Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

sabato 19 novembre 2016

NO ALLA POLLIFICAZIONE COSTITUZIONALE

                           
          


                                             di Carlo Felici


A grandi passi e con qualcuno che procede anche carpon, carponi all’ultimo momento, ci avviciniamo alla scadenza elettorale, epocale per un Paese che non ha conosciuto mutamenti istituzionali sostanziali da circa 70 anni.
Le ragioni del sì e del no, sono ormai arcinote ed è inutile tornarci per l’ennesima volta.
Quello che è singolare, in un dibattito che dovrebbe privilegiare i contenuti sulle prese di posizione ideologiche, è invece la fortissima ideologizzazione dello scontro politico e sociale che si accompagna a tale referendum, fino a spaccare l’Italia e gli italiani come mai era accaduto forse dalla stessa nascita dello Stato Italiano.
Apparentemente lo iato è tra innovazione e conservazione, con una doppia lettura però. La prima è quella di chi sostiene che la riforma costituzionale corrisponde a quella innovazione necessaria a mantenere competitivo e credibile il nostro paese, la seconda è quella che tale riforma non fa altro che conservare ed accentuare la pericolosissima tendenza, in auge da circa 20 anni in Italia e che, più o meno, ha sempre accompagnato i tentativi maldestri di riforma, a mantenere il nostro Paese succube di politiche e decisioni che non riflettono più la sovranità popolare, ma soltanto le esigenze dei mercati e dei potentati economici, niente di più conservatore, dunque.
Come è del tutto evidente, la globalizzazione che è seguita a questi ultimi 25 anni di storia post muro di Berlino, ha reso la demolizione di una barriera condominiale tra est ed ovest del tutto speculare e propiziatoria ad altre barriere ed altri muri ben più poderosi e monumentali tra nord e sud. Due esempi tra i tanti, lo sono quello tra israeliani e palestinesi e quello che il neo presidente Trump vuole erigere lungo il confine con il Messico.
Vi sono però altri muri, ben più sostanziosi, anche se invisibili, che in questi ultimi anni sono stati eretti nel mondo, dopo la caduta di un misero “tramezzo”, e cioè quelli finanziari, speculativi, economici, i quali, a loro volta, hanno contribuito ad erigerne altri di tipo politico e sociale.


