Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 22 novembre 2015

ISIS: ULTIMO PRODOTTO DEL CAPITALISMO GLOBALIZZATO





Da che mondo è mondo, i mostri servono per alimentare le paure e per usare queste ultime al fine di esercitare e potenziare il controllo ed il potere su qualcuno.
Si comincia con i bimbi per contenere e controllare la loro imprevedibilità, raccontando loro favole che li spaventano, per poi rassicurarli, se si lasceranno docilmente guidare dagli adulti. Si prosegue con la scuola che minaccia bocciature ed emarginazione, e si conclude con la minaccia più grande: quella che se non sei merce da vendere nel mercato, non solo non vali, ma non sei proprio nulla.
Questa è la logica del capitalismo e della società borghese, in cui il riconoscimento sociale è indissolubilmente legato alla indiscutibilità della legge del valore, al rapporto cioè tra la domanda e l'offerta, in un mercato globale in cui esseri umani e natura sono ridotti a merce per fini di profitto.
Una logica, di fatto, tra le più autoritarie ed assolutiste, poiché tende a mettere ai margini fino all'annichilimento,  tutto ciò che l'ostacola e chiunque non si adegui ad essa.
Sappiamo bene che il terrorismo internazionale, e specialmente quello definito “di natura islamica”, è risultato inversamente proporzionale alla fine del comunismo e alla riduzione dell'ideologia socialista e comunista nel mondo. Per cui, tanto più quella è arretrata, tanto più il fondamentalismo è avanzato. Per due fondamentali motivi: sia perché la contrapposizione est-ovest, in termini ideologici, in realtà separava uno stesso condominio, di cui il muro di Berlino era barriera interna allo stesso mondo condominiale, in cui capitalismo di stato e di corporazione si contrapponevano solo in maniera apparente, sia perché il vuoto lasciato dalla ideologia socialista, pur tuttavia considerata come strumento di rivalsa e di emancipazione dei popoli poveri contro quelli ricchi e le loro oligarchie fiduciarie, è stato coperto soprattutto dal progredire della religione islamica e dai suoi fondamentalismi.

