Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

giovedì 3 agosto 2017

I RUDERI ED IL PANTHEON DEL SOCIALISMO ITALIANO di Carlo Felici




Dio solo sa quanto chi scrive sia appassionato di storia e di valori socialisti e quanto sia immalinconito dalla sorte dell'ultimo partito che in Italia reca questo nome, purtroppo ridotto ad una sorte democritea, all'atomismo politico.
Inutile ripercorrerne la storia dopo la fine di Craxi, la conoscono tutti e non farebbe altro che aggiungere pena alle altre numerose ed attuali.
Fatto sta che quando da parte di tutti sarebbe necessario uno sforzo comune per ritrovare e rilanciare una tradizione che ha accompagnato la crescita della civiltà democratica e repubblicana di questo Paese indissolubilmente, ci guardiamo intorno e troviamo solo macerie, e compagni intenti più che altro a scavarle per cercare di rimettere insieme qualche rudere, facendone il sostegno di qualche architettura moderna in via di costruzione, più o meno come quel che è successo al teatro di Marcello a Roma, di cui si vede una parte di ciò che un tempo fu esternamente, ma che è ormai pienamente inglobato nelle costruzioni successive, e non è più percepibile per quello che era, non ha più la sua pianta originaria.


Questo, detto in sintesi, è ciò che è accaduto al Socialismo Italiano, si è ridotto a rudere portante di altre architetture politiche, per carità, sempre con la sua dignità ed i suoi fasti, come è evidente notare anche per le antiche colonne che spuntano nelle chiese o in altri edifici medioevali, ma sicuramente non più facente parte di un disegno autonomo corrispondente ad una singolare proposta politica, capace di incidere nel tessuto sociale del suo tempo.
Un piccolo ma significativo rudere che conserva la sua matrice originaria e il suo simbolo traspare dalle liste del PD, un altro sta per essere inserito nella costruzione di una non ancora ben definita sinistra unitaria, un altro prima appare e poi scompare nell'arcipelago emergente del sovranismo italiano, altri piccoli pezzi sono in attesa di collocazione nello spazio più utile e conveniente a loro stessi.
La questione è che, proseguendo di questo passo, in futuro nemmeno l'archeologia socialista sarà in grado di ricostruire da dove tutti questi pezzi sparsi sono venuti e con quale robusta architettura si siano poi disgregati
Il fatto è che il Socialismo avrebbe bisogno di compagni che ci credono, e crederci vuol dire considerare di far parte di un disegno comune, quindi di una architettura da costruire e ricostruire sempre con fondamenta solide, ma con mura da adattarsi e resistere ai vari sismi che attraversano le varie epoche politiche (oggi ecologia, globalizzazione, sovranità politica), quindi di un progetto che non sia solo vincolato ad una società, ma anche ad una etica e ad una sostanziale visione escatologica del mondo, insomma ad una fede.
Ma tutto questo non accadrà mai se ad orientare le prospettive di una nuova architettura politica saranno i ruderi e, si badi, non generazionali, perché di giovani intenti più ad incrementare il proprio tornaconto personale piuttosto che ad impegnarsi per una causa comune, ce ne sono tantissimi, nel panorama della desertificazione della cultura politica odierna, ma piuttosto politici.
Un rudere politico, infatti, è quello che applica al presente e alle azioni che sarebbero necessarie nel contingente, categorie di dieci, venti o persino di 30 anni fa. Il suo risultato ovviamente non può che essere quello della costruzione del circolo di pensionati bocciofili, non di una nuova e credibile proposta che possa essere premiata da un largo consenso, e anche quando prova a mettere un po' il naso fuori dal suo piccolo recinto, magari cercando e trovando, sempre in nome di quella antica e intramontabile architettura del bel tempo che fu, qualcuno disposto ad accogliere e rilanciare la sua proposta, non è in grado, per la sua caratura mentale e per la sua sostanziale natura di rudere, di inserirsi dinamicamente in altri ambiti, e di conseguenza non può che ripiegare su se stesso, magari stizzito quando altri non condividono tale penosa retromarcia. Sono tutti casi che conservano malinconicamente ma indefessamente un minimo denominatore comune: la tessera del rudere di partito originario.
E la cosa più penosa, in questo caso, è che questa appartenenza non è tanto per convinzione di poter radicalmente cambiare o persino stravolgere il corso di quel piccolo partito, ma solo per portare a termine interminabili e penosissime diatribe giudiziarie, come se nel passato Bissolati, Gramsci e persino Turati invece di fare qualcosa che ritenevano migliore del loro partito di origine, si fossero persi in anni e anni di estenuanti cause giudiziarie per tornare a contare o prevelere nel loro partito.
Questa purtroppo, cari compagni, è la cifra del socialismo italiano attuale, un vuoto di autentica fede politica che è direttamente proporzionale al livore e alla desertificazione degli autentici concreti valori politici che esso reca con sé.
Inutile ribadire continuamente che si è socialisti se comunque si lotta per concretizzare valori socialisti anche con altri, in un ambito non ben ancora definito di valori costituzionali da rilanciare a sinistra. Perché il NO al referendum costituzionale in primis, corrisponde ad un responso politico trasversale e, in secondo luogo, la Costituzione resta un valore di tutti, non solo di una parte politica, essa pertanto non può diventare una bandiera politica, così come non è una bandiera politica il nostro Tricolore.
Per rilanciare il Socialismo in Italia bisogna essere socialisti di nome e di fatto, fare politiche socialiste ed acquisire consenso in base ad esse, dando ottimi esempi.
La strada della costruzione di un soggetto politico che sia connotato chiaramente ed autonomamente come socialista resta dunque imprescindibile, perché una bella, originale e solida architettura può, come dimostra la storia, sfidare non solo i secoli, ma anche i millenni e nessuno osa toccarla o stravolgerla.
Qualcuno che sapeva bene come dare ottimi esempi in prima persona disse a ragione: el Socialismo es la ciencia del ejemplo.
Oggi questo esempio di forza, determinazione e schietta autonomia manca paurosamente, perché esso reca con sé anche la rinuncia a vantaggi personali, in nome di una causa.
Però senza di esso e senza quel coraggio che implica anche la capacità di tagliare quei nodi che non si possono più sciogliere, avremo sempre e solo ruderi belli solo per se stessi.
Mai conserveremo un Pantheon in cui anche gli dei possano essere tutti compagni.

Carlo Felici 

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