Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 1 maggio 2017

C'è sempre qualcuno che aspetta Godot




Leonardo Boff*
Ho conosciuto un uomo che in vita sua ha fatto di tutto. Dicono che era stato ateo e marxista, che era arrivato a arruolarsi nella Legione Straniera francese e che aveva sparato a un sacco di gente.
All'improvviso si convertì. Diventò monaco senza uscire dal mondo. Lavorò come stivatore. Ma tutto il tempo libero lo dedicava alla preghiera e alla meditazione. Durante il giorno recitava giaculatorie: "Gesù aiutami", "Gesù, perdona i miei peccati", "Gesù, santificami", "Gesù, fammi amico dei poveri",  "Gesù, fammi povero con i poveri".
Stranamente aveva un modo tutto suo di pregare. Pensava: se Dio si è fatto uomo in Gesù, allora è come noi: faceva pipì, piagnucolava perché voleva poppare, faceva smorfie per le cose che gli davano fastidio, come quando aveva le fasce bagnate.
Dicono che all'inizio Gesù era più affezionato a Maria, e, in un secondo tempo, di più a Giusepe. Cose da psicologi. E' cresciuto come i nostri bambini, giocando con le formiche, correndo dietro a un cane, tirando sassate agli asini e - birbantello - a tirar su il vestito alle ragazze, per vederle incavolate come ha immaginato non senza irriverenza, Fernando Pessoa.
E dunque pregava Maria, la madre del Bambino, immaginando come lei avrà cullato Gesù, come ne avrà lavato nel pozzetto le fasce e preparato il pane e il latte per il bambino, e piatti più sostanziosi per lo sposo, il buon Giuseppe. E si rallegrava interiormente con simili trovate perchè le sentiva e viveva con il cuore che batteva a mille. E piangeva con frequenza di gioia spirituale.


Quando scelse di farsi monaco, optò per coloro che fanno del mondo la loro cella e che vivono radicalmente la povertà con i poveri: i piccoli Fratelli di Foucauld. Creò una piccola comunità nella peggiore favela della città. Aveva pochi discepoli. La vita era molto dura: lavorava con i poveri e meditava. Erano soltanto tre, che finirono per andarsene via tutti. Quella vita, così esigente, non era per loro.
Visse in vari paesi, ma sempre fu minacciato di morte dai regimi militari e dovette nascondersi e fuggire da un paese all'altro. Passato qualche tempo, gli toccò la stessa sorte anche lì. Ma lui si sentiva nelle mani di Dio. Per questo viveva tranquillo.
Si irritava anche con la Chiesa-istituzione, quella del cristianesimo devozionale e senza impegno per far giustrizia ai poveri. Finalmente riuscì ad aggregarsi a una parrocchia impegnata con la base popolare. Lavorava con i senzaterra, con i senzatetto e con un gruppo di donne: Accoglieva prostitute che venivano a piangere le loro disgrazie con lui. E se ne andavano consolate.
Coraggioso, organizzava manifestazioni pubbliche di fronte alla Prefettura e incoraggiava le occupazioni di terreni incolti. E quando i senzaterra e i senzatetto riuscivano a stabilirvisi faceva belle celebrazioni ecumeniche, con molti simboli, le cosiddette "mistiche".
Ma tutti i giorni, dopo la messa della sera, stava rintanato a lungo nella chiesa buia. Quando la lucerna lampeggiava incerta, trasformando le statue morte in fantasmi vivi e le colonne erette in strane immagini di streghe, là rimaneva impassibile con gli occhi fissi al tebernacolo fino all'arrivo del sagrestano che veniva a chiudere la chiesa.
Un giorno andai a trovarlo in chiesa. Gli feci una domanda al volo: "Fratellino mio (non voglio rivelare il suo nome perché gli darebbe tristezza), tu senti Dio quando, dopo le funzioni, ti metti a meditare qui in Chiesa? Lui ti dice qualcosa?"
Con tutta tranquillità, come chi si sveglia da un sonno profondo, mi guardò mezzo in trance e disse soltanto:
"Io non sento niente.E' molto tempo che non sento la voce dell'Amico (così chiamava Dio). Io l'ho sentita un giorno. Era affascinante. Riempiva i miei giorni di musica. Oggi non la sento più. Forse l'Amico non mi parlerà mai più".
Gli risposi io: "Perché continui a rimanere tutte le sere, nella sacra oscurità della Chiesa"?
"Io continuo", rispose, "perchè voglio stare pronto; magari l'Amico volesse venire, uscire dal Suo silenzio e parlare. Io sto qui ad ascoltare. Ma ti pare se Lui volesse parlare e io non sto qui? Perchè, ogni volta viene una volta sola. Una volta è quella. Che sarebbe di me infedele amico dell'Amico?"
Sì, lui continua ad aspettare" Godot". "E non si muove", esattamente come nella commedia di Samuel Beckett.
Lo lasciai nella sua piena disponibilità. Io me ne andai meravigliato e pensieroso. E' per causa di questi uomini che il mondo è risparmiato e Dio continua a mantenere la sua misericordia su quelli che lo dimenticano o lo considerano morto, come ha detto un filosofo che è morto pazzo. Ma ci sono coloro che vigilano e sperano, contro ogni speranza e aspettano Godot. Questa attesa farà sì che ogni giorno, tutto sia nuovo e pieno di giovialità.
Un giorno il sagrestano lo trovò reclinato sopra un banco della Chiesa. Pensò che stesse dormendo. Poi si accorse che il corpo era freddo e rigido.
Siccome l'Amico non era venuto, lui gli era andato incontro. Ora non occorre più aspettare Godot e la sua venuta. Starà con l'Amico, celebrando un'amicizia, nel maggiore piacere immaginabile, per tempi senza fine.
Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato.

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