Il mondo oggi va verso la catastrofe bellica ed ecologica con straordinaria rapidità e disinvoltura, senza che appaiano all'orizzonte seri rimedi, perché, a tale assetto, non viene tuttora contrapposta una vera alternativa di sistema, se non in termini piuttosto generici, e morali (più che economici e sociali) e l'unico che sembra possa seriamente rendersene conto è il Papa. Unica voce che oggi grida in un deserto di indifferenza e di ferocia.
La situazione è tale che gli stati, se non hanno struttura di macrostati che ambiscono ad essere superpotenze, tendono ad essere sempre più insignificanti e piegati alla logica dell'accumulazione di capitale in senso globale e monopolista.
Prova ne è il varo del TTIP, quel trattato che, in una dimensione già abbondantemente affermata della prevalenza dell'economia sulla politica, porterebbe, di fatto alla creazione di un'area economica e commerciale in cui le norme di mercato imposte dalle grandi multinazionali specialmente americane, vincolerebbero le leggi e la vita dei singoli popoli, specialmente europei, agli interessi e all'accumulazione di profitto di questi grandi oligopoli, fino a strangolare ogni eventuale e residua sovranità popolare e nazionale.
Gli effetti rovinosi di questa tendenza in atto, in Italia, sono già visibili da circa cinque anni, da quando cioè agli italiani sono stati imposti governi non votati e progetti di riforme elettorali e costituzionali sempre più restrittivi delle libertà dei cittadini e della loro possibilità di esercitare delle scelte sovrane. Ovviamente questa non è solo una politica attuata in Italia, ma in tutta Europa e, più o meno, con clausole non troppo difformi, in tutti quei paesi in cui lo Stato orbita intorno ad altri organismi più forti e non ha né forza economica, né politica, e tanto meno militare, per contrastare questa rovinosa riduzione della democrazia ad oligarchia finanziaria e commerciale.
L'arma del debito si è rivelata più efficace di quella militare, per imporre vincoli e condizioni di sudditanza sempre più gravosi, per cui si strozza prima uno stato, senza salvarlo così come si fa con una banca, specialmente se di grandi proporzioni, poi lo si costringere a vendere il suo patrimonio nazionale e contemporaneamente si svuota ogni sua possibilità di essere internamente sovrano, infine si acquistano a prezzo di svendita i suoi beni più preziosi: aeroporti, porti, isole, patrimonio artistico, senza sparare un colpo. Caso mai si spara, in maniera efficace e mirata, a chi può denunciare ed opporsi a tale progetto, convogliando consenso intorno a sé.
La recente minaccia terroristica che molti fanno risalire al risentimento di popoli del tutto emarginati e sfruttati, oltre che bombardati dall'Occidente, in realtà, è da ritenersi un prodotto interno all'Occidente stesso per accelerare tale processo.
Un modo cioè tanto subdolo quanto tragico e crudele per rendere più rapidi i processi autoritari con cui si mette sotto controllo la vita di ciascuno e si riducono fortemente i diritti costituzionali di tutti.
La tecnocrazia oligarichica che si sta configurando in questi primi anni del Terzo Millennio, infatti, nella previsione di un incremento della sovrappopolazione e di una riduzione delle risorse e delle materie prime, necessita che si crei un nuovo Medioevo, fatto di grandi feudatari di un sistema gestito dai grandi feudi economici corporativi che comprano i loro vassalli affinché garantiscano, con il loro mandato pseudoparlamentare, i loro interessi, nella prospettiva che chi ha consolidi il potere di avere e sempre di più, e che chi non ha, sia spinto sempre più inesorabilmente verso la rottamazione, in un destino di precarietà, emarginazione e solitudine, da cui ci si salva solo con la sottomissione alle regole della corporazione, e sempre se tale sottomissione viene da essa ritenuta vantaggiosa, altrimenti si può tranquillamente schiattare in solitudine.
Come i bambini sono spaventati dalle favole che starebbero meglio nei racconti horror, in cui il lupo mangia la povera bimba e la sua nonna solo per aspettare il cacciatore che, compassionevolmente, apre la pancia del lupo, dopo averlo ammazzato, per farle uscire di nuovo vive e magari molto grate al suo grosso fucile, così le masse occidentali, ridotte prima ad atomi umani che girano prevalentemente intorno ad identità virtuali, suscitando solo reazioni a catena mediatiche, buone solo per gli uffici di statistica e pubblicitari, per incrementare le loro strategie di vendita e il loro profitto, e spaventate poi ad arte da nemici che possono nascondersi ovunque, specialmente nei luoghi dell'incontro e del divertimento, diventano sempre più docili e remissive, ed accettano, in nome della sicurezza, sistemi tanto invasivi da rendere la loro vita come la passeggiata permanente in un giardino di cristallo che si può attraversare solo restando nudi.
