Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

giovedì 3 settembre 2015

NON CI SONO PIU' RISORSE NELLA DISPENSA DELLA CASA COMUNE.



Leonardo Boff*

La Terra è un pianeta piccolo, vecchio, con i suoi 4,44 miliardi di anni, 6400 km di raggio e 40.000 di circonferenza. Circa 3,8 miliardi di anni fa si sviluppò in lei ogni tipo di vita e da circa 7 milioni di anni, un essere cosciente e intelligente, superbamente attivo e minaccioso: l'essere umano. Di preoccupante c'è il fatto che la Terra ormai non ha più risorse sufficienti nella sua dispensa per fornire alimenti e acqua i suoi abitanti. La sua biocapacità si sta indebolendo di giorno in giorno.

Il giorno 13 agosto è stato il Giorno del Sovraccarico della Terra (Eart Overshooting Day). Questa è l'informazione ricevuta dalla Rete dell'Impronta Globale (Global Footprint Network), la quale insieme con altre istituzioni come il WWF o il Living Planet seguono sistematicamente lo stato della Terra. L'impronta ecologica umana (quanto di beni e servizi ci serve per vivere) è stata oltrepassata. Le riserve della  Terra si sono esaurite e abbiamo bisogno di 1,6 pianeti per venire incontro alle necessità nostre senza considerare quelle molto importanti della grande comunità di vita (fauna, flora, microrganismi). Nel nostro linguaggio di tutti i giorni: la nostra carta di credito è in rosso.

Fino al 1961 avevamo bisogno di appena il 63% dei beni e servizi della Terra,  per venire incontro alle nostre richieste. Con l'aumento della popolazione e dei consumi già nel 1975 avevamo bisogno del 97% della Terra. Nel 1980 noi si pretendeva il 100,6%, primo Sovraccarico dell'impronta ecologica planetaria. Nel 2005 eravamo arrivati alla cifra di 1,4 pianeti. Attualmente nell'agosto del 2015 siamo a 1,6 pianeti.

Se ipoteticamente volessimo, ci dicono i biologi e i cosmologi, universalizzare il tipo di consumo che i paesi opulenti pretendono per sé, sarebbero necessari cinque pianeti uguali all'attuale, il che è assolutamente impossibile oltre che irrazionale (cf. R.Barbault, Ecologia generale 2011, p.418).


Per completare l'analisi è necessario riferire la ricerca fatta da 18 scienziati sopra "I limiti planetari: una guida per lo sviluppo umano in un pianeta in cambiamento", pubblicata nella prestigiosa rivista Science, gennaio del 2015 (buon riassunto in IHU, 9 febbraio 2015). Vengono riportate nove frontiere che non possono essere violate caso contrario mettiamo a rischio le basi della vita sul pianeta (cambiamenti climatici; estinzione di specie, diminuzione dello strato di ozono; acidificazione degli oceani; erosione dei cicli di fosforo e azoto; abusi nell'uso della terra come disboscamento; scarsezza di acqua dolce; concentrazione di particelle microscopiche dell'atmosfera che influenzano il clima e gli organismi vivi; introduzione di nuovi elementi radioattivi; nanomateriali; micro plastiche).

Quattro delle nove frontiere sono state oltrepassate, ma due di queste - cambiamenti climatici, estinzione delle specie - che sono frontiere fondamentali, possono portare la civiltà al collasso. E' quanto hanno concluso i 18 scienziati.

Questi dati mettono in scacco il modello vigente di analisi dell'economia della società mondiale e nazionale, misurata attraverso il PIL. Questo implica un intervento invasivo nei ritmi della natura e lo sfruttamento dei beni e servizi degli ecosistemi in vista dell'accaparramento e con quello l'aumento del PIL. Questo modello è un imbroglio, perché non considera il tremendo stress al quale vengono sottomessi tutti i servizi ecosistemici globali che garantiscono la continuità della vita e della nostra civiltà. In forma irresponsabile e irrazionale considera tal fatto, con le sue gravi implicazioni, come "esternalità", cioè, fattori che non rientrano nella contabilità nazionale e internazionale delle imprese.

E così gaiamente andiamo incontro all'abisso che si apre qui davanti a noi. Curiosamente, nelle discussioni sui temi economici che si organizzano settimanalmente in TV, mai o quasi mai si fa riferimento ai limiti ecosistemici della Terra. Con rare eccezioni, gli economisti sembrano ciechi e accecati dalla dalle cifre del PIL, ostaggi di un paradigma vecchio e riduzionista di analizzare l'economia concreta che abbiamo. Se tutte le frontiere fossero violate, come tutto pare indicare, che cosa succederà con la Terra viva e con l'Umanità? Dobbiamo cambiare le nostre abitudini di consumo, le forme di produzione e di distribuzione come non si stanca di ripetere l'enciclica del Papa Francesco sulla “Cura della casa Comune". Ma su questo gli analisti non dicono nemmeno una parola. Non arrivano a immaginare che possiamo conoscere un finale ecologico-sociale apocalittico senza precedenti.

Immaginiamo il pianeta come un aereo di linea, con i suoi limiti per quanto riguarda gli alimenti, l'acqua e il combustibile. L'1% viaggia in prima classe, il 5% tra gli esecutivi e il 95% in classe economica o insieme alla ai bagagli in un freddo spaventoso. Arriva un momento in cui tutti tutte le riserve si esauriscono. L'aereo plana un po' e in seguito precipita e i passeggeri di tutte le classi pèrdono la vita.

Vogliamo questo destino per la nostra unica Casa Comune e per noi stessi? Non abbiamo alternative: o cambiamo le nostre abitudini o lentamente scompariremo come gli abitanti dell'isola di Pasqua, fino a lasciare appena alcuni rappresentanti, magari invidiosi di chi è morto prima. Effettivamente, non siamo stati chiamati all'esistenza per conoscere un finale così tragico. Sicuramente "il Signore, sovrano amante della vita" (Sab 11,26) non lo permetterà. Non sarà per miracolo, ma attraverso i cambiamenti delle nostre abitudini e con la cooperazione di tutti.

* Leonardo Boff, scrittore, ecologo, filosofo

Traduzione di Romano Baraglia

Nessun commento:

Posta un commento