un soggetto politico buono per tutte le stagioni.
Riteniamo pertanto che non sia più tempo di attendismi inutili ed autoreferenziali, ma sia il momento di suonare la tromba della carica garibaldina.
Con i processi inquisitori e con i tentativi di oscuramento si resta solo fermi al palo, mentre noi, con il Risorgimento Socialista, vogliamo seriamente costruire la stagione futura in cui brilli forte e chiaro su tutti il Sole dell'Avvenire.


Carlo Felici.

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