Quanto più cresce la paura, tanto più sale il desiderio di sicurezza, e così, maggiormente, sistemi che sanno di essere autoritari ed hanno fini autoritari, legittimano la loro esistenza giustificandosi col fatto che non esiste alcuna alternativa a loro stessi.
L'Isis quindi serve a questo scopo, con la complicità di chi evidentemente, non solo lascia fare, ma, sotto sotto, gli fornisce anche mezzi adatti a tale finalità. Come si spiegherebbe, altrimenti, il doppio gioco che rende possibile la vendita di armi a paesi (come quelli arabi del Golfo Persico) che palesemente usano o aiutano i fondamentalisti e l'embargo invece a chi (come la Russia) li contrasta validamene?
Come giustificare il fatto che questa minaccia viene considerata endemica e permanente e che le guerre collegate ad essa, durano ormai da più di quindici anni, più di quanto possa essere durata ogni altra guerra nel mondo su fronti così vasti e globali?
Tutto ciò si spiega solo con la sostanziale contiguità e specularità che le mire del profitto hanno con il progredire di un terrorismo che cresce con il traffico di armi, droga, esseri umani, reperti archeologici, materie prime e via dicendo, e che va di pari passo con la realizzazione di un sistema antidemocratico basato sull'impero dell'economia oligopolistica e capitalistica nella sua forma più sfrenata ed esente da controllo alcuno, in vaste aree dell'Occidente come l'Europa e gli USA e che, in prospettiva, ciò possa estendersi a tutto il mondo.
Terrorizzare e rassicurare, e, mentre ciò accade, ridurre inesorabilmente la funzione del cittadino, portatore di diritti e di doveri alla forma merce della schiavitù salariale del consumatore in grado di riprodurre solo la sua forza-consumo, ed, in particolare, solo se è contiguo agli interessi della corte corporativa, se invece se ne allontana, può essere, in un mondo già troppo popolato, annullato, persino costretto a suicidarsi per mancanza di prospettive.
Specialmente se la prospettiva più efficace, quando si tratta di lottare su larga scala, resta quella di sviluppare una coscienza, organizzarsi ed unirsi insieme ad altri per ottenere gli stessi scopi di emancipazione e di liberazione. Costringere gli individui a comunicare per via prevalenemente telematica equivale a impedire sul nascere che siano imprevedibili, e cioè praticamente a leggere nel loro cervello, dato che tutti i sistemi telematici sono facilmente controllabili.
Quando si sa già quello che essi pensano e che fanno, in tempo reale, è molto più facile scardinarli dall'interno, seminando tra di loro il germe del dubbio, dell'insoddisfazione o dell'impotenza.
Ecco dunque eliminata in partenza la possibilità che esistano popoli dotati di una loro identità e cultura, così vengono appositamente mescolate le masse, mediante fenomeni dirompenti che alimentano enormi flussi migratori, riducendole infine a consumatori, le si pollifica, atomizzandole in una solitudine fatta di lavoro controllato e ricattato, alternato da vacanze utili solo a riprodurre e tonificare la loro capacità produttiva, la loro forma merce.
Non aspettiamoci dunque che tali fenomeni possano ridursi, quanto piuttosto che accelerino, perché il verbo del capitalismo globalizzato è quello di massimizzare i profitti e di ridurre al massimo ogni forma di dissenso che possa ostacolare tale processo.
Siamo tornati, senza accorgercene, mutatis mutandis, al tempo dell'Europa del Congresso di Vienna, in cui assolutismo e repressione andavano di pari passo e gli stessi sgherri, non di rado, alimentavano e nutrivano briganti e brigantaggio, per giustificare misure repressive e per eliminare sul nascere il dissenso, fino a definire i patrioti dell'epoca come briganti e terroristi. Non a caso ci sono certuni che, persino in Italia, cercano di rivalutare gli stati preunitari e anche il brigantaggio.
E non è escluso che se qualcuno volesse seriamente ribellarsi, oggi, potrebbe essere assimilato ad una sorta di minaccia nazionale e persino globale.
E' tempo dunque di tornare, come allora, all'opera dei “Carbonari” a quel lavoro paziente che è fatto di proselitismo, di educazione, di organizzazione sul campo, più che mediatica, nei territori e in ogni luogo di incontro tra esseri umani, per far crescere e promuovere, a tempo debito, una nuova primavera dei popoli, non più ricattabili e non più soggetti alla paura.
E' tempo di Risorgimento, un Risorgimento patriottico ed internazionalista, socialmente avanzato, da operare con tutti i mezzi a disposizione, ma anche con originalità, creatività e fantasia.
La fantasia che mai, nessuna forma di potere autoritario ha avuto né mai avrà.

C.F.

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