Lo squilibrio tra Nord e Sud, quindi, non si è solo accentuato e diffuso tra quelli che una volta venivano considerati Paesi del Terzo Mondo, ma anche all’interno degli stessi Paesi dell’ex Primo Mondo, anche tra le spesse mura della “fortezza Europa”. Il caso della Grecia è emblematico, così come lo è il fatto che, per salvare quel paese, nemmeno la cosiddetta sinistra è bastata, anzi, essa ha pure accelerato il suo processo di svendita e di impoverimento. Né i cosiddetti Paesi Emergenti, quelli del BRIC, per intenderci, mostrano una progettualità comune che tenda a configurare una alternativa di sistema a tale processo e alla ferrea ideologia del mercato, perché, di fatto, ognuno di essi procede in ordine sparso, avendo come priorità principale la sua autoaffermazione…sempre nei mercati…ovviamente.
Oggi non esiste un Paese che abbia il coraggio di presentare al mondo una ideologia, una cultura, un progetto politico che possano andare in controtendenza rispetto a quella che è l’ideologia globale imperante. Non è mai esistita, dunque, nella storia dell’umanità, un’era tanto ideologicamente totalitaria. Tale, cioè, da pervadere ogni angolo del globo con i suoi indiscutibili assunti.
Tanto che anche scienziati come Rubbia ci vengono a dire che effetti come quello del surriscaldamento globale non esistono, e che, se pure delle conseguenze ci sono, esse devono essere corrette nell’ambito dello stesso sistema che produce al contempo affari e tecnologia ed in cui, evidentemente, la tecnologia è al servizio degli affari perché ne è finanziata.
Alla luce di tutto ciò, e di tale ideologia globale, il referendum italiano viene interpretato come una sorta di “meteorologia del contingente”.  Si addensano nubi fosche all’orizzonte? E allora non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo agire sulle cause di tali nubi, ma piuttosto prepararci ad affrontare le conseguenze dei nubifragi, allestendo rifugi adatti, come il nuovo modello di Costituzione.
Una volta il poeta Lucrezio, constatando quanto il settarismo e il fanatismo religioso avesse fatto, in termini di guerre, danni e sacrifici, scrisse: “tantum potuit religio suadere malorum” (a tanto male la religione poté spingere). Oggi, nell’epoca in cui il mercato è l’ultima religione rimasta all’umanità, potremmo dire lo stesso: “tantum potuit negotium suadere malorum” (a tanto male spinge il mercato)
Purtroppo, anziché considerare certi mali metereologici diretta conseguenza dei mali economici, oggi si tende a fare l’inverso, e cioè a considerare ineluttabili certi mali economici, perché sono conseguenza di un assetto mondiale contingente che non ha né vuole trovare a se stesso alcuna alternativa. Esattamente come non si trova alcuna alternativa ad un clima meteorologico.
Da ciò consegue che certi leader politici sono investiti sempre di più, non tanto di un potere che deriva loro dal consenso della sovranità popolare, ma dalla ferrea necessità che interpretino la meteorologia del contingente dei mercati, al meglio delle loro possibilità, costi quel che costi, e senza tanto stare a badare alle conseguenze sociali e politiche del loro paese.
Un tempo l'assolutismo prevedeva che si fosse Re per grazia di Dio (che pure una morale doveva averla), oggi impone che si governi per grazia del Mercato (che una morale non l'ha mai avuta).
Ecco perché, ad essi c’è sempre meno alternativa, ecco perché in tale ferrea ideologia del contingente, più o meno, i governanti si assomigliano tutti e, chi più e chi meno, prendono tutti le stesse decisioni.
Chi non lo fa o chi non si adegua, viene tacciato di populismo e di inconsistenza politica, questo anche perché, chi si oppone spesso si muove dentro le stesse coordinate di sistema, strillando solo un po’ di più, e senza avere una cultura ideologica e politica realmente alternativa.
Siamo arrivati al paradosso che la vera cultura antiideologica, oggi, è quella della nostra Costituzione.
Essa, infatti, mette al primo posto la sovranità popolare e nazionale, quando entrambe sono sempre più surclassate dalla ideologia dei mercati, essa mette in risalto la dignità del cittadino, quando il cittadino tende a trasformarsi in nuovo suddito dell’ordine dei mercati, essa assume come priorità assoluta la pace, quando le guerre sono sempre più ritenute necessarie ad esportare questo ferreo modello ideologico mercantilista ovunque nel mondo e a rafforzare quel dominio e quel muro che è rappresentato dal debito crescente dei paesi poveri. Essa è fondata sul lavoro, quando il lavoro deve invece diventare solo il complemento di sistemi produttivi basati sulla speculazione
La nostra Costituzione, per questo, non solo è diventata scomoda, ma persino eversiva. Ed è tale motivo che rende il suo cambiamento indispensabile, per non condannare l’Italia al ruolo di paese “canaglia” verso i mercati.
Tutto diventa, in tale prospettiva “relativo”, tranne la necessità che lo stesso relativismo con cui si prospetta la flessibilità delle regole a seconda delle esigenze speculative, venga messa in discussione.
Il quadro drammatico di tale assetto è stato con molta efficacia dipinto da Papa Francesco nella sua “Laudato sì” :
“La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola a schiavitù a causa di un debito. E’ la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. E’ anche la logica interna di chi afferma che: lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili. Se non ci sono verità oggettive o principi stabiliti, al di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non corrispondono al desiderio dei loro genitori? ....perché quando è la cultura che si corrompe e non si riconosce alcuna verità oggettiva o principi universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizioni arbitrarie o come ostacoli da evitare.”
“le leggi verranno intese solo come imposizioni arbitrarie o come ostacoli da evitare” ..o necessariamente da cambiare ed adeguare alle esigenze di quel contingente relativo dei vari stati che è al servizio del contingente assoluto del mercato globale, della Mammona imperante.
Dietro il cambiamento profondo della nostra Costituzione c’è da una parte l’ammissione dell’incapacità degli italiani di potersi migliorare civilmente e moralmente, applicando le migliori regole che si siano mai date nel corso della loro esistenza, e dall’altra, il trionfo di quel relativismo che oggi propizia questo mutamento e, in un domani non lontano, ne potrebbe portare un altro, fino a snaturare del tutto le regole stesse. C’è l’esecuzione dell’ordine dei mercati di correre sempre di più restando fermi su di un tapis roulant che non ci porta da nessuna parte, perché continueremo a subire ancor meglio direttive militari ed economiche stabilite da altri che troveranno modo di farle eseguire da un numero minore e più obbediente di loro referenti parlamentari, legittimati da un voto popolare sotto ricatto permanente, tutto ciò correndo su un nastro sempre più veloce con il rischio di cadere in ogni istante.
C’è la trasformazione criptica del cittadino in quel suddito che assomiglia tanto al pollo che guarda sempre con riconoscenza chi gli porta il becchime, fino alla vigilia del giorno in cui egli entrerà nel suo pollaio plaudente per tiragli il collo…tanto non c’è alternativa, tanto…ce lo dicono i mercati.
Alla prospettiva delle “galline in fuga” e della "pollificazione costituzionale" diciamo NO, prima che sia troppo tardi.

C.F